Valle, il vizio dell'architettura «umana» di Fiorella Minervino

Valle, il vizio dell'architettura «umana» MORTO A UDINE, A 80 ANNI. UN ECLETTICO CHE HA REINVENTATO IL CONCETTO DI ABITARE E COSTRUIRE Valle, il vizio dell'architettura «umana» Fiorella Minervino L' ALTRO giorno è morto nella sua Udine l'architetto Gino Valle. Aveva ottant'anni e una particolarità: a differenza dei suoi colleghi, amava l'affabilità, la bonomia, il piacere di sentirsi provinciale. Proprio lui che fin da giovane ebbe dimestichezza con gli studi di Wright e Gropius, conobbe Wagner, si perfezionò a Harvard. Ancora lui che costruì torri, palazzi, grattacieli per le vie del mondo, come la superba torre d'angolo della Banca Commerciale a New York nel 1981-85, piuttosto che l'Esplanade con albero e uffici Ibm a Parigi, regalando un raro angolo umano e discreto al triste quartiere della Défense. Valle aveva studiato alTUniversità a Venezia con Carlo Scarpa e Giuseppe Samonà. Aveva appreso l'importanza dei materiali, della pietra, dei marmi per costruire case, edifici, monumenti che fossero umani, il meno «monumentah» possibile, come l'impareggiaible fontana di Udine, lastricata di pietre, che è il Monumento alla Resistenza. Amava proclamarsi solo un «capomastro» per la capacità nel costruire, il gusto artigianale del mestiere, l'amore per il cantiere appreso nello studio del padre; era invece dotato di fantasia e rigore negli edifici industriali, dai pruni uffici severi della Zanussi a Porcia, alle superfici rigate di grigio e bianco dell'Ibm a Basiano, fino al coloratissimo stabilimento Darpes a Portogruaro e portentosi capannoni con rivestiture e intemi raffinati degli Uffici e Centro Fantoni a Osoppo, agli uffici Olivetti di Ivrea. Disegnatore formidabile, visitammo insieme nel 1989 la mostra in suo onore alla Basilica PaDadiana di Vicenza; colpivano gh abbozzi vivissimi, i guizzi dove la linea espressionista catturava e fulminava la prima idea. «Sono schizzetti che butto lì per ricordare» si schermiva con modestia, così come sorrideva all'accennare ai suoi oggetti di design al MoMa di New York: «Cosette disegnate per divertimento» scherzava. Poi, accusato di eclettismo, spiegava: «A Venezia non si possono costruire palazzoni, bisogna elevare casette con le scale, facciate in mattoni, il campiello, il ponte, senza disturbare i magnifici edifici della città». Così aveva fatto per le graziose abitazioni popolari allaGiudecca. Un giorno chiamò da Padova, per raggiungerlo e rientrare in auto con lui a Milano, per visitare un edificio che lo appassionava: il futuro Tribunale. Spiegava che doveva dialogare con il pubblico, essere monumentale senza offrirne l'impressione, fra piante che correvano in alto, vetrate sparse dove possibile, un giardino intemo, i percorsi obbligati impostati con logica, e pure con libertà di movimento. Era fiero della «facciata dalle pareti ventilate», composta da una parete vera e una facciata in lastre di marmo di 3 cm, agganciate con intercapedine che consentiva minore dispersione di calore e maggiore ventilazione d'estate. Quando ci fu il concorso della Pùelli per la Bicocca a Milano che vinse Gre^otti, esisteva un accordo per cui primi e secondi avrebbero lavorato insieme, Gabetti-Isola e lui arrivarono tali. Valle sperava di lavorare nella zona di periferia da ricreare al completo. Non fu così. Costruì la Deutsches Bank. Il medesimo aspetto di amabilità e affettuosa partecipazione lo accomunava a un amico caro : Oreste del Buono, altro conversatore incantevole. Curioso destino il loro. Erano nati entrambi nel 1923. Insieme fecero il servizio militare e Livorno, in Marina. Tutti e due l'S settembre '43, a Brioni, vennero fatti prigionieri dai tedeschi. Sono scomparsi a brevissima distanza l'uno dall'altro. Due grandi nel proprio lavoro, negli sconfinati interessi. Gino Valle

Persone citate: Brioni, Carlo Scarpa, Fantoni, Gino Valle, Giuseppe Samonà, Gropius, Oreste Del Buono, Wright