Così le equazioni conquistarono le parentesi

Così le equazioni conquistarono le parentesi j MATEMATICA QUATTRO SECOLI FA MORIVA VIETE Così le equazioni conquistarono le parentesi QUELLE TONDE FURONO INTRODOTTE CIRCA 450 ANNI FA, LE QUADRE E GRAFFE ARRIVARONO NEL 1594 Franco Gàbici (*) FIN dalla scuola media inferiore ci siamo imbattuti, durante le ore di matematica, nella fatidiche espressioni algebriche all'interno delle quali trovavamo tre tipi di parentesi (tonde, quadre e graffe) e mentre si faticava su questi esercizi credo che a nessuno sia mai passato per la testa che quel simbolismo aveva un'anima antica. Le parentesi tonde furono introdotte per la prima volta nel 1544, mentre cinquant'anni dopo, intorno al 1594, comin¬ ciarono a comparire le prime "quadre" e "graffe", proposte da Frangois Viète, un matematico francese del quale proprio quest'anno ricorrono i quattrocento anni della morte (era nato nel 1540 e morì nel 1603). Viète, che fu avvocato del parlamento di Bretagna e consigliere di Enrico di Navarra, dedicava alla matematica i ritagli di tempo e si era creato una solida fama per la sua capacità di decodificare i messaggi cifrati del nemico. Siamo nel Cinquecento e questa dimestichezza con le formule era considerata una magia per cui ben presto prese corpo la voce che il matematico fosse in contatto con forze occulte. Lo storico Cari B. Boyer ha definito Viète "la figura centrale e più eminente" del periodo di transizione della matematica fra il Rinascimento e l'età moderna e in effetti al matematico francese dobbiamo l'introduzione di metodi che ancora oggi vengono abitualmente usati. Fu lui a proporre l'uso del calcolo letterale, esprimendo i "termini noti" con le consonanti e le "incognite" con le vocali. Più tardi Cartesio avrebbe adottato la attuale convenzione di usare le prime lettere dell'alfabeto per i coefficienti e le ultime (x, y, z) per le incognite. Il matematico, inoltre, sostenne l'uso delle frazioni decimali in un momento in cui erano usate le frazioni sessagesimali: "Sessantesimi e sessantine scrive Viète in Canon mathematicus - non vanno mai usati se non raramente nella matematica, mentre millesimi e migliaia, centesimi e centinaia, decimi e decine, e progressioni simili, ascendenti e discendenti, vanno usati frequentemente o esclusivamente". Nonostante sia conosciuto come il padre dell'algebra, Viète ripudiò il termine "algebra" e preferì sostituirlo con "logica speciosa", che si contrapponeva alla "logica numerosa" (aritmetica). La distinzione non era semplicemente lessicale, ma aveva intenzioni ben più profonde in quanto tracciava il confine fra "algebra" e "aritmetica" e ne definiva anche il campo di azione. L'aritmetica, infatti, si occupa di "numeri" mentre l'algebra si interessa delle "specie" o delle "forme" delle cose. Viète, inoltre, usò l'algebra per risolvere problemi di geometria di costruzione, del tipo "assegnati l'area di un rettangolo e il rapporto fra i lati, trovare i lati". I lavori di Viète aprirono la strada alla geometria anahtica di Cartesio. Interessanti anche i suoi contributi alla trigonometria e alla soluzione di equa¬ zioni di grado superiore al secondo. Nel 1593 Viète sbalordì tutti risolvendo una equazione di 50 grado mettendo a tacere quanti avevano affermato polemicamente che la Francia non aveva matematici in grado di risolvere equazioni del genere. Si interessò anche di astronomia e partecipò alla riforma del calendario di Gregorio XVI, ma i suoi contributi non furono accettati. Se fu brillante e precursore in matematica, altrettanto non si può dire per le sue convinzioni astronomiche. Le nuove idee copernicane non trovarono in lui comprensione e a differenza di altri (come Thyco, ad esempio), che avevano cercato di mediare. Viète respinse del tutto il copernicanesimo e cercò di mighorare e rafforzare la teoria tolemaica. Nessuno è perfetto. (*) Planetario di Ravenna

Persone citate: B. Boyer, Franco Gàbici, Gregorio Xvi, Navarra

Luoghi citati: Francia, Ravenna