Crack Cirio, Cragnottì accusato dì bancarotta di Federico Monga

Crack Cirio, Cragnottì accusato dì bancarotta ANCHE LE BANCHE NEL MIRINO. GUIDI: IL SISTEMA NON VA, VALANGA DI BOND IN SCADENZA Crack Cirio, Cragnottì accusato dì bancarotta La Procura di Roma: numerose operazioni fittizie, slegate dai piani aziendali Federico Monga Dopo la truffa e le false comunicazioni sociali, la bancarotta fraudolenta pluriaggravata reiterata. Si fa sempre più pesante l'eredità della Cirio sulle spalle di Sergio Cragnottì ex padre-padrone del gruppo agroalimentare. Il tribunale Roma ieri ha scritto un altro capitolo in un'inchiesta che, secondo fonti giudiziarie, è solo all'inizio e punta molto in alto. H procuratore aggiunto Achille Toro e i sostituti Gustavo De Marinis e Tiziana Cugi hanno ipotizzato un nuova, ma molto più grave, responsabilità per il finanziere laziale. Ora dovrà difendersi dall'accusa di aver causato con più violazioni («pluriaggravata») ripetute più volte («reiterata») la distruzione patrimoniale della Cirio. La difesa tende a minimizzare, sottohneando, come ha spiegato ieri mattina l'avvocato Giulia Bongiomo, «che non sono emersi fatti nuovi», in definitiva «si tratta di contestazioni giuridiche nuove per gh stessi fatti». I legali negano anche che ad oggi «Cragnottì abbia ricevuto citazioni formali» e quindi si dicono «non in grado di conoscere ufficialmente le contestazioni». Da un punto di vista della procedura, l'iscrizione del reato di bancarotta pluriaggravata reiterata, è una conseguenza, si può dire automatica, delle sentenze del 4 e 7 agosto scorsi che hanno sancito lo stato di insolvenza di Cirio Holding, Cirio Finanziaria, Cjrio Del Monte Italia e Cirio Del Morite N. In realtà gh inquirenti stanno facendo nuove scoperte, contenute nella prima parte di ima lunga e documentatissima perizia contabile, bancaria e finanziaria, già superiore alle 80 pagine, che i giudici romani stanno usando come canovaccio per scandagliare gh ultimi sei anni della disastrata e distratta vita del Gruppo Cirio. Pian piano Toro e il suo pool stanno trovando conferme ai loro sospetti. L'attenzione non sarebbe solo più concentrata sugli ormai famosi 500 milioni di crediti infragruppo spariti nel nulla e quindi diventati inesigibili. La perizia parla di «numerose operazioni fittizie assolutamente slegate dal piano industriale» con l'obiettivo di ritoccare i bilanci e in particolare di nascondere plusvalenze e minusvalenze. E nel complesso intreccio di partecipazioni incrociate ci sarebbero anche «scambi di azioni, di crediti e prestiti» non giustificati dalla strategia aziendale. L'inchiesta romana, si diceva, è solo all'inizio. In questa prima fase la procura sta focalizzando le indagini sulle responsabilità dirette e inteme al gruppo. E quindi su Cragnottì ed eventualmente su altri top manager Cirio. La perizia però è stata commissionata anche per fare chiarezza su altri due filoni che interessano molto di più quei trentamila rispanniatori italiani titolari di obbligazioni Cirio per un valore di 1,125 miliardi di euro e oggi quasi carta straccia. Il mandato dalla procura generale, come conferma più di un avvocato difensore degh obbhgazionisti, però è di andare fino in fondo. Anche ai piani alti delle banche che hanno continuato a finanziare Cirio quasi fino all'ultimo e delle autorità di controllo. Forse è anche per questo motivo che negh ultimi tempi spuntano, con puntuale coincidenza, piani più o meno segreti, ma sempre seccamente smentiti, per cercare di trovare un gentlemen agreement con i bondholders. Per ora comunque i rapporti restano tesi. Ieri il presidente di Unicredito Carlo Salvatori ha difeso il comportamento del suo gruppo, (d'informazione c'è stata, siamo stati corretti», passando la patata bollente sui clienti: «La richiesta era spasmodica, la gente li voleva, così come i bond argentini, se non glieli dava una banca andavano da un'altra. Con il senno di poi si poteva informare megho ma bisogna anche mettersi in quel momento, probabilmente è mancato qualcosa perché quei prodotti non erano destinati al pubbhco». Dura la risposta delle associazioni di tutela dei consumatori. Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef: «I banchieri, giustamente indagati anche per i reati di truffa dalle Procure della Repubbhca, cercano di airampicarsi sugli specchi per far credere che le richieste dei bond Cirio sarebbero arrivate dal pubbhco dei rispanniatori, non viceversa da precise disposizioni delle direzioni centrali delle banche di piazzarle per scaricare i rischi di allegri affidamenti sulle spalle di pensionatì,casalinghe e tanta gente comune che non sapeva nulla di bond senza rating collocati in Lussemburgo». L'ingordigia dei risparmiatori è anche la spiegazione di Guidalberto Guidi, vicepresidente di Confindustria: «I risparmiatori per cercare di guadagnare di più sono disposti a prendere tutto». Giudi però guarda con attenzione e preoccupazione anche a tutto il sistema; «Chi è disposto a pagare il 7Z80Zo per avere credito significa che sul mercato non trova più liquidità. Questo vuol dire che qualcosa non va e nel febbraio prossimo c'è una valanga di bond che va in scadenza anche tra piccole e medie imprese». I finanziere Sergio Cragnotti

Persone citate: Achille Toro, Carlo Salvatori, Del Monte, Elio Lannutti, Giulia Bongiomo, Guidalberto Guidi, Gustavo De Marinis, Sergio Cragnotti, Sergio Cragnottì, Tiziana Cugi

Luoghi citati: Italia, Lussemburgo, Roma