Il rivoluzionario del fumetto

Il rivoluzionario del fumetto FONDATORE DI «LINUS» E «CORTO MALTESE», HA LANCIATO ALTAN, CHIAPPORI, PERICOLI 8t PIRELLA Il rivoluzionario del fumetto E stato lui a sdoganare dalla clandestinità le strisce italiane Dice il creatore di Cipputi: «Gli devo tutta la mia carriera» Autore di scelte controcorrente, era al centro di provocazioni Guido Tiberga ,. T O sono un convertito a Char" A lie Brown. All'inizio non mi piaceva affatto: trovavo persone che ridevano, leggendolo, e cercavo questa parte di comico senza trovarla. Però a un certo punto è avvenuta la rivelazione: ho scoperto che i fumetti di Charhe Brown sono assolutamente realistici. C'è stata addirittura un'identificazione: Charhe Brown sono io. Da questo punto ho cominciato a capirlo. Altro che comico: era tragico, una tragedia continua. Ed ecco che finalmente ho cominciato a ridere...». Quando Oreste Del Buono raccontava questa storia a Umberto Eco, che lo intervistava insieme a Elio Vittorini per il primo numero di Linus, il fumetto italiano non aveva alcuna cittadinanza intellettuale. Era trattato con sufficienza, come un ragazzino volgare e ignorante buono al più per qualche frequentazione clandestina: i tempi di Hugo Pratt e della sua definizione del fumetto come (detteratura disegnata» erano molscrive la verità. Senza lasciarsi intimorire da nessuno. E alla fine, naturalmente, la spunta». Con Linus, il fumetto italiano diventa adulto. Il primo direttore è Giovanni Gandini, fondatore della Milato lontani. Nello spirito più che nel tempo. Era l'aprile del 1965, e Del Buono aveva appena compiuto 42 anni. Colto di una cultura eclettica, che non disdegnava i gialli e la fantascienza, Odb non nascondeva di considerare «in qualche modo formative» le avventure di Flash Gordon e il Mickey Mouse degli Anni Trenta: ((Ho deciso di fare questo mestiere quando lessi per la prima volta la storia di TopoZino giornalista racconterà molti anni più tardi a Ermanno Rea -. Il fascino del coraggio e della generosità di quel Topolino mi conquistò fino in fondo. La sua è una grande impresa: riesce ad assicurare alla giustizia i malfattori della città, per lo più gente altolocata, tutta comunque raffigurata con il muso di maiale. Lui, ecco il punto. no libri, ma Del Buono è da subito l'anima del giornale. «Stretto collaboratore, curatore appassionato di speciah e supplementi elenca commossa Annamaria Gandini, la figlia di Giovanni - E nel 72, quando mio padre vende la testata alla Rizzoli, Oreste ne diventa ufficialmente il direttore». La prima decisione è un cambiamento nel sottotitolo della te¬ stata: da ((rivista dei fumetti e dell'illustrazione» a ((rivista dei fumetti e dell'informazione». Un omaggio al giornalismo, ma anche un segno dei tempi, in un epoca che ancora avvertiva l'onda lunga del Sessantotto. Del Buono porta su Linus la grande avventura, dall'Etemauta di Oesterheld al Corto Maltese di Pratt. Ma è con il debutto della satira che il giornale assume quella caratteri¬ stica ((progressista» che l'avrebbe segnato negli anni a venire. Arrivano Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella, Alfredo Chiappoli, Reiser e la Bretecher. Arriva anche Altan, che in quei tempi lavorava in Brasile, disegnando storielle per bambini: «Gh devo tutta la mia carriera - ha detto ieri il creatore di Cipputi -. Decise di pubblicarmi al primo incontro, ma utilizzò una minima parte del materiale che io gli avevo dato perché, mi confidò anni dopo, era convinto che io non fossi italiano...». Le vendite salgono, ma ai piani alti della Rizzoli qualcuno è preoccupato per la svolta. «Ci fu addirittura una circolare dell'editore che invitava a non calcare troppo la mano», spiega Enzo Lunari, l'autore di Fra Salmastro da Venegono e di Eritreo Cazzulati, pure lui tenuto a battesimo da Linus: «Oreste fece pubbhcare prima di ogni striscia un'avvertenza in cui attribuiva esclusivamente all'autore la responsabilità delle vignette, ma il tono di quelle righe era evidente: era chiaro che il vero bersaglio era l'editore». Tant'è che nel '75, all'alba degli anni di piombo. Del Buono lancia una provocazione che farà discutere lettori e collaboratori: ((Alzare il tono», non limitarsi a colpire soltanto il governo e i democristiani, picchiare duro a 360 gradi. Chiappoli quasi si indigna. Pericoli S-Pirella si interrogano, Lunari rilancia: «Non vedo più una sostanziale differenza tra una festa dell'Unità e una sagra in onore del santo patrono, tra chi si stordisce di giaculatorie e chi lo fa con gli slogan ritmati dei cortei politici. La parola d'ordine mi sembra sempre la stessa: non fate fatica a pensare per conto vostro, la pappa ve la diamo noi...». Di scelte controcorrente, Odb ne fa parecchie. Il successo di Linus porta a un'esplosione delle riviste a fumetti: nel settembre del '67 esce Eureka, che si configura subito come il contraltare destrorso del giornale di Odb. Gh scontri con Luciano Secchi, direttore della testata rivale, sono duri. «Ce ne siamo dette di tutti i colori - ricorda Secchi - ma tra noi in fondo c'era una profonda stima reciproca. Credo, e non da oggi, che fosse l'uomo più intelligente che abbia mai conosciuto. Oreste non era un'integralista di sinistra, nella vita come nel lavoro: andavamo al cinema insieme, e a volte ci contendevamo gh stessi personaggi. Mi strappò persino la versione a fumetti dei Berretti verdi, disegnata da Joe Kubert sulla sceneggiatura del celebre film con John Wayne. Un film di destra: gh autonomi picchettavano i cinema dove veniva proiettato. Eppure lui lo volle su Linus». Nel 1981, quando sulla Rizzoli stava per abbattersi l'uragano della P2, Del Buono lascia Linus nelle mani di Fulvia Serra. Entrata nel '68 alla Milano Libri come precaria nell'ufficio abbonamenti, era entrata nel '71 in una redazione giovanissima. Oualcuno, da allora, non si è più mosso. Stefania Rumor, oggi caporedattore della rivista, è a Linus praticamente da sempre. «Quando sono arrivata stavo preparando la maturità - dice -. Oreste, per convincermi a lavorare per lui, si offrì di aiutarmi a studiare. Disse solo: "Stai preparando Moravia? Bene chiamiamolo e facciamoci spiegare tutto da lui". Poco dopo mi passò lo scrittore al telefono. Era fatto così: un vulcano continuo. Dopo il suo ritorno, bastava uno sguancio per capire che cosa voleva». Odb, dopo aver continuato a occuparsi di fumetti su testate di nicchia come l'Etemauta e la Dolce Vita - dove maturò una profonda curiosità per le nuove tendenze del fumetto italiano tornò a Linus nel '94. Il suo rientro riportò nella rivista il gusto per la critica e lo studio di quelle che ormai per tutti era la la letteratura disegnata. Compresa quella più dichiaratamente popolare: nel '96 dedicò tre numeri ai Bonelli, gh editori di Tex Willer e Dylan Dog, personaggi troppo cheap per non essere osteggiati dallo snobismo dei nuovi intellettuali del fumetto. Sergio Bonelli non lo ha mai dimenticato. «Mi sento come quando morì Pratt - dice commosso -. Senza uomini come Oreste Del Buono, il nostro mondo è più indifeso». «lo sono un convertito a Charlie Brown. All'inizio non mi piaceva affatto: trovavo persone che ridevano, leggendolo, e cercavo questa parte di comico senza trovarla. Poi a un certo punto è avvenuta la rivelazione» A sinistra Oreste del Buono con Fulvia Serra nella redazione della rivista Linus. Qui sopra la vignetta con Oreste del Buono disegnata da Tullio Pericoli. Nell'immagine grande Linus con l'inseparabile coperta i'ì s/A/ifm-... il \ AX tmmm h '■■t,. ^ vertito a Char'inizio non mi ovavo persone ndolo, e cerca comico senza certo punto è zione: ho scotti di Charhe tamente reali addirittura : Charhe questo punto capirlo. Altro agico, una traecco che finalato a ridere...». Del Buono racria a Umberto stava insieme per il primo il fumetto italcuna cittadie. Era trattato me un ragazzinorante qualche ndeHugo finio ilpirito el o re forure di l Mickey i TtH^ »M' 1 ^-~:" - COSI LO RICORD«Mi spiace moltissimo, il mdell'umorismo italiano». CDel Buono. «Non ho mai laeravamo di idee politiche ddella "Stampa" - ma ci siamstato di destra, lui invece èsinistra. Ancora oggi mi chprefazione di un mio libroda Mondadori. Quella fu pquesto gli sarò sempre graCommosso anche il ricordvignettisti che incrociaroncon quella di Odb. «Carissgiunta l'ora di dirti la veritàsulla spiaggia di Forte dei tecnichedi approccio allebaldanza, fermai una giovero stato nella Legione strtu, caro Oreste, credesti aspesso la mia adolescenzafarmi fare bella figura. Allruolo da crederci io stessoPer Sergio Staino, «con Deper me ha contato moltismoltissimo nella crescita dell'espressione artistica iBobo - mi incoraggiò a prdisincantata autocritica irche, all'epoca, entrambi c"sentimentalmente" lega-~-cr— -^ «loa C qualche ndeHugo efinitto il. . »M'

Luoghi citati: Brasile, Milano