«Scrittore sedotto dal cinema»

«Scrittore sedotto dal cinema» ANDREA DE CARLO RACCONTA IL SUO RAPPORTO FRA CARTA E CELLULOIDE «Scrittore sedotto dal cinema» «Nel film mi piace l'idea dello sforzo collettivo» Alain Elkann ANDREA De Carlo, da un anno lei vìve ritirato nelle Marche, vicino ad Urbino. Come mai questa scelta? «E' un luogo che mi permette un isolamento riflessivo, per me indispensabile. Ogni tanto lo interrompo per andare in città, a Roma o a Milano. Ero venuto qui con mia figlia che aveva deciso di terminare il liceo a Urbino». Lavora a un nuovo libro? «Sì, con molta calma. E sto lavorando al progetto di un film. La storia è la stessa. Anzi nasce prima l'idea del film con uno sviluppo parallelo in forma di romanzo». Quando si girerà il film e quando uscirà il romanzo? «H romanzo fra un anno, mentre se tutto va bene, dovrei cominciare a girare il film in aprile. E' una storia di due gruppi di persone che in qualche modo rappresentano due parti di me. Cittadini che vogliono comprare casa in campagna in Italia centrale e gente che vive in campagna da tanti anni. Questi personaggi si trovano a convivere in un luogo forzato per un weekend». Cosa succede? «Conflitti di ogni genere fra i due gruppi e all'interno di ciascun gruppo». Un weekend non è un po' corto? «Sì, ma mi affascinava analizzare cosa può succedere in un tempo molto breve». Quanti romanzi ha scritto? «Dodici, in 22 anni». E il suo pubblico? «E' cambiato. Si è arricchito. Ci sono ancora i lettori del nucleo storico di vecchi compagni di viaggio a cui si sono aggiunti lettori diversi». E' difficile in un Paese come l'Italia dove la gente non legge fare solo lo scrittore? «Sì e sono consapevole della fortuna della mia posizione, che non immaginavo. Nessuno pensava che io potessi fare lo scrittore come lavoro unico. Invece, dal mio terzo romanzo, ho potuto farlo e in Italia sono pochi». Lei fa poca promozione e non frequenta i premi letterari... «I premi non mi divertono e soprattutto non mi diverte il meccanismo dei premi. Non credo che i libri siano cavalh o cani da corsa da far gareggiare. Ho un carattere schivo e conduco una vita molto selettiva e nascosta». Quante copie vendono i suoi libri? «In edizione rilegata 150 mila copie circa, nello spazio breve di sei mesi. E poi c'è la vita del tascabile che continua e questi libri vendono molto. I miei libri sono sempre ristampati». Ha amici scrittori? «Due o tre persone per le quali ho simpatia istintiva. Mi era capitato di incontrare Niccolò Ammaniti ad un'iniziativa di Greenpeace. Eravamo a Genova ed è stato un incontro molto simpatico con reciproca curiosità». Lei ha anche una passione per la musica, ha scritto le musiche per il film «Uomini e donne, amori e bugie» di Eleonora Giorgi. ((Avevo nascosto all'interno della copertina del mio ultimo romanzo un disco di mie musiche che avevo inciso con due amici. Quando Eleonora ha pensato alle musiche del suo film, ha provato a mettere queste musiche come sfondo. Ma non bastavano e così, in breve tempo, in campagna, ho lavorato molto assiduamente e ho scritto con grande divertimento le musiche per il film di Eleonora». Si sente più scrittore o più musicista? «Scrittore è ciò che faccio da molti anni come professione. La musica è una passione, una gioia, una vacanza dal mondo delle parole». Gli italiani di cui scriveva nei suoi primi romanzi, sono molto diversi da quelli di cui scrive oggi? «No. Le caratteristiche di base sono rimaste le stesse. Semmai c'è ima lenta evoluzione in base ai caratteri costanti». Guarda molto la tv e legge i giornah? «Guardo il telegiornale e non mi piace, mi procura angoscia». Perché? «Per come l'informazione è manipolata. Leggo i giornali per avere una finestra su quello che succede veramente». Cosa succede secondo lei? «E' un discorso molto lungo. Ho seguito con preoccupazione la storia dell'Iraq, che non mi ha convinto fin dall'inizio. E ora mi preoccupa ancora di più. Le prospettive di uscita sono confuse e preoccupanti». E in Italia? «Sento un regime soft. Non sanguinario, non autoritario. Sento un sistema di controllo dell'informazione impressionante senza uguali. Però, per contro, c'è un'opposizione debolissima, ^enza la forza di una proposta e di un' alternativa che possa trascinare la gente ad una scelta di campo e anziché essere im'alternativa fa la forza del governo. Perché la sinistra quando governava non ha saputo legiferare sulla televisione?». Adesso cosa succederà? «Non lo so, è difficile prevedere. Credo che tutto continuerà su questa strada». Intanto però lei scrive su storie private? «Sì, sono storie private di persone che però risentono delle situazioni pubbliche, si portano dietro un senso di scontentezza e di non identificazione con il mondo a cui appartengono». Lei come si sente? «Proprio così, come questi personaggi. Che sono degli specchi. E' il rapporto che di solito uno scrittore ha con i suoi personaggi, nel senso che riflettono molto la mia scontentezza e il mio senso di estraneità». Perché adesso il cinema? «Mi ha sempre affascinato, perché è il contrario della scrittura. La scrittura è solitaria, lo scrittore sta solo fino alla fine del libro e non divide il suo lavoro con nessuno. Nel cinema mi affascina l'idea del gruppo, dello sforzo collettivo». Lo scrittore Andrea De Carlo

Persone citate: Alain Elkann Andrea, Andrea De, Andrea De Carlo, Eleonora Giorgi, Niccolò Ammaniti