«Contaminati dagli Ogm e nessuno paga i danni» di Mario Baudino

«Contaminati dagli Ogm e nessuno paga i danni» L'ECONOMISTA A TORINO PER UN CONVEGNO «Contaminati dagli Ogm e nessuno paga i danni» Rifkin: «Sono una minaccia assoluta. Bisogna marchiare i prodotti con una G in modo che la gente non li compri, almeno in Europa» Mario Baudino TORINO «Gli Ogm per l'Italia sarebbero un disastro». Jeremy Rifkin non ama le mezze misure. Torrenziale e a tratti profetico, l'economista che ha teorizzato la società delle reti, r«era dell'accesso» secondo il titolo di un suo libro diventato un best seller intemazionale, è a Torino dove oggi partecipa a un convegno organizzato da Forza Italia . Accanto a lui ci sarà, oltre al presidente dell'associazione nazionale per le biotecnologie, Sergio Dompé, e al presidente della scuola per le biotecnologie dell'Università di Torino, Lorenzo Silengo, anche Carlin Petrin, che ha trasformato la difesa del ciho genuino, oltre che in una bandiera, anche in un successo economico piemontese e italiano. Due per parte, con un «arbitro», il presidente Ghigo, che sugli Ogm ha già avuto di modo di fare la sua parte, ordinando la distruzione di campi di mais transgenico. Rifkin, intellettale di riferimento per la sinistra e per i No global, non trova curiosa questa consonanza col centro destra. «Il tema è troppo importante per dividerci in sinistra e destra», ci spiega appena arrivato in città da Venezia, dove ha inaugurato la rassegna «Fondamenta» parlando della «società all'idrogeno», tema del suo ultimo libro. «Ci sono partiti conservatori contrari agli Ogm, e viceversa. Non credo che il principe Carlo, in Inghilterra, sia un alfiere della sinistra; eppure ha manifestato le sue preoccupazioni. La poUtica di questa Regione mi sembra condivisibile». Per lei, quindi, ai cibi geneticamente modificati si deve chiudere la porta e basta. Come ad una minaccia assoluta? «Lo sono. Ma soprattutto sono anche un cattivo affare. Mettere una G sui prodotti alimentari, bollandoli come OGM, significa far sì che la gente non li compri. Almeno in Europa». In America, ammette, è diverso. «I giornali non ne parlano, il grosso dell'opinione pubblica non ne sa nulla. A noi manca il legame tra cultura e cibo che per voi è così forte». Non è tuttavia una battaglia che può essere combattuta, secondo Rifkin, nella sola Europa. «Anche da noi gli agricoltori indipendenti si stanno muovendo, perché hanno scoperto che i loro campi sono contaminati. E poi il sistema degli Ogm contiene un pro¬ blema economico e giuridico grave: non c'è assicurazione sui danni che una coltivazione può fare all'ambiente o un cibo ai consumatori. I grandi produttori non sono assicurati contro questa eventualità, perché nessuna compagnia, evidentemen¬ te, affronta il rischio di coprirli con una polizza». Nella visione del presidente della Foundation of Economie Trends, il grande affare degli Ogm è insomma un gigante con i piedi d'argilla. Ma se questo è vero, potrebbe addirittura crolla¬ re da solo, «Sì, alla lunga. Ma nel frattempo è in grado di produrre danni gravissimi». La tesi di Rifkin è semplice: al di là di ogni altra considerazione, le colture geneticamente modificate non funzionano : nel Terzo Mondo perché alzano i prezzi dei prodotti; nell'Occidente evoluto perché, ben che vada, non servono a niente. «Il problema non è la quantità di cibo a disposizione dell'umanità, ma il modo in cui lo si distribuisce». Ovvero, ancora una volta, il problema è «di rete», di sistemi non centralizzati che interagiscano. Proprio l'opposto della pesante centralizzazione dei semi modificati e brevettati da pochi soggetti economici. Professor Rifkin, lei quindi non ce l'ha con la biogenetica in sé. «AI contrario. Grazie ad essa possiamo passare dalla vecchia scienza cartesiana, quella che aveva l'obiettivo di controllare la natura, alla nuova scienza, basata sull'idea di integrare e non isolare. Sarebbe un vero Rinascimento, basato non sulla manipolazione ma sulla conoscenza. La mappa del genoma ci permette di creare agricolture sostenibili, senza infilare geni qui e là, ma imparando come far interagire le colture». E i Paesi poveri? «Devono avere cibi di terza generazione. Dopo quelli chimici e quelli geneticamente modificati, proprio la biogenetica ci indica questa strada». Suona utopico. «No, è possibile. Siamo in grado di farlo. Dobbiamo solo convincercene». «I giornali in America non affrontano il problema A noi manca il legame fra cultura e cibo Anche per il Terzo mondo sono un pessimo affare alzano i prezzi dei prodotti e producono danni gravissimi alla natura» Jeremy Rifkin è a Torino dove partecipa a un convegno organizzato da Forza Italia LA PRODUZIONE NEL MONDO I PRINCIPALI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI «SOIA delle colture transgeniche LEADER (in "/o delia superficie totale coltivata ad ogm nel mondo) :a^ Wo Cosa prevedono le leggi del settore. In Italia chi produce ha l'obbligo di segnalare la presenza di Ogm nella confezione, solo se quest'ultima contiene una percentuale superiore all'I "/o. Se non c'è alcuna segnalazione il produttore deve poter provare l'assenza di contaminazioni, il Parlamento di Strasburgo ha invece votato una nuova norma sugli «ogm». Se sarà approvata i prodotti contenenti lo 0,550Zo dovranno specificare sulla confezione «contiene ogm»