Fassino-Romiti, a parti invertite su Berlinguer

Fassino-Romiti, a parti invertite su Berlinguer IL PRESIDENTE RCS PARLA DI «GRANDE COSCIENZA MORALE», IL LEADER DS DI «MERITI» MA ANCHE «LIMITI» Fassino-Romiti, a parti invertite su Berlinguer Maria Teresa Meli ROMA ENRICO Berlinguer era un uomo di grande onestà morale. Evidentemente non voleva unirsi a un'altra forza politica perchè per lui c'era un problema di moralità, c'era una questione che non poteva accettare». A replicare con queste parole al «Fassino che critica Berlinguer perchè non afferrò che c'era la possibilità di arrivare a un rapporto con i socialisti» è il presidente della Rcs Cesare Romiti. E' uno dei passaggi del libro del segretario ds, «Per Passione», che più ha fatto discutere quello che riguarda il Berlinguer post-compromesso storico. Inevitabile, quindi, che alla presentazione romana del testo f assiniano - con Romiti, Tullia Zevi, Massimo D'Alema, oltre che, ovviamente, con l'autore stesso - si affronti quel delicato nodo. Mentre il presidente della Rcs rephea alle obiezioni mosse da Fassino a Berlinguer in platea qualcuno sorride e sussurra questa battuta: «Il segretario si è fatto scavalcare a sinistra anche da Romiti». Da quel Romiti che di fronte a D'Alema e Fassmo si chiede quale credibilità possa avere presso gli elettori un nuovo partito riformista diretto da post-comunisti Pure ilpresidente ds non si sottrae alla discussione su Berlinguer. «Ho un unico rilievo da fare a Piero», dice D'Alema. E il rilievo riguarda proprio quel brano dedicato allo scomparso leader comunista. Non che l'ex premier non sottolinei i «limiti e le contraddizioni di Berlinguer», insieme alla sua «grandezza», ma al segretario ds, D'Alema ricorda che «Enrico seppe interpretare il bisogno di riscatto inorale del Paese». «E questo sottolinea il presidente della Quercia - lo si deve dire di più». Di fronte a queste obiezioni, però, Fassmo, nel corso del dibattito coordinato dall'editorialista del Corriere Paolo Franchi, non fa retromarcia, bensì rettifica solo parzialmente il tiro, insistendo siili' «affetto» che lo legava al leader scomparso. Ma subito dopo il segretario ds ribadisce esplicitamente che «Craxi intuì una cosa» che il pd di Berlinguer, invece, non capì, ossia «la forte domanda di modernizzazione che veniva dalla società». Non c'è il popolo della Festa dell'Unità ad ascoltare questa discussione, ma una platea assai diversa: signore rosso-ramate con mega occhiali Chanel, e signori con vestiti di sartoria, mentre fuori della sala, in via di Ripetta, è tutto un pullulare di auto blu. Perdo l'affermazione del segretario non crea brusii né malcontento. Si rumoreggia, invece, quando Romiti accenna a un passaggio del libro del leader della Quercia. Quello in cui si ricorda che all'epoca della formazione del go¬ vemo Amato Fassino ricevette diverse pressioni per accettare ora un ministero ora un altro, come se la Pubblica Istruzione e la Giustizia fossero la stessa cosa. «Fassino dice il presidente della Rcs - ha avuto il coraggio di scrivere un episodio che non fa certo onore al Paese. Questi erano i metodi allora». La platea si scalda: «E ora quali sono, invece?», grida ima voce dal pubblico. Romiti non si scompone: «Non dico questo - replica - perchè voglio colpire la sinistra: adesso è peggio». Applausi e ancora applausi. Silenzio, invece, stranamente, fatta eccezione per qualcheblanda protesta, quando il presidente della Rcs si pone - e pone ai suoi interlocutori - questo interrogativo finale: «Si parla - osserva Romiti - di costituire un partito riformista, un partito nuovo, ma come può l'elettore dimenticare il passato quando sa che gli uomini sono gli stessi che professavano una certa fede? Ve lo siete chiesto?». Il pubblico non rumoreggia, ma è D'Alema a raccogliere la "provocazione": «Una classe dirigente non si improvvisa, non nasce sotto il cavolo», dice il presidente ds, e via con una lunga difesa della «professionalità della politica». Anche D'Alema e la Zevi alla presentazione del libro del segretario Il segretario dei Ds Piero Fassino con il suo libro Massimo D'Alema e Cesare Romiti alla presentazione del libro

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