I RITI CHE FONDANO LA CIVILTA' di Paolo Mastrolilli
I RITI CHE FONDANO LA CIVILTA' I RITI CHE FONDANO LA CIVILTA' Barbara Spinelli DICE il deputato-avvocato Carlo Taormina che il suo modello è l'attuale presidente del ConsigUo: anche quando finge di dimettersi da parlamentare, perché sospettato d'aver dato credito a faccendieri e fabbricatori di falsi dossier nella commissione Telekom Serbia, e poi ritira beffardo le dimissioni. «Cerco d'imitare Berlusconi, estraneo ai falsi riti», dice in un'intervista. Molti comportamenti classici- della democrazia rappresentativa entrano nel novero dì quelli che son visti da Taormina e da Berlusconi alla stregua dì falsi riti, e tutti son gìuchcati noiosi, poco proficui: in ogni caso ipocriti, non autentici, non naturali. E' noioso e poco proficuo accordar- si con l'opposizione, nel momento in cui sì istituisce ima commissione parlamentare d'inchiesta sull'affare Telekom Serbia: la società allo stato naturale impone la guerra di tutti contro tutti, e le commissioni parlamentari sono fatte non per sapere come siano effettivamente andate le cose, ma per calunniare e piano piano annientare l'onorabilità dello schieramento avverso. E' un rituale ipocrita il rispetto delle regole, così come lo sono la dìsputa formalmente beneducata con l'avversario polìtico, l'attenzione a non dire parole a vanvera, la ricerca del vero in un affare polìtico-finanziario. La poUtica ha da essere una passione autentica, un'aiteprìmitiva, e questo è possibile solo se essa assurge allo statuto di guerra. In guerra le regole son quasi tutte d'eccezione e le parole quasi tutte assassine: nel dizionario del ministro delle Riforme Bossi si dice fucilare «GIUSTE LE RADWeiler: nella Coi valori a cui si ispINTERVISTA DI Paolo ICI CRISTIANE» stituzione Uè pirano le norme Mastrolilli A PAG. 6 l'avversario (o l'alleato scomodo), in luogo dì confutare. Sì dice eliminare, invece dì competere. Una commissione d'inchiesta non lavora come in tempi normali, in simili condizioni: ha alle spalle un'intelligence invisibile oltre che inaccessibile (così il presidente Trantino definisce lo staff che fornisce ai parlamentari ì dossier sulle persone sospette), usa gli articoli di stampa come dispositivi di questa o quella propaganda, e mescola arbitrariamente competenze politiche-finanziarie che sono certamente sue con competenze che sono penali e di conseguenza non sono sue. Di qui l'impressione sgradevole, che si ha quando si esamina il caso Telekom alla luce delle rivelazioni fatte venerdì da Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo su Repubblica: la commissione parlamentare incaricata dì indagare è presieduta da un uomo onesto, Enzo Trentino di Alleanza Nazionale, ma è in realtà congegnata come una macchina di guerra poUtica. Non è fatta per accertare il vero, ma per durare e ferire l'avversario tutto il tempo che politicamente sarà giudicato necessario da chi ha mobUitato faccendieri e fabbricatori dì falsi. Lo stesso Trantino sembra nutrire in proposito qualche sospetto: «E' possibile che qualcuno abbia usato la mia faccia, senza meritarla. E io ho il dovere di approfondire questo punto. Ho il dovere di sapere. Anche perché la buona fede, se si viene ingannati; può essere addirittura un'aggravante». Proprio perché dice queste cose («Ho un solo patrimonio da difendere, il mìo onore») Trantino è giudicato da Taormina «troppo C0NTINUAA PAGINA? SECONDA COLONNA «GIUSTE LE RADICI CRISTIANE» Weiler: nella Costituzione Uè i valori a cui si ispirano le norme INTERVISTA DI Paolo Mastrolilli A PAG. 6
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