BLACKOUT Tutti i bla-bla del giorno pi ù nero

BLACKOUT Tutti i bla-bla del giorno pi ù nero ECCHI, ACCUSE, SOSPETTI, RETORICA: DOPO IL SILENZI [OLE BLACKOUT Tutti i bla-bla del giorno pi ù nero E f stato un dramma, il blackout. Per tutti gli italiani, ovviamente. Ma anche per quella porzione di italiani estematori dì professione che per alcune ore ha vissuto l'angoscia dell^diorror vacui»: microfoni fuori uso, telecamere malinconicamente spente, radio mute (tranne quelle apile: troppo poche per iproclami alla Nazione. Ma appena si è riaccesa la scintilla e il mondo ha ripreso il suo colore tecnologicamente corretto, l'energia compressa per ore e ore è esplosa e la prosa didi'aratoria è diventata torrentizia, tracimante, incontenibile. Finalmente: di nuovo invettive e rinfacciamenti, scaricabarile e accuse apocalittiche. H blackout è finito e si è riaccesa la fiera delle vanità. Il dibattito politico-energetico ha raggiunto subito il diapason con la sinistra attestata sulla trincea del «è buio, governo ladro» e la maggioranza schierata a testuggine sulla linea «è tutta colpa della sinistra». Sia fatta piena luce. I computer dei giornali non hanno fatto in tempo a ricollegarsi con il mondo che subito sono statimondati di agenzie in cui l'esponente della Margherita Pierluigi Castagnetti ha accusate il governo di «mettitudine», subito rintuzzato da Renato Schifani che per prima cosa ha dato a Castagnetti dello «sciacallo». Affiorano alla mente, per contrasto, le immagini estive di New York immersa nel blackout, dove la città ha saputo reagire allo sgomento e dopo aver liberato i concittadini intrappolati nella metropolitana e prigionieri degli ascensori e si è ritrovata a mangiare in strada a lume di candela i gelati che i negozianti hanno preferito regalare anziché lasciarli squagliare dall'afa e dalla paura. I quegli stessi giorni d'estate, per dire la differenza, l'Italia era sull'orlo di una crisi di nervi per la siccità e i ministri Alemanno e Buttigliene disputavano attorno alla questione: è meglio utilizzare l'acqua residua a favore dell'agricoltura a scapito dell'industria, oppure a favore dell'industria alla faccia dell'agricoltura? Causa caldo atroce, nel dibattito estivo i condizionatori d'aria hanno rischiato la pubbhca dilapidazione come responsabili del tracollo energetico in agguato. Il responsabile del servizio gestione della rete elettrica Andrea Bollino assicurava che in Italia, scene come quelle americane non sarebbero state possibili. Tra i girotondi trapelava la tentazione di dare a Berlusconi e a Bush la colpa del gran caldo. Tra i berlusconiani ultra la rappresaglia è scattata senza esitazione: la colpa era tutta deigovemi dell'Ulivo. Siafattapiena luce. A differenza della solidale reattivitànewyorkese, inltalia la mancanza di luce ha casomai messo ulteriormente in evidenza la cronica incapacità di un'illuminazione bipartisan. Il presidente della Regione Sicilia Cuffaro, per dire, ha vibratamente protestato perché la Sicilia è stata sacrificata ma l'opposizene siciliana a Cuffaro sostiene che è colpa di Cuffaro se la Sicilia è stata sacrificata e non poteva mancare la nota ufficiale dell'onorevole Rino Piscitello (Margherita) secondo la quale la Sicilia sacrificata ha messo in luce nientemeno che il «razzismo» degli italiani del continente. «Razzismo»? «Razzismo». E se sembrano parole grosse, chissà allora come giudicare la richiesta del coordinatore dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio di istituire ima commissione d'inchiesta per appurare le responsabilità del blackout, visto che non è esclusa l'opera tenebrosa di ima «lobby spudorata che vuole forzare la mano al governo e al Parlamento verso il nucleare». Il blackout opera di sabotaggio della tentacolare «lobby nuclea- re»? Sia fatta piena luce.il problema, del resto, è che in Italia la discussione politica è stata travolta da temi e argomenti che in tempi meno emergenziali sarebbero rimasti confinati nell'alveo della discussione non politica: il calde e i pithull, le mannitte catalitiche e i semi di soia, le antenne e l'uso dei telefonini. E figurarsi se in questa bulimia di discussione, la politica potrebbe fare un passo indietro sui fulmini che colpiscono un traliccio e sulla congruità del prezzo di dismissione del nucleare ripudiato in un referendum. Però, tra il blackout estematorio e la furia dichiaratoria postblackout dovrebbe esserci pur una via di mezzo. E invece, il contrario. Ecco Clemente Mastella che recita alla perfezione il ruolo di alfiere del Sud de-elettri- cizzate e mette il dito nella piaga delle «solite differenze tra Nord e Sud» nel ripristino dell'elettricità. Ecce il ministre Marzano che pri- ma se la prende con la Francia e poi con la Svizzera. Ma poi ci sono le torme di pohtici che attaccane il ministro Marzano, che attaccano a testa bassa il governo come se la sede della colpa si situasse a Palaz- zo Chigi e c'è anche lo scudiero leghista del ministro. Massimo Poliedri, che parte a testa bassa contro la vile opera di «sciacallaggio» dell'Ulivo, E c'è anche il respensabile Lavori Pubblici di Forza Italia Maurizio Lupi che risfodera l'antica esortazione «lasciateci lavorare» per deplorare con tutte le sue forze il «troppe ostruzionismo» dell'opposizione nei confron¬ ti degli annunciati e non attuati provvedimenti del goveme sulla questione dell'autosufficienza energetica. Sia fatta piena luce. A proposito di «autosufficienza energetica», l'Italia non ne dispone per una sequenza ininterrotta di colpe, sciatterie ed errori che si sono accumulati nel tempo. Ma il senatore Nania di Alleanza Nazionale ha le idee molto chiare e riselve la questione con l'uso dell'accetta intellettuale attribuendo in tota la mancata «autosufficienza energetica» naturalmente ai governi di centro-sinistra, neanche le avessero fatte intenzionalmente. Intenzionalmente? Oppure metaforicamente. Nell'Italia immersa nell'oscurità, per esempie, l'ergano di Rifendazene comunista dirette da Sandro Curzi, offre un titolo solenne e grave che batte le ere difficili e travagliate della Nazione: «Buio sulla Repubblica». Accostamento audace tra la critica veemente al governo Berlusconi accusato ài irvcrmare il patto repubblicano e costituzionale e il nero dell'Italia senza luce. E per analogia, per suggestione, per spirito di collegamento simbolico, il sindaco di Roma Walter Veltroni si pone la domanda clou di ogni tradizionale visione dietrolegica: «New York, Londra e ora è toccato a noi. E' solo una coincidenza?». Formulazione tipica (insieme a «non a caso», «non casualmente», «strane coincidenze») per alludere a un filo occulto ma tenace che starebbe alla base di tutti i fenomeni considerati e che dà il profilo di una parola tabù: sabotaggio. Ma le parole vanno e vengono, i tic linguistici vivono nuove primavere oppure si inabissane nella desuetudine. Salve poi riapparire nei mementi topici. Ed essendo l'intera Penisola ricacciata nel buie elettrice una di queste situazioni topiche, è inevitabile che riaffiori un vecchio modo di dire che i più anziani ricordano quasi con nostalgia. E' il segretario dell'Arci Tom Benetollo a ricordarci che «serve un nuovo modelle di sviluppo». Ci siamo, finalmente. E' tornato il nuovo modello di sviluppo. Prima che si spengano nuovamente i microfoni. Pecoraro Scanio parla di «manovre della lobby del nucleare», Mastella accusa il Nord di aver tenuto il Sud più a luhgo al buio, Veltroni si chiede «New York, Londra e ora noi. Una coincidenza?» A late II ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano e Carlo Andrea Bollino presidente del Grtn il gestore della rete nazionale Capacità massima dì importaziorw Potenza nazionale disponibile -—é^-ÌÌ PICCHI DI RICHIESTAtT INVERNALE ESTIVO 12/12/21002 26/6/2003