Ci credete? " "ij uana è come Aosta di Gian Paolo Ormezzano

Ci credete? " "ij uana è come Aosta LA BAJA: ASSONANZE ITALIANE DI QUEL PEZZO DI MESSICO CHE E' IL PROLUNGAMENTO NATURALE DELLA CALIFORNIA Ci credete? Tijuana è come Aosta O OSE Gian Paolo Ormezzano TIJUANA è Aosta, Mexicali è Bolzano. Ensenada è Genova, San Felipe è Rimini, Loreto è Pescara, Guerrero è Viareggio, la capitale La Paz è Bari, i Cabos (San Lucas e San José) sono in fondo al Salente. La Baja - bassa, spagnolo, pronunciare baca - California, Messico, è rappresentabile con città e luoghi italiani geograficamente omologhi. La penisola non è uno stivale, è soltanto un rettangolo di 70.000 chilometri quadrati, quasi un quarto dell'Italia, il lato lungo è accompagnato da una strada zigzagante di 1700 chilometri, la larghezza varia, mediamente sta sotto i 200 chilometri. Il mare freddo, il Pacifico, è il Tirreno, quello caldo, intitolata a Cortes l'hidalgo conquistatore, è l'Adriatico che ogni anno accoghe migliaia di balene in amore. I lOO milioni di messi-, .cani che non spno bajacalifomiahi sanno poco di questo loro pezzo di terra che gli Stati Uniti comprerebbero, se potessero, domani mattina: sta lì l'unico mare caldo raggiungibile da Los Angeles con un'ora e mezza di volo. Molti messicani pensano che la Baja sia un'isola. E comunque, come accessibilità, la considerano tale. I bajacalif orai ani sono poco più di due milioni, quasi tutti lungo la frontiera del Nord, quella con gh Usa ("Messico mio povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agh Stati Uniti"). Gli altri stanno nel Sud, nel deserto, anzi nella foresta senz'ombra, quella dell' elephant cactus alto sino a venti metri. Pochi paesi, paesoni spacciati per città, infinite spiagge biancheverdiblu (sabbia mangrovia acqua), pellicani, avvoltoi, lepri bianche, scoiattoli con ima specie di corona, rari ma scoccianti serpenti a sonagli. Bisogna fare in fretta ad acchiappare la Baja nella sua selvaggeria. I Cabos non c'entrano, sono una Costa Smeralda per quelli di Hollywood, capitali spagnoli e statunitensi, prezzi superiori alla California statimi- tense. Incombono dovunque progetti turistici giapponesi e inglesi e persino messicani. Nel Sud dodici mesi all'anno - bagni caldi o tiepidi nel mare più amato dai pesci di tutto il mondo, quelli piccoli appaltati da compagnie di pesca giapponesi e coreane, quelli grossi inseguiti da americani con sigaro su motoscafoni ringhiosi - sono ima garanzia, una calamita che lo sfruttamento selvaggio o troppo metodico potrebbe trasformare in calamità. Ci sono anche gh italiani: ima agenzia di viagggi seria, romana, alcuni astuti inventori di vacanze paraselvagge, per cento euro al giorno ti danno capanna e due pastasciutte e ti fanno sapere che non c'è proprio niente d'altro, ti è andata bene, il progresso non ahi* ah. Tutto nel Mar di Cortes. Il Pacifico è per surfisti con muta o per whalewatchers, osservatori di balene che scendono solenni e amiche verso i Cabos per mettere laggiù la freccia a sinistra e andare nell'acqua calda. Oppure il Pacifico è Ensenada, 100 chilometri a Sud di Tijuana città tremenda e difficile dove ci sono le corride, le sfide di pelota basca e le prostitute e i dentisti che costano un quinto di quelli di Los Angeles e gli ispanici di Centro e Sudamerica che premono su rete e muri della frontiera per passare dall' altra parte, dove si parla inglese ma si mangia tutti i giorni. Ensenada è città linda, è-porto economico per statunitensi, probabilmente è droga facile, farmaci forti venduti senza storie. Lì vicino è Rosarito dove in una piscinona è stato costruito il Titanio per il filinone. Fare in fretta. Nella Baja si stanno formando - lo diciamo sulla base di una visitazione abbastanza costante, e che risale al 1984 - due Messico: quello avveniristico che spara prezzi statunitensi anche per la tequila e si inventa un turismo caro, orgoglioso anche dove non è il caso, quello "derumbado", rotto dal tempo che passa e dall'incuria, tutto che non funziona più, se pure ha mai funzionato, ma adesso non funziona a prezzi troppo più alti di prima, compresa magari l'aria condizionata in questa estate anche là folle di calura, 50 gradi e dintorni. Fare in fretta prima che dalla grande e unica vera strada della Baja, la carretera numero uno, gli speculatori facciano partire, schizzare altre strade che porteranno a violentare posti per ora raggiungibili soltanto in eheottero, volando sopra montagne aride che sembrano di cartone (c'è pure l'omologo/analogo del nostro Appennino, 2000 metri la quota massima). Per adesso la carretera, che va a zig-zag toccando il Pacifico e il Cortes, ha solo una diramazione che attraversa la penisola da Ensenada a San Felipe. Il resto è strada sterrata o fuoristrada, roba per pazzoidi. Nella Baja c'è ancora un po' del Messico selvaggio che si svelò nel 1697 al gesuita Juan Maria de Salvatierra, mezzo milanese, il primo vero scopritore, fondatore della missione di Loreto, "matre de todas las misiones". C'erano i Cochinies indios altissimi, i pochi alberi davano frutti magici. Adesso sta anivando il Messico della paccottiglia ormai made in Chi¬ na. Non c'è mai stata in Baja una cucina messicana, arriva e soppianta quel poco di cucina di pésce che resisteva dai primordi. Bisogna fare in fretta se si vuole cogliere la cosiddetta essenza di uno dei posti più misteriosi e sconosciuti del mondo e intanto percorrerlo almeno un poco con l'auto a nolo. La carretera ha buchi siempre meno simpatici, e le carcasse di mucche e cavalli usciti dai ranchitos e travolti dai camion (meglio non guidare mai di notte) sono tante, segnalatissime poi dagli avvoltoi che aspettano, su altissimi cactus, che le pelli scoppino per il caldo e sia coi raggiungibile la buona carne frolla. Sono anche tante le croci al bordo della strada, dove finisce l'asfalto e comincia il tappeto luccicante delle bottiglie in plastica dell'acqua minerale, gettate via da camionisti e automobilisti. Famiglie intere finite lì, ad una curva, l'auto capottata, "volteada", lasciata in bella vista, un monito di ruggine. La Baja comunque è ancora vivibilissima, rappresenta ancora una vacanza splendida (i Cabos sono cosa a patte). Casomai buffa, tragicomica, impegnativa, non sottocosto, ma splendida. La gente è tutta buona, non esiste delinquenza se non nella frontiera del Nord e poca roba - a La Paz che ha un centomila abitanti. Soli in spiagge da delirio onirico, soli proprio perché non c'è nessuno, e nessuno vuol dire nessuno, non poca gente, ci si può anche preoccupare quando arriva un'auto, scende uno deciso che punta verso di te. Ma poi lui ti chiede se vuoi comprare una maglietta, o anche se vuol concorrere, con un dollaro Usa (dieci pesos) alla manutenzione del luogo, da dove lui porterà via la tua spazzatura (basura), anche quella che non produrrai o comunque non lascerai lì. Adesso si comincia a mormorare di colossali interessi edilizi e turistici in generale, di Cabosconnection, e Loreto, "historica capital de todas las Calfornias", viene indicata cone posto di grandi raduni gay. Sicuramente la Baja deve sceghere se lasciarsi andare a pezzi con molta tenerezza o se accettare soldi nuovi e probabilmente olezzanti speculazione, per non dire corruzione... Altre somiglianze: Mexicali è Bolzano, Ensenada è Genova, San Felipe è Rimini, Loreto è Pescara, Guerrero è Viareggio, La Paz è Bari, i Cabos (San Lucas e San José) sono in fondo al Salente, il Pacifico è il Tirreno e il mare di Cortes è l'Adriatico... I selvaggi dintorni di Guerrero Negro. Sopra: il deserto di cactus

Persone citate: Adriatico, Cortes, Guerrero, Guerrero Negro, Juan Maria