una Primavera non fa BOTTICELLI di Francesco Poli

una Primavera non fa BOTTICELLI CIAMPI INAUGURA OGGI A PARIGI LA GRANDE MOSTRA SUL RAFFINATO PITTORE CHE SEPPE INTERPRETARE L'UMANESIMO DEI MEDICI E LE INQUIETUDINI DI SAVONAROLA una Primavera non fa BOTTICELLI Francesco Poli PARIGI DA qualche anno il Musée du Luxembourg ha deciso di rilanciare la sua attività con grandi mostre di arte modema, come quelle dedicate a Modigliani e a Gauguin, in nome del suo passato di museo dell'art vivant (per la verità ben poco d'avanguardia), e del Rinascimento, come quella su Raffaello, perchè il palazzo che ora ospita il Senato era stato all'inizio di Maria de Medici. Grazie a un accordo con la Sovraintendenza dei musei fiorentini, è stato possibile organizzare un'altra straordinaria esposizione, «Botticelli, da Lorenzo il Magnifico a Savonarola» che nel marzo prossimo sarà trasferita a Palazzo Strozzi. Curata da Daniel Arasse e da Pierluigi De Vecchi, la mostra intende mettere a fuoco, nel contesto culturale ma anche politico della Firenze degli ùltimi decenni deì'400, l'affascinante e problematica figura di Sandro Botticelli. La sua opera è da un lato l'espressione figurativa più alta dell'umanesimo intellettuale mediceo, quello di matrice neoplatonica di Marsilio Ficino e Angelo Poliziano, che miravano nella filosofia e nella poesia a una conciliazione fra ragione e fede, fra mondo classico e modernità; e dall'altro lato, nella su fase finale, delle profonde inquietudini spirituali, del rigore morale e della visionarietà profetica di Girolamo Savonarola, che aveva infiammato con le sue prediche la città in preda a una drammatica crisi politica, segnata nel 1492 dalla morte di Lorenzo il Magnifico e due anni dopo dalla cacciata dei Medici. L'obiettivo dei curatori è quello di correggere, per quanto possibile la visione per molti versi distorta che si ha ancora oggi di questo pittore, la cui fama presso il grande pubblico è legata soprattutto a celeberrime opere come La Primavera, La nascita di Venere, e alcune Madonne con bambino, e risente ancora dell'interpretazio¬ ne in chiave estetizzante divulgata dai critici inglesi Walter Pater e John Ruskin e dai Preraffaelliti (Dante Gabriel Rossetti è stato proprietario del ritratto di Smeralda Brandirli di Botticelli). Pater aveva enfaticamente sottolineato la dolcezza, l'eleganza e l'attitudine melanconica delle figure femminili botticelliane, e a proposito della Madonna del Magnificat (degb Uffizi, qui non esposta) aveva addirittura parlato di «senso di smarrimento e di perdita». Ma una lettura di questo genere, che pure ha il suo fascino, lascia da parte altri aspetti cruciali della complessità stilistica e concettuale della pittura dell'artista fiorentino. In ogni caso, bisogna dire che la riscoperta di Botticelli comincia nel XIX secolo, perchè prima per secoli la sua figura era rimasta relativamente in ombra. Fondamentali saranno poi gli studi iconologici di Warburg, Panowsky e Gombrich per la sua rivalutazione definitiva. Già negli ultimi anni della sua vita Botticelli era stato considerato superato, in quanto legato a una concezione artistica arretrata in rapporto alle novità sviluppate da Michelangelo e Leonardo (che era solo sette anni più giovane). Su di lui ha pesato moltissimo (d'incomprensione» del Vasari che, pur lodandone (d'opera mirabilissima» esprime un giudizio negativo sull'uomo, descritto come «stravagante», «sofistico» nel suo accanimento di studi su Dante, e caduto in vecchiaia «in disordine grandissimo» tanto da ridursi in estrema povertà, quasi come un mendicante. Notizie queste ùltime che si sono rivelate, alla luce di più recenti ricerche, prive di fondamento, così come è da escludere la sua appartenenza ai seguaci più sfegatati del Savonarola, i cosiddetti «piagnoni», anche se l'influenza del frate ferrarese si fece senza dubbio sentire nella concezione delle sue opere religiose dell'ultimo periodo. In mostra sono esposti 19 dipinti e sei disegni del maestro, due dipinti di bottega, e un piccolo gruppo di quadri e di disegni di artisti della scena fiorentina a lui contemporanea, tra cui Piero di Cosimo, Filippino lippi (suo allievo) e Leonardo. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso alcune sezioni con scansione sostanzialmente cronologica. Nella prima, dedicata al primo periodo di lavoro fino al 1481 (anno del suo viaggio a Roma per dipingere gli affreschi della Cappella Sistina), troviamo innanzitutto alcune Madonne col bambino direttamente legate allo stile dal suo maestro Filippo Lippi. Tra queste c'è quella del museo di Ajaccio, considerata come la prima opera nota del pittore; due tondi meno conosciuti di quelli degli Uffizi, del Museo civico di Piacenza e dell'Ambrosiana di Milano; e la stupenda madonna del museo napoletano di Capodimonte (che rivela l'influenza del Verrocchio, altro suo maestro). Dagli Uffizi arrivano i due piccoli e preziosi pannelli delle Storie di Giuditta. Nella seconda parte della mostra, in una grande sala, insieme ad alcuni ritratti famosi (come quello dell'uomo con la medaglia degli Uffizi) e poco noti, i due capolavori più importanti, provenienti dagli Uffizi, sono Minerva e iZ centauro, databile verso il 1482/83, una delle pochissime opere su tela, e La calunnia del 1495 circa. Il primo, dipinto per i Medici, è un esempio meraviglioso della raffinatezza estetica e della complessità simbolica (anche in questo caso di difficile interpretazione) delle pitture su temi mitologici, mentre il secondo, di dimensioni non grandi, è un'allegoria morale, messa in scena attraverso una straordinaria concatenazione di personaggi animati da un pathos drammatico di tesa espressività, ma allo' stesso tempo di nitidissima definizione spaziale. Carica di significati morali (e anche politici) è anche la serrata narrazione delle Storie di Virginia, tavola databile ai primi anni del '500, che è messa a confronto con un dipinto di soggetto simila- re di Filippino Lippi. Nell'ultima sezione troviamo, tra l'altro, insieme ad un'arazzo realizzato su disegno del pittore, alcune illustrazioni per La Divina Commedia, tra cui una pergamena dipinta con una stupefacente minuzia cbe ci mostra l'insieme dei gironi dell'Infemo. All'inizio del percorso, in alto a sinistra, vediamo Dante e Virgibo (microscopici ma nitidissimi) che stanno per salire sulla barca di Caronte, che ha l'aspetto di una caravella di Colombo. Questo tour de force da miniaturista, del tutto opposto alla grandiosità dei personaggi di quadri come Minerva e iZ centauro o di affreschi strappati come L'Annunciazione e SanMcjostmo (anch'essi in mostra), ci fa ricordare che la prima formazione di Botticelb, presso suo fratello, era stata quella da orafo. Diciannove dipinti e sei disegni ripercorrono la carriera del maestro fiorentino y p Mg?. mm :*mmÈ^' BBSnBHBBBBHSBHBHSBBHHHHH HBHHBBBSBSHHHHBBHB ■9HBHHHHBB S' s? - - Qui accanto la Stona diNastagio di Botticelli, dal Prado, sotto la (/erg/ne annunziata, dal Museo Puskin di Mosca

Luoghi citati: Firenze, Milano, Mosca, Parigi, Piacenza, Roma, Virginia