VUILLARD a poesia dei Nabis di Francesco Poli

VUILLARD a poesia dei Nabis VUILLARD a poesia dei Nabis Francesco Poli SE per sbaglio si incominciasse a visitare la grande mostra di Edouard Vuillard, ora aperta al Grand Palais di. Parigi, a partire dalle ultime sale, si potrebbe ragionevolmente dubitare della grandezza di questo artista. In effetti la maggior parte dei quadri degh anni '20 e '30 sono pannelli decorativi su committenza e ritratti di personaggi dell'alta società, realizzati con sicura maestria e eleganza stilistica, caratterizzati da una precisione figurativa sinteticamente moderna e con raffinate modulazioni tonali, ma anche da una evidente mancanza di ispirazione. Fa eccezione, per fortuna, la serie dei ritratti dei quattro vecchi compagni nabis (Bonnard, Maillol, Roussel, Denis) rappresentati nel loro ambiente di lavoro, del 1931/34, e in particolare quello bellissimo dedicato a Bonnard, nella morbida e vibrante atmosfera del suo studio mentre guarda un suo quadro. Invece di scivolare in un progressivo inaridimento decorativo e mondano Vuillard avrebbe dovuto (e potuto) far evolvere la sua pittura in direzione parallela a quella di Bonnard, che proprio in quel periodo raggiunge risultati straordinari in termini di sintetica libertà compositiva, di freschezza di toni e di vibrazioni luminose. Tutte qualità che insieme, ciascuno con la propria specifica originalità, avevano cominciato a far emergere nel loro lavoro fin dagli inizi degh anni '90, nell'ambito della loro militanza nel gruppo dei Nabis. Ma il fatto di criticare quest'ultimo periodo non toghe nulla alla qualità altissima della pittura di Vuillard fino alla prima guerra mondiale, qui documentata in varie sezioni, attraverso le opere più significative. Vuillard entra a far parte dei Nabis (termine che in arabo e ebraico significa «profeta», «ispirato») nel 1889. A interessarlo non sono tanto i temi simbolisti o esoterici, quanto la novità radicale del linguaggio figurativo che, a partire dall'insegnamento di Gauguin, va al di là del naturalismo impressionista alla ricerca di rappresentazioni connotate da una più limpida sinteticità, anche decorativa e musicale (Con influenze della grafica giapponese), e da un primato degh effetti pittorici di superficie. In questo senso è affascinato dal valore emblematico del famoso Tahsman di Serusier, dipinto sotto la guida di Gauguin, definito semphcemente come «una superficie piana ricoperta di colori combinati in un certo ordine». Vuillard è forse l'artista del gruppo che megho interpreta in senso modemo questa indicazione con meravighosi dipinti, mai di grandi dimensioni, realizzati con stesure piatte di colore e forme sintetiche, senza alcuna rigidità lineare. Del 1891 è un piccolo autoritratto dove la figura con la sua barba rossa, una paghetta in testa e una giacca nera, è poco più di una sintetica combinazione di colori in stretto rapporto col fondo. I temi prediletti di Vuillard, quelli che sicuramente riflettono megho la sua attitudine intimista, sono le scene d'interni, che sono dominanti nella produzione degh anni '90 e che contribuiscono in maniera decisiva alla sua affermazione. Le scene più affascinanti, e per certi versi anche più inquietanti, sono ambientate soprattutto nell'atelier di moda della madre: qui le figure femminili al lavoro (la madre, la sorella, le lavoranti) con i loro vestiti di vari colori, sinteticamente delineate, si confondono quasi con i decori deUe tappezzerie , delle tende, dei tappeti, dando vita a un raffinatissimo contrappunto di campiture e tocchi cromatici, con tonahtà brune, gialle, rosa, azzurre, verdi, nere, bianche, che (a differenza dei primissimi quadri più squillanti) sono piuttosto tenui e sincopate. Qui come in molti altri quadri successivi, viene raggiunta quella qualità pittorica bidimensionale (appena segnata da indicazioni prospettiche) e quella purezza decorativa che sarà sviluppata successivamente in modo geniale da Matisse. L'originalità di Vuillard si vede anche quando affronta scene ah' aperto, che nei suoi quadri mantengono come per incanto una dimensione intimista. È il caso del più noto dei suoi cich decorativi, quello dipinto nel 1894 per la casa dell'amico Alexandre Natanson, direttore della celebre rivista La Revue Bianche (di cui l'artista è uno dei principah collaboratori), ciclo di nove pannelli sul tema dei JardinsPubhcs. Nella mostra ci sono altre due importanti sezioni: quella incentrata sulla vasta produzione di scenografo, e quella molto meno conosciuta dedicata alla sua attività di fotografo amatore, praticata con una Kodak acquistata nel 1897. Pittore, scenografo, e fotografo: al Grand Palais di Parigi l'avventura dell'allievo di Gauguin che divenne cantore dell'intimismo Edouard Vuillard Parigi, Grand Palais, Orario dalle 10 alle 20, mercoledì 10-22 Chiuso martedì. Fino al 5 gennaio 2004

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