Nedved, l'eroe biondo non tradisce mai di Fabio Vergnano
Nedved, l'eroe biondo non tradisce mai DOPO LA DOPPIETTA DI ATENE IL BIANCONERO SCHERZA SUL PALLONE D'ORO: «NON CI CREDO, MA E' DA TANTO CHE NON VEDO PARIGI» Nedved, l'eroe biondo non tradisce mai «Ho giocato pensando a mio padre appena operato» personaggio Fabio Vergnano TORINO PAVEL Nedved è un campione straordinario. Non è più una novità, tuttavia ogni volta ci si stupisce della sua grandezza. Se adesso la Juventus può guardare con giustificato ottimismo al superamento del primo turno di Champions League, il merito è di questo giocatore che ha il dono di saper fare la cosa giusta nel momento giusto. Per esempio due gol che valgono oro come quelli segnati martedì sora all'Olympiakos. Non è stata una partita indimenticabile la sua, ma come un golfista che non sbaglia il put decisivo, Pavel non ha fallito le due occasioni che la partita gli ha recapitato. E alla fine ci si è dimenticati dei lunghi momenti di latitanza dalla sfida che hanno confermato una condizione ancora daperfezionare. Non gli mancano le attenuanti, perché non è stato facile trovare la concentrazione, perfino la vogha di giocare. Infatti, martedì mattina Vaclav Nedved, padre del campione juventino, è stato sottoposto a un intervento chirurgico a Praga. Racconta il centrocampista ceco: «Sapevo che era entrato in sala operatoria, ma al momento di andare in campo nessuno mi aveva ancora detto se l'operazione era riuscita felicemente. L'ho saputo a fine partita da mia moghe Ivana che mi ha raccontato che mio padre appena si è ripreso dall'anestesia ha voluto sapere come avevo giocato. Grazie a Dio adesso sta meglio, ma purtroppo non posso correre da lui. Lo farò lunedì dopo il Bologna. Il minimo è che gli dedicassi i due gol». Il dramma di Nedved, l'onestà di Nedved. E' sempre il primo critico di se stesso e ancora ima volta non cerca scuse: «Non mi sono piaciuto affatto, ho ancora ima condizione insufficiente, ho bisogno di altro tempo per andare in forma. Non ho lo scatto di una fuoriserie, sono un turbodiesel. Della mia prestazione salvo le due reti che sono state importanti per la squadra, non per me che non sono un attaccante e non vivo per il gol. Due prodezze? Non so. Credo che se in porta ci fosse stato Buffon il pallone non sarebbe mai entrato». Sul primo tiro il portiere greco Katergiannakis è stato sorpreso, sul secondo era mal piazzato. Ma ecco la verità di Nedved: «Quando ho calciato la punizione volevo colpire più di estemo perché ho visto che il portiere si.spostava verso il centro della porta. Non ho fatto quello che volevo ma è andata bene lo stesso. L'altro gol è scaturito da una traiettoria strana che il pallone ha preso dopo che ho calciato». Non sentiremo mai Nedved dire «sono stato bravo». Per esem¬ pio ciò che ricorda quasi con ossessione di martedì è un errore che ha commesso: «C'era Trezeguet smarcato in area e io non sono stato capace di dargh la palla giusta. Sarebbe stata un rete sicura, quella che ci avrebbe permesso di giocare con più tranquillità. Per colpa mia non è successo». Inutile cercare di forare quella corazza di modestia che lo protegge perfino nei momenti più esaltanti. Da sempre sceghe il basso profilo anche se in questo momento è l'unico giocatore indispensabile per Lippi. E infatti l'allenatore lo coccola come un figlio prediletto. Ieri al ritomo da Atene, Marcello ha mostrato a Pavel un braccialetto che porta sempre al polso destro: «Vedi? Questo è un portafortuna turco, ci sono tanti piccoh occhi che servono per scacciare gli spiriti maligni. Grazie a questi occhi io vedo tutto, anche molto lontano. Arrivo fino alla redazione di un settimanale di Parigi». Ovvero France Football il periodico che fra un paio di mesi assegnerà il PaUone d'oro. Nedved è fra i candidati, forse il numero uno. Dopo i due gol dell'altra sera probabilmente avrà convinto altri giurati. L'investitura a miglior giocatore europeo è molto vicina, anche se il ceco non pare affatto intrigato dalla possibilità di ricevere un premio che lo porrebbe fra i grandi di sempre: «Sarebbe beUo, ma non cambierebbe molto per me. Fra l'altro ormai non giocherò più partite che contano, neppure con la Nazionale visto che siamo già qualificati per gli Europei». La sua filosofia di vita è questa: «Se non lo vinco io lo vincerà un altro». Un'indifferenza soltanto apparente visto che poi ammette: «A pensarci bene è tanto che non visito Parigi. Ci andrei volentieri». Alla Juve ha trasmesso dosi industriah della sua vogha di non firmare mai la resa. Una squadra, quella bianconera, che spesso si salva grazie al carattere se non riesce a imporsi con il gioco. Vedi Atene. Vedi Nedved. Ritratto di famiglia: Pavel Nedved con i figli Pavel junior e Ivana
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