LA PASSIONE E L'IRONIA
LA PASSIONE E L'IRONIA LA PASSIONE E L'IRONIA Alberto Sìnigaglia FAMOSO per le scoperte, le battaglie, le passioni, l'ispido e malinconico e ironico Federico Zeri odiava l'Accademia e la sua «brodagha» sulla quale esercitava la lingua acuminata. L'allievo di Toesca e Berenson non accettò incarichi universitari. Profuse sui libri la sapienza di storico dell'arte e sulla Stampa per diciott'anni - dal 21 agosto 1980 fino alla morte il 5 ottobre 1998 - le denunce del degrado, dei restauri sbagliati, di imbrogli, mediocrità, indecenti furberie dell'ambiente artistico itahano. Due volte superò il fastidio per gli accademici: quando accettò una laurea ad honorem dall'Università di Bologna, alla quale avrebbe lasciato la sua casa-museo di Mentana; e quando a Parigi, in marsina verde, gilet e papillon bianco, il 23 aprile '97 fu accolto all'Académie degli Immortali. I quali tuttavia muoiono lasciando libero lo scranno. Chi viene a occuparlo pronuncia il panegirico del predecessore. Zeri succedeva a Richard Nixon. L'introduzione del nostro studioso alla Coupole fu molto erudita. Il segretario D'Hauterives celebrò il «filosofo» e il «genio poetico» dalla «curiosità onnivora», scomodò Socrate e Voltaire. L'eletto, per nulla turbato dal fantasma della Casa Bianca, sorprese l'attempata platea confidando di aver conosciuto il presidente da un'amica, di averne ammirato l'energia e tollerato la formidabile incompetenza artistica perché non la mascherava. Non tacque come fosse inciampato in uno scandalo, ma lo paragonò a Forlani e spiegò come il Watergate fosse stato «poca cosa in confronto a Tangentopoli». Risero e applaudirono i venerabili, tra i quali non volle mancare Gianni Agnelh. Rideva e sapeva far ridere Federico Zeri, sorpreso d'essere considerato di cattivo carattere. Il nemico di corrotti e voltagabbana era anche un clown burlone. Telefonava: «Sono la rammendatrice di Cinecittà», contraffaceva la voce in vari personaggi, dalla popolana alla marchesa, da Argan a Brandi, che disprezzava. Raccontava barzellette dai doppi sensi. Cantava canzoni da osteria. Regalava feroci soprannomi. Chiedeva soavemente ad una signora: «Saffo, secondo lei, come lo faceva?». Consigliere di Paul Getty nella fondazione di Malibu, amava Leonardo e detestava Michelangelo: «Uno che dorme con gli stivali addosso! Dopo qualche anno glieli dovettero scalpellare via». Poco o nulla si sa dei suoi amori, sebbene l'autobiografia sia piena di dive e nobildonne, e Zeri abbia raccontato fin dove poteva una notte con Greta Garbo. Angelo guastatore di falsi miti e leggende, resterà leggendaria la sua infallibile bravura nelle attribuzioni: da un'unghia riconosceva Bronzino o Tintoretto.
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