Edf vuol crescere sul mercato italiano di Cesare Martinetti

Edf vuol crescere sul mercato italiano Edf vuol crescere sul mercato italiano Il presidente Roussely: puntiamo al 20o7o nell'elettricità e nel gas Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI L'Italia è effettivamente il paese più americano d'Europa, almeno per quanto riguarda il blackout. Così dice Frangois Roussely, presidente del colosso francese Edf, électricité de France, che vede molte similitudini tra quanto è successo da noi nella scorso weekend e l'onda di buio che si è propagata fino a New York in agosto: «I sistemi, come in Italia e Stati Uniti, dove c'è una dualità tra i proprietari delle linee di trasporto e il gestore dei flussi, sono più vulnerabili». Dove c'è «continuità», invece, il rischio è minore. Perché, spiega Roussely, in questi incidenti tutto si gioca in pochi minuti. Presentando i dati del primo semestre 2003, Frangois Roussely non si sottrae ad esaltare ancora una volta la «modernità» del «service publique» alla francese che assicura quella «continuità» garanzia di tempestività che è mancata all'Italia nella notte tra sabato e domenica. E propone un «service europeo». Intanto la liberalizzazione dell'energia avanza, anche in Francia a partire dal primo luglio 2004 il 70 per cento del mercato sarà aperto alla concorrenza. Edf si sta attrezzando e beneficia dell'allungamento della vita delle centrali nucleari da 30 a 40 anni (secondo norme intemazionali) che le consentono di diluire gli ammortamenti e di aumentare i fondi propri per 5,4 miliardi di euro. Tutto sembra andare bene a Edf che ha conservato in Francia i'83 per cento del mercato in quel segmento aperto alla concorrenza dal 31 dicembre 2002. Il fatturato dei primi sei mesi 2003 è di 23,2 miliardi di euro (più 9,2 per cento rispetto allo stesso periodo 2002). In Francia è cresciuto dell'I per cento, nel resto d'Europa del 46 per cento grazie all'integrazione di Seeboard in Gran Bretagna e GVS in Germania. In Italia Edf detiene il 18 per cento di Italenergia Bis che a sua volta ha il 62 per cento di Edison che ha registrato, sottolineano i francesi, un «sensibile mighoramento dei suoi risultati dopo la rifocalizzazione del core business». Edison è tornata in attivo con un utile di 141 milioni di euro nel primo semestre 2003 (nell'intero esercizio 2002 aveva perso 697 milioni); l'indebitamento finanziario è sceso (da 6,5 a 4,1 miliardi) e la società conferma il suo progetto di sviluppo industriale centrato su elettricità e gas in un mercato che, secondo Edf, «presenta prospettive di crescita sostenute». E infatti Roussely ieri mattina ci ha confermato che Edf continuerà ad investire in Italia, con l'obbiettivo di raddoppiare la produzione entro il 2008 e conquistare il 20 per cento del mercato sia in elettricità che in gas. La disgraziata circostanza del blackout viene vista a Parigi come una ragione in più per lavorare in Italia: c'è da aumentare la produzione e investire nell'integrazione delle reti di interconnessione. Ma Roussely ha anche parlato dei negoziati in corso con Enel per investimenti in Francia, quasi fosse una simmetria dell'azione francese in Italia. Edf spera di chiudere entro fine anno per collaborazioni e investimenti industriali anche nel nucleare francese. C'è il problema che l'Italia ha bloccato al 2 per cento i diritti di voto dei francesi in Edison, una limitazione che essi giudicano ingiusta e che Roussely prova a risolvere con questa battuta: «Nell'interesse dell'Italia è più importante limitare il nostro voto o risolvere i problemi di politica energetica?». Il presidente di Edf Francois Roussely

Persone citate: Francois Roussely, Frangois Roussely, Roussely