In arrivo nuovi fondi per la ricerca industriale

In arrivo nuovi fondi per la ricerca industriale AL VIA 250 INIZIATIVE CHE INTERESSANO ANCHE UNIVERSITÀ ED ENTI. GLI INDUSTRIALI AL GOVERNO: OCCORRE FARE DI PIÙ In arrivo nuovi fondi per la ricerca industriale Moratti: stanziati 1,65 miliardi. Casini: stiamo vivendo una pericolosa deriva Raffaello Masti ROMA Una boccata di ossigeno è in arrivo per la ricerca nelle imprese: 1,65 miliardi di euro andranno a finanziare il «Fondo per le agevolazioni alla ricerca industriale». E' la più importante delle misure a favore del settore, che il ministro Letizia Moratti ha potuto annunciare ieri alla seconda giornata del convegno di Confindustria sulla ricerca. «Questo intervento - ha detto il ministro dell'Istruzione - consente l'immediata finanziabilità di oltre 250 progetti di ricerca presentati da imprese industriali, anche con la partecipazione di università ed enti di ricerca. In particolare - ha aggiunto la Moratti - saranno impegnati 313 milioni di euro per 155 progetti provenienti- dal centro nord e 234 milioni di euro per 98 progetti presentati da imprese del Mezzogiorno. Sono inoltre in fase di avanzata valutazione, sempre per quanto riguarda il Mezzogiorno, oltre 470 progetti per un impegno di risorse pubbliche pari a circa 1.100 milioni di euro». Il ministro Moratti ha anche ricordato che dopo il varo del Programma nazionale della ricerca, che fissa uno scadenzario di investimenti da qui al 2006, saranno messi in campo interventi per il sostegno della ricerca di base e per l'attuazione di Progetti nazionali integrati (cioè mirati ad obiettivi specifici). Il ministro dell'Innovazione Lucio Stanca, presente allo stesso convegno, ha aggiunto che 240 milioni di euro saranno destinati all'innovazione tecnologica nella pubblica amministrazione. Ma le parole dei ministri sono giunte dopo che per tutta la durata dei lavori erano emerse critiche alla scarsa attenzione che l'Italia riserva alla ricerca scientifica (noi spendiamo circa lo 0,607o del pil quando la media Uè sfiora 1' l0Zo). Lo stesso presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ha posto in evidenza come «i dati che vengono rilevati da prestigiose istituzioni intemazionali, diano la misura di come l'Italia stia vivendo nel settore della ricerca una sorta di pericolosa deriva. Ritengo tuttavia ci siano ancora gli spazi per invertire questa tendenza, mettendo in campo tutte le risorse del Paese: politiche, sociali, economiche e produttive». Passando alle voci dei padroni di casa (cioè i leader di Confindustria) (di governo deve mettere al centro della politica la ricerca e lo sviluppo - ha detto Antonio D'Amato perché su questo si gioca il futuro del nostro Paese». Quindi occorre «fare di più, concentrare le risorse», dato che «c'è un divario troppo forte con gli Stati Uniti» su questo settore strategico. D'Amato ha comunque riconosciuto che «segnali positivi in questa direzione vengano da questa Finanziaria». Anche per Diana Bracco, presidente di Federchimica, (da finanziaria 2004 contiene alcuni segnali positivi: la cosiddetta tecno-Tremonti, ad esempio, agevola da un punto di vista fiscale sia le spese di ricerca sia gli investimenti incrementali rispetto al triennio precedente. Permangano tuttavia dei punti critici» e a questo proposito la Bracco ha insistito «sulle esenzioni .dell'Irap di tutti i ricercatori già attivi nel nostro paese» mentre resta alta (d'incertezza sul finanziamento dei fondi attualmente esistenti per l'agevolazione della ricerca e sviluppo». Senza dire - ha aggiunto il vicepresidente di Confindustria per l'innovazione e lo sviluppo Giorgio Squinzi, che «Nell'ultimo decennio, nei paesi comunitari, la spesa pubblica per ricerca e sviluppo in percentuale del Pil è diminuita o rimasta invariata». A livello europeo Squinzi ha delineato alcuni elementi frenanti per lo sviluppo dell'innovazione, tra questi il Patto di stabilità che «nella sua attuale interpretazione, rende assai ardua una politica orientata al recupero della com- petitività scientifica e tecnologica». La proposta di Confindustria è ((rendere più flessibile il vincolo dei parametri concordati ed escludere l'aumento degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo dal calcolo dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione». Al grido «Il sapere è sociale non si può privatizzare», un gruppo di studenti delle tre università statah romane, ha interrotto i lavori del convegno. Al tentativo di Antonio D'Amato di fermare la manifestazione, gli studenti hanno risposto con fischi e un coro di «Buffone» e «Noi siamo quelli che la pensione non l'avremo mai». D'Amato continuava dicendo: «Siete una minoranza non rappresentativa dei giovani italiani». In platea il segretario della Cisl, Savino Pezzetta, sorrideva. ITALIA IN FLESSIONE PRODUniVITA' TOTALE DEI FATTORI, VARIAZIONI «/o -1,5 sWui NITI FONTE: COMMISSIONE EUROPEA SM 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 :-^:: •....:i^'--'

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