Pisanu: le Br vogliono fermare chi riforma il lavoro

Pisanu: le Br vogliono fermare chi riforma il lavoro IL MINISTRO: RISCHI DI ATTENTATI TERRORISTICI IN CONCOMITANZA DEL VERTICE UE Pisanu: le Br vogliono fermare chi riforma il lavoro Il presidente Ciampi telefona a Maroni: dobbiamo tenere alta la vigilanza ROMA Tre pacchi bomba in tre ore. Inesplosi, ma alla vigilia del vertice dei capi di stato e di governo e delle manifestazioni sindacali a Roma, e all'indomani dell'annuncio di riforma del sistema previdenziale. Come non sfugge al ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu: «C'è . un rischio di effervescenza terroristica in vista dei cortei e del vertice», dice, e s'appella ai manifestanti perché «isolino i violenti», e «sono certo che ci riusciremo», le misure previste «sono sufficienti a fronteggiare ogni situazione». Il ministro è a Bruxelles, in costante collegamento col Viminale è informato del fatto che tutti e tre gli ordigni provengano dalla Sardegna, conferma «dell'intreccio che nell'isola si è verificato tra terrorismo di origine marxista e quello anarchico-insurrezionale». Peraltro, «dagli omicidi Biagi e D'Antona c'è la conferma di un orientamento definitivo delle Brigate Rosse a colpire chi riforma il mercato del lavoro». Perché una delle buste, proprio quella che appena aperta provoca una fiammata e per fortuna nessun ferito, è quella cpnsegfljata a mezzogiorno al Mimstero del Lavoro. Carlo Azeglio Ciampi, appresa la notizia, compone immediatamente il numero di telefono del ministro Maroni, e testimonia «a lui e a tutti i suoi collaboratori, interni ed esterni» la propria solidarietà. La notizia si saprà poi all'ora di cena, il presidente della Repubblica ha espresso al ministro del Welfare «sdegno e ferma condanna» per l'accaduto, «questi sono atti gravi che impegnano tutti a tenere alta la vigilanza». Anche in Parlamento arriva la notizia del plico esplosivo: ne dà annuncio in Aula il presidente del Senato Pera. In casi come questi, spiega, «le parole di condanna, di esecrazione e di deprecazione escono spontanee dalla bocca di tutti, e tutti ci impegniamo in tal senso». Però bisogna impegnarsi di più, aggiunge Pera, «perché viviamo anni di bipolarismo con forti tensioni critiche e polemiche». E invece «bisognerebbe, in queste condizioni difficili e impegnative, alla vigilia di appuntamenti importanti, che maggioranza e opposizione si riconoscessero l'un l'altra, e non credere l'una di essere ascesa al paradiso e l'altra discesa agli inferi». Applausi a Palazzo Madama. Contemporaneamente, anche Casini dà alla Camera notizia del plico esplosivo, e dà immediatamente la solidarietà di quel ramo del Parlamento a Maroni, ribadendo la «ferma condanna di questi atti criminali che mai potranno ostacolare o condizionare l'attività delle nostre istituzioni». Ma a Casini va meno bene. Applausi unanimi dell'emiciclo, ma a un certo punto il capo dei leghisti Ce afferra il microfono. «La bomba al ministero del Lavoro è la reazione incontrollata a certi gruppi che non capiscono che il mondo è cambiato, non c'è più il centralismo e nemmeno la partitocrazia», e punta il dito contro l'opposizione «che non vuole fare i conti con il passato». Di più: l'esponente della Lega, forza politica che ha tenacemente ostacolato sino a pochi giorni fa la riforma delle pensio- ni, accusa il centrosinistra di «non voler trovare soluzioni al problema delle pensioni», di «essere protagonista del clima da guerra civile». L'opposizione reagisce, scoppia una bagarre, Casini toglie la parola a Ce. Il quale lascia l'Aula, e stila una nota d'attacco al presidente della Camera, «è stato scorretto, come al solito ha avuto un comportamento irresponsabile». Il presidente della Camera fa le. spese della ruggine leghisti-centristi, che ormai s'avvia ad essere di vecchia data, ma l'applauso unanime dall'Aula fa sì che, anche per rispetto all'alta carica istituzionale che ricopre, le parole di Ce cadano nel vuoto. E questo in una giornata nella quale, in verità, il clima (leghisti a parte) era ben diverso. Solidarietà unanime a Maroni, pubblica e ribadita, da parte di tutti, Pondi s Schifani, Salvi ed Epifani, perché anche i segretari delle organizzazioni sindacali, in queste ore di scontro politico con il governo, condannano l'accaduto. Epifani sottolineando che «l'atto criminoso potrebbe rialimentare un livello di tensione inaccettabile». «Questi fatti non incideranno sull'operato del governo», assicura il ministro Alemanno. E il sottosegretario Maurizio Sacconi che, ben diversamente che in altre occasioni, rivolge un esplicito invito a «non confondere in alcun modo questi atti con il civile dibattito democratico e con l'uso di strumenti legittimi quali lo sciopero». [a.r.] Preoccupazione dei sindacati Epifani: «Questi atti criminosi potrebbero rialimentare un livello di tensione inaccettabile» Artificieri al lavoro sull'ordigno giunto al ministero del Lavoro

Luoghi citati: Bruxelles, Roma, Sardegna