Il titolare di uno dei negozi sotto accusa: «Siamo i primi a chiedere nuove regole» di E. Min.

Il titolare di uno dei negozi sotto accusa: «Siamo i primi a chiedere nuove regole» LA DIFESA Il titolare di uno dei negozi sotto accusa: «Siamo i primi a chiedere nuove regole» Attomo al tavolo riunito per il «Diritto di tribuna» c'era pure lui. E non si sentiva per nulla sul banco degh imputati. Si tratta di Franco Trad, italo-libanese, 39 anni. Architetto (da diciott'anni nel nostro Paese) e titolare, guarda un po', di ben due Phone Center: il primo in via Principe Tommaso 14 bis, proprio a San Salvarlo, il secondo a Porta Palazzo, in corso Regina Margherita 152. Lui se n'è stato zitto per tutto il dibattito, poi, fuori dalla sala dei capigruppo, di fronte a taccuini e telecamere ba, sommessamente, spiegato il suo punto di vista: «Non si può fare di tutte le erbe un fascio e siamo noi, i titolari onesti di Phone Center, i primi a chiedere a Comune e govemo di dare nuove regole al servizio». Franco Trad comprende l'esa¬ sperazione degh abitanti di San Salvarlo, e arriva anche a sollecitare «che si stabilisca subito una distanza minima fra un punto e l'altro». Ammette pure che, magari, «ci possa pure essere del marcio» in qualcuno di questi centri, ma respinge con forza l'equazione «Phone Center uguale droga, spaccio e riciclaggio di denaro sporco». Spiega, più nei dettagli: «Se vogho agire male, lo posso fare anche nel retrobottega di ima lavanderia come in quello di un parrucchiere. Non è assolutamente provato, né tanto meno automatico che queste attività funzionino da "copertura" per altri traffici. Magari può accadere, ma non è certamente la norma». Ribadisce: «Noi desideriamo che il Comune fissi orari precisi di apertura e chiusura e chiediamo agh organi di polizia di combattere, laddove si presenti l'eventualità, operazioni illecite di trasferimento di denaro». C'è poi un altro aspetto che secondo l'architetto italo-libanese non va trascurato: «Questi Phone Center risultano spesso essere un elemento di aggregazione per i cittadini extracomunitari. Ecco perché accade che si formino capannelli di fronte alle loro vetrine». Incalza: «Ma anche in questo caso non necessariamente si tratta di un'associazione per delinquere». Qualcuno, obietta: «Sì, però, può anche succedere, nel caso per esempio di via Saluzzo o in certi tratti di via BerthoUet, che non restino molti "elementi di aggregazione" per i cittadini italiani, dal momento che hanno in massa chiuso i battenti...». E lui, ribatte: «Certo, ci vuole misura, come bisogna rispettare le regole della civile convivenza. Siamo tutti qui per lavorare in questa direzione. E se volete visitare i miei Phone Center le porte sono aperte a tutti». [e. min.]

Persone citate: Franco Trad