La nuova Germania balla coi draghi

La nuova Germania balla coi draghi TRA BALDORIA E ANTICHE STRAMBERIE, UN PAESE ALLA RICOPERTA DELLE PROPRIE RADICI MEDIEVALI La nuova Germania balla coi draghi Alessandro Melazzini TRAUMATIZZATA e con lo sguardo sbarrato sulla catastrofe nazista, la Germania del dopoguerra soffre di una grave miopia della memoria, a cui volontariamente si è condannata. Questa la provocatoria tesi di Karl Heinz Bohrer, con la quale il direttore del Merkur, prestigiosa rivista culturale tedesca, ha dato il la a un dibattito che scuote la Repubblica Federale. Invece d'essere solamente premurosa vestale del proprio recente e tragico passato, esorta Bohrer, è ormai tempo per la Berliner Republik di coltivare una coscienza storica meno ingessata e finalmente matura, in grado di rapportarsi con più equilibrio al proprio passato. A cominciare, ad esempio, dal periodo medievale. Si può parlare di un rinnovato interesse per l'antica tradizione e, insieme con essa, per l'epoca medievale. Se Peter Handke si è messo, infatti, a ritradurre Sofocle e Durs Griinbein ha voluto occuparsi di Seneca, il giovane Moritz Rinke ha riscosso invece uno stupefacente successo con un nuovo adattamento teatrale in tedesco moderno della Saga dei Nibelunghi. L'interesse verso il grande poema medievale tedesco, di cui proprio quest'anno al museo Gutenberg di Magonza sono stati scoperti alcuni frammenti manoscritti, segue una linea già tracciata da altri artisti, fra cui spicca Richard Wagner. Per il Novecento si pensi ai Nibelunghi di Fritz Lang, monumentale capolavoro cinematografico che ebbe la sfortuna di diven- Una scena d tare il film preferito dal Fuhrer. Oppure a Sangue welsungo di Thomas Mann, il racconto di un incesto, che rievoca nel lettore la storia dei genitori dell'eroe Sigfrido. E anche il successo di Umberto Eco e del suo Baudolino, romanzo ambientato ai tempi delle crociate, lascia intendere un'affezionata simpatia del lettore tedesco per tutto ciò che rimanda al Medioevo. Un interesse non improvviso, visto il notevole successo di pubbhco riscosso in Germania qualche anno fa dalla Mostra sull'età carolingia, che ha poi varcato i confini tedeschi, per farsi ammirare anche in altre nazioni europee. D'altronde, il primo «reperto medievale» è lo stesso paesaggio tedesco che, pur devastato dalle bombe dell' aviazione alleata prima e, poi, dall'ansia di ricostruzione ai tempi deir(ormai lontano) boom economico, rimane tuttora in grado di stupire il viaggiatore con paesaggi d'incantevole bellezza. Non a caso, dei 28 siti tedeschi nominati Patrimonio culturale dell'umanità dall'Unesco, più della metà hanno origine medievale, come ad esempio tutti i manieri domininanti la Valle del Reno. Il fiabesco castello bavarese di Neuschwanstein, costruito neU'SOO dal pazzo re Ludwig II, meraviglia copiata accanitamente in ogni Disneyland del pianeta, è in realtà esso stesso una copia dei castelli del Reno. Vi sono poi alcune vere e proprie cittadine che, scampate alla violenza della guerra, hanno mantenuto intatta la loro struttura d'origine. Lo spettatore rimasto affascinato dal Nome della rosa, ad esempio, avrà piacere nel visitare Eberbach, paesino a pochi chilometri dalla roman¬ tica Heidelberg, che ha prestato il proprio monastero per le suggestive scene del film. La cittadella universitaria di Tubinga, anch'essa nel Baden-Wùrttenberg, è stata addirittura risparmiata dai bombardamenti proprio grazie al suo centro storico medievale, mentre l'anseatica Lubecca, ancor prima che acquistasse prestigio per aver dato i natali a Thomas Mann, che lì ambientò le vicende della famiglia Buddenbrook, era famosa per l'architettura nordico medievale in laterizio. E la piccola Rothenburg oh der Tauber, un vero incanto architettonico, si può dire viva quasi esclusivamente di turismo. In molti casi poi le cittadine medievali diventano sfondo per fiere e rievocazioni storiche, capaci di concorrere per partecipazione popolare e turistica con le ammirate manifestazioni tenute nei nostri antichi borghi. Tralasciando l'ubiquo «mercato medievale», dove ci si diverte nei fine settimana a comprare cianfrusaglie e dolciumi, per gli appassionati è imperdibile il Landshuter Hochzeit, una manifestazione con cadenza quadriennale che attira migliaia di visitarori nella cittadina bavarese di Landshut. L'evento, che impegna 2000 comparse in costume e dura tre settimane, rievoca un aristocratico matrimonio tra un duca e una principessa polacca ed è la più grande celebrazione storica in Europa. Ma la manifestazione più antica, e forse la più divertente, è però la Lotta col Drago. Da oltre 500 anni vengono messe in scena nella foresta bavarése le gesta di S. Giorgio contro la bestia fumante, così enorme verde e terribile che pare capace di mangiarsi in quattro e quatt'otto l'Hulk delle sale cinematografiche. Una menzione a parte va poi alla sentitissima tradizione del Festnach, il carnevale svevo-alemanno che si contrappone alla più famosa e turistica parata di Colonia. Se quest'ultima, infatti, nasce nell'Ottocento come parodia della popolazione locale verso l'occupante napoleonico, il Festnach attinge alla tradizione cattolica medievale. In tempo prequaresimale il corteo del Festnach riempe i villaggi di «matti» coperti in volto da preziosissime maschere di legno intagliato e vestiti con tradizionali costumi, intenti a svillaneggiare tutti i malcapitati passanti. All'inizio della festa, sulla piazza del municipio, avviene la simbolica consegna della chiave del paese, che passa per alcuni giorni dallo stimato sindaco all'associazione deimatti. È in queste occasioni che chiunque abbia della Germania l'idea di una terra plumbea e monotona, ha facile gioco per ravvedersi e quasi stupirsi di tanta frivola baldoria e antica stramberia. alessandro@skabadip.com La provocatoria tesi di Karl Heinz Bohrer: basta interrogarci sulle tragedie del'900, è tempo di coltivare una coscienza storica in grado di rapportarsi con più equilibrio al nostro passato Una scena del Tristano e Isotta wagneriano, in una stampa di fine Ottocento

Luoghi citati: Baden-wùrttenberg, Europa, Germania, Magonza