«lo, signorina buonasera ho battezzato la tivù» di Barbara Cottavoz

«lo, signorina buonasera ho battezzato la tivù» INCONTRO CON FULVIA COLOMBO, PRIMA PRESENTATRICE DELLA RAI «lo, signorina buonasera ho battezzato la tivù» E' stata lei a dare il via alle trasmissioni quel 3 gennaio del 1954 Baudo lunedì la intervista a «Cinquanta», la nuova trasmissione Barbara Cottavoz SUNO (Novara) «Un cambiamento ci voleva. Erano annunciatricipoco vivaci, troppo standardizzate»: la prima «signorina-buonasera» condivide la scelta della Rai di affidare la sua immagine a nuove presentatrici. Fulvia Colombo è stata il primo volto che gli italiani videro sul piccolo schermo. La telecamera della televisione si è accesa per lei, il 3 gennaio del '54; «Signore e signori buonasera, oggi cominciano le trasmissioni». Aveva 28 anni, era alta, bionda con gli occhi azzurri. Bellissima. Divenne una diva che dagli schermi della Rai arrivò a Sanremo, alla prosa, al cinema, alla rivista. Viaggiò in tutto il mondo, ebbe amici importanti. «Una carriera da favola» ricorda oggi, ancora bella, curatissima e snella, con quell'eleganza innata che fece di lei un mito. Vive alla residenza per anziani «A castello» dove tutti i giorni suona il piano e guida un laboratorio di scoperta della musica. Sta preparando una trasmissione sulla sua vita per Mediaset. Pippo Baudo è stato da lei in questi giorni per registrare l'intervista che andrà in onda lunedì alla prima puntata di «Cinquanta» la trasmissione di RaiTre per i festeggiamenti dei 50 anni della tv. Un amore che non ha mai smesso di farle battere il cuore. Guarda ogni giorno la tivù ed è informatissima di tutto quello che accade. Sul «pensionamento» anticipato delle presentatrici, il primo sorriso del piccolo schermo commenta: «Mi dispiace tanto per loro. Però, forse, un po' di novità ci voleva. Davano l'impressione di ripetere la lezione, di non pensare a quello che stavano dicendo». A lei piacciono i programmi informativi e divertenti. E sui «colleghi» che apprezza di più fa tre nomi: Pippo Baudo, Mara Veniere Mike Bongiomo. «Trovo che i giovani abbiano poca originalità. Le donne danno troppa importanza all'esteriorità: sono un po' "montate", con vestiti sempre scollati. Non dico che non si debba fare, ma bisogna sceghere il momento opportuno e non esagerare. A chi vuole debuttare consigho di essere se stesse: per fingersi qualcun'altra bisogna essere grandi donne e nessuna lo è all'inizio». Nata e cresciuta a Milano, Fulvia Colombo da bambina sognava di ballare alla Scala, ma il padre si oppose e così studiò pianoforte con Gavazzeni. Avviata alla carriera d'insegnante di musica, incontrò sulla sua strada l'attore Guido De Monticelli a cui confidò la passione per la recitazione. Lui la fece chiamare alla radio, ma dopo quattro mesi seppe che cercavano volti per la televisione e le propose la nuova avventura: «Ho detto di sì subito - ricorda -.' Chiesi "Quando cominciamo?". "Domani!" fu la risposta». Era il 18 aprile del '53, giorno del compleanno di Fulvia, quando partirono gli esperimenti per la tivù: «I primi non furono neanche in studio. Eravamo alla Fiera di Milano, dove mio padre era dirigente, e nel padiglione della MareUi. La figlia del direttore mi riprendeva mentre io raccontavo quello che vedevo». La televisione fu un'esperienza travolgente: «Mi davano soltanto l'ora della trasmissione e il titolo, io inventavo il testo - commenta Fulvia Colombo -. Cominciammo con pochi programmi, poi arrivarono le commedie : mi piaceva molto quando le presentavo con gli abiti di scena tra gli attori. Allora la Rai era una grande famiglia, si lavorava in un clima di annonia. In quegli anni si viveva meglio di adesso, c'era meno frenesia. Poi era il dopoguerra, la gente aveva voglia di divertirsi per dimenticare quello che avevavisto». Nel giugno dello stesso anno la Colombo rappresentò l'Italia all'inaujurazione dell'Eurovisione: «C'erano le speakerine di tutta Europa. Ma.... le ho sbaragliate tutte! Parlavo francese e inglese, suonavo il piano, cantavo. Il "Daily mirror" il giorno dopo mi dedicò una foto in copertina con il titolo "Un dono nella pioggia"». Poi arrivarono il cinema, in Italia e a Hollywood, la rivista, il teatro e il festival di Sanremo che presentò nel '58 quando vinse Modugno. Lavorò sino al '63, poi vennero anni difficili. Si trasferì a Meina, nella casa della nonna, ma fu un periodo di stenti. Ci volle la mobilitazione di un comitato di amici per farle avere la pensione. Quali sono i ricordi più belli? «Riguardano la commedia musicale con Macario, nel '57 - sorride la Colombo -. Stavo benissimo, vivevamo di notte ma gli orari non mi pesavano, anzi. Lo spettacolo ebbe un successo enorme in tutt'Italia. Macario, però, aveva un carattere orribile anche se era un gran maestro. Una sera, a Torino, mi multò perchè il palco si riempì di fiori che mi avevano mandato i miei amici. Lui mi accusò di essermeli spedita da sola. Figurarsi, con quello che mi sarebbero costati.... Poi si lamentò che quando arrivavo in teatro mi permettevo di non salutarlo, Io, dal mio metro e 72 di altezza, risposi: "Ma io non la vedo nemmeno, signor Macario"». Conobbe Mike Bongiomo appena arrivato dagli Usa : «Abbiamo presentato insieme i "Sei giorni della canzone" ma il pubblico lo contrastava - ricorda Fulvia -. Dal palco io lo difesi e tutto andò bene. Il giorno dopo mi inviò dei fiori e il biglietto: "Con eterna riconoscenza". E' venuto a trovanni ancora qualche anno fa». Diva anti-diva, come ama definirsi, frequentava il jet-set. Era amica di Onassis, di cui fu ospite sul panfilo «Kristina», e della cantante Maria Callas: «Era simpatica, quando parlava aveva un vocione e un divertente accento veneto - dice la prima "signorina buonasera" -. Onassis una sera organizzò un ballo per me sulla sua barca ma Ghiringhelli, il sovrintendente della Scala, all'ultimo momento non mi ci portò perchè voleva che restassimo soli», fi giorno dopo «La notte» sparò la notizia del suo matrimonio con Ghiringhelli: «Telefonai al diret¬ tore del giornale per smentire dicendo che non era vero, che dovevamo andare da Onassis. Lui rise e mi disse "Dai sempre la precedenza al prodotto nazionale". Forse aveva ragione, dovevo sposare il sovrintendente. Mai contraddire un giornalista.... Ma io mi sono innamorata una sola volta e lo sono ancora». Top secret sul nome di lui. Non ha rimpianti, anche se intomo a lei restano pochi amici («Sono morti quasi tutti»). Ha un sogno: «Tornare nella mia Milano - dice con un sorriso che le illumina gli occhi azzurri -. Mi sembra un po' più provinciale ma è sempre Milano. Ha il nuovo teatro, bellissimo, e non vedo l'ora che finiscano i lavori alla Scala. Speriamo che non me la rovinino... Quando ci sono entrata la prima volta, avevo 5 anni». La decana condivide la scelta di pensionare le annunciatrici: «Erano poco vivaci e standardizzate» Oggi ha 78 anni vive in una residenza per anziani e suona il piano tutti i giorni Fulvia Colombo aveva 28 anni quando apri le trasmissioni della Rai quel 3 gennaio del 1954