Un olandese per ricucire gli strappi Nato

Un olandese per ricucire gli strappi Nato Un olandese per ricucire gli strappi Nato Il nuovo segretario è un uomo ruvido ma diplomatico, in grado di dialogare sia con i falchi sia con le colombe: sarà in grado di rilanciare l'Alleanza nel dopo-Guerra fredda? Aldo Rizzo JAAP de Hoop Scheffer, prepariamoci a sentire spesso questo nome, un po' astruso per le orecchie latine. È il nome del ministro degh Esteri olandese, designato pochi giorni fa come successore dell'inglese George Robertson alla segreteria generale della Nato (a fine anno). Non è stata una scelta facile. Almeno altri sei nomi sono stati coinvolti, dall'italiano Martino al portoghese Vitorino, dalla norvegese Devold al polacco Kwasniewski, dal danese P. N. Rasmussen al canadese Manley, finché non è spuntato quello giusto, deU'uomo dell'Aia. Naturalmente una scelta del genere è sempre complessa, in un organismo multinazionale come la Nato, ma lo è molto di più quando il momento stesso della Nato è complesso, anzi lo è come mai prima. La Nato è in crisi d'identità. Lo è fin dalla fine deUa Guerra fredda, quando «perse il nemico», cioè l'Unione Sovietica e il suo blocco comunista. Qualcuno disse allora che l'Alleanza Atlantica, specie nella sua espressione militare, che è appunto la Nato, non aveva più ragion d'essere. Poi prevalse il giudizio che essa avesse comunque una profonda motivazione, come fattore, allargato, di stabilità strategica e geopolitica, tanto più che il dopo-Guerra fredda non si annunciava tiepido e tranquillo, tutt'altro. Poi venne l'il settembre, il «siamo tutti americani», la Nato compattamente schierata col grande alleato aggredito. Ma fu la stessa America, dopo aver ringraziato per la solidarietà, a scegliersi alleati «ad hoc» per l'inizio della sua rephea violenta. Infine il manifestarsi dell'ossessione irachena, il farla finita con Saddam Hussein, che agh europei, o ad alcuni di loro, ma importanti, parve oltre misura, o almeno denso di pericoli pari, se non superiori, a quelh che si volevano evitare. La grande frattura all'Onu tra Francia e Germania da una parte e Usa dall'aitra, con effetti dirompenti all'intemo stesso dell'Europa. In questo contesto, vennero alla luce tensioni preesistenti tra le due rive delTAtlantico, su come dovesse essere la nuova Nato, se semphcemente un braccio della diplomazia americana o un'alleanza tendenzialmente paritaria, nella quale l'Unione europea avesse il diritto di rafforzarsi in quanto tale, senza la pretesa di sostituirsi alla Superpotenza, ma facendo pesare il suo parere. Una questione che vede, in entrambi i campi, falchi e colombe. Ora il compito che aspetta il prossimo segretario generale è quello di cercare di ricucire questo quadro lacerato, privilegiando il dialogo tra le colombe, senza trascurare del tutto le ragioni dei falchi. Jaap de Hoop Scheffer sarebbe l'uomo giusto perché è stato favorevole alla guerra americana in Iraq, ma senza ignorare le ragioni di chi la contrastava; perché è un atlantista, ma anche un convinto europeista, e dunque non vede in contraddizione una maggiore forza, e anche autonomia, deU'Ue e l'inevitabile primato delTAmerica, e anzi pensa che l'Alleanza in generale trarrebbe vigore, nel medio-lungo periodo, da un rapporto intemo più equilibrato. Chi lo conosce dice anche che, personalmente, è un carattere ruvido, di poche parole, attento alla sostanza dei problemi, diplomatico per quanto è indispensabile. Che sia davvero l'uomo giusto? Naturalmente, non tutto dipende da lui.

Persone citate: Aldo Rizzo Jaap, George Robertson, Hoop Scheffer, Kwasniewski, Manley, Saddam Hussein, Vitorino

Luoghi citati: America, Europa, Francia, Germania, Iraq, Unione Sovietica, Usa