Martha a piedi nudi di Sergio Trombetta

Martha a piedi nudi Martha a piedi nudi Sergio Trombetta NON poteva uscire in momento più opportuno il saggio di Susanne Franco intitolato semphcemente Martha Graham. Perché da pochi mesi si è finalmente conclusa l'annosa questione legale che vedeva contrapposti l'erede della grande coreografa americana, Ron Protas, e i danzatori della compagnia, e ne bloccava praticamente l'attività artistica. E poi perché, di conseguenza, la Martha Graham Dance Company ha finalmente ripreso a far tournée e la prossima primavera è previsto il suo ritomo in Italia. Il trascorrere del tempo ha steso uno strato di polvere sul corpus di balletti di Grahani, conferendole una patina di vecchiaia, esaltando quel coté Kitsch che le appartiene, relegandola nell'angolo delle fondatrici della danza moderna insieme a Isadora Duncan e Ruth Saint Denis, mettendo quindi in secondo piano la prepotente modernità. Martha Graham genio del '900 che ha aperto la strada a nuovi linguaggi; come Picasso, Stravinskij. Coreografa impegnata che negh Anni 30 porta nella danza argomenti pohtici. Americana che riflette sui miti fondanti del Nuovo Mondo, dalla religiosità dei nativi all'epo¬ pea dei pionieri. Intellettuale che ripercorre i grandi temi della mitologia per mettere in scena i filoni nuovissimi della psicanalisi, evoca in palcoscenico scrittrici. E poi la forgiatrice, che con il suo linguaggio, con la sua tecnica plasma nuovi corpi di danzatori; apre la strada alla collaborazione con musicisti e artisti, Louis Horst e Isamu Noguchi prima di tutti. La grande promotrice di se stessa, che riuscirà a guadagnare per sé le luci più fulgide della ribalta rubando la scena ad altri in realtà altrettanto grandi come José Limón o Doris Humphrey. La donna dalle passioni devastanti, che allarga la compagnia ai maschi nel momento in cui si innamora di Eric Hawkins (ma entreranno a fame parte anche personahtà più grandi come Merce Cunningham) e una volta abbandonata, con il procedere degh armi, si lascia scivolare neUe spirali dell'alcol. E sarà proprio il contestato erede, Ron Protas, a farla uscire dall'alcolismo, a riportarla al piacere della creazione artistica. Ci sono tutte, queste sfaccettature della grande donna nel saggio di Susanne Franco. Ma c'è anche una lettura più approfondita del lavoro di Martha Graham, un'indagine sulla nuova percezione del femminile nella danza («Ogni donna degna di questo nome sa essere insieme vergine, prostituta tentati!- ce e madre», amava ripetere la coreografa); sul ribaltamento dei ruoli fra coreografo e danzatore, riducendo spesso «la rappresentazione del maschile a una serie di individui eroticamente appetibili, ma psicologicamente insignificanti». Ne emerge il ritratto di una artista che abbatte le barriere tradizionali e che, per l'originalità deUe sue posizioni, scontenta tutti, dalle femministe ai movimenti pohtici di sinistra, e che di sé amava ripetere: «Per molti ero un'eretica. [...] Mi ero posta al di fuori dal mondo deUe donne. Non danzavo come le altre, utilizzavo una tecnica che definivo "contrazione e distensione", usavo il pavimento, mostravo la fatica, ero a piedi nudi. In molti modi mostravo sul palcoscenico proprio ciò che il pubblico voleva evitare di vedere venendo a teatro». La Graham, genio eretico della danza moderna: «Mostro ciò che il pubblico vuole evitare di vedere» Susanne Franco Martha Graham L'Epos pp 349, e 22 S A G G Martha Graham

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