LE GOFF fate e streghe sogni e gioco

LE GOFF fate e streghe sogni e gioco SI APRE OGGI A PARMA LA MOSTRA «IL MEDIOEVO EUROPEO», IDEATA DAL GRANDE STORICO FRANCESE, CHE NE HA SCELTO I CAPOLAVORI LE GOFF fate e streghe sogni e gioco Jacques Le Goff SOGNO e cortesia. Il mondo medioevale è un mondo di gente che sogna, ma a differenza di uomini e donne dell'Antichità, che potevano rivolgersi a numerosi interpreti professionah dei sogni, che esercitavano persino nei mercati, la Chiesa medioevale proscriveva l'interpretazione dei sogni, attribuiti per la maggior parte a Satana, o all'indecenza di corpi travaghati dall'indigestione, dall'ubriachezza o dal desiderio erotico. La Chiesa riconobbe dunque agli inizi solo alcune categorie di sognatori privilegiati: santi, re, monaci; poi si moltiplicarono nell'arte le raffigurazioni di sognatori illustri, mentre l'interpretazione dei sogni si faceva sempre più democratica. Gli artisti medioevali giunsero a definire una postura quasi liturgica per la persona che sogna: per lo più non supina, ma coricata su un fianco e appoggiata su un braccio. Il sogno diventa un genere letterario. Dai sogni di Carlo Magno nella Chanson de Roland fino al Roman de la Rose il sogno é stato un grande tema, che ha sublimato questo aspetto dèlia quotidianità di uomini e donne. H sogno infine si inserisce nella crescente it'umazione dei costumi che Elias ha chiamato (processo di civilizzazione». Buone maniere a tavola, scene d'amore, bagni, si diffondono in un'atmosfera signorile in cui gli oggetti lussuosi delle arti minori - specchi, avori, gioielli - occupavano un posto centrale. Sogni e scene cortesi sono presenti e frequenti nella società del XV secolo che il grande storico olandese Johan Huzinga ha chiamato L Autunno del medioevo. [...1 Personaggi umani, personaggi femminih. Il mondo delle donne e degli uomini è ampiamente presente nell'arte medioevale. Certo, nell'insieme predominano gli uomini: è il «medioevo maschio» descritto da Georges Duby; ma le donne sono ben presenti nelle rappresentazioni figurative, nelle quali si rende manifesto il loro potere di seduzione, nel bene e nel male. Ecco quindi che il tema evangeheo delle vergini sagge e folli offre all'arte gotica lo spunto per belle statue dai forti contrasti, n carattere die si vuole fondamentale della donna è la sua ambiguità, il suo essere volta a volta Eva o Maria. Ambiguità condivisa anche dai personaggi, che a volte il medioevo ricupera, dei vecchi depositi mitici e popolari. Così anche le fate trovano posto nel mondo cristiano medioevale. Una di loro, Melusina, seduttrice di cavaheri, sedusse anche roman¬ zieri e miniatori. Donna-serpente divenuta umana, feconda e benefica, dissoda terre, costruisce castelli, allatta i suoi figli. Ma la sua natura viene scoperta dal marito, che con ciò la condanna, sia pure involontariamente, ad abbandonare sposo, figli, dimora; potrà solo tornare-di notte, lanciando «le grida della fata» descritte da Gerard de Nerval. In questo mondo che spesso ignora la. frontiera tra realtà e immaginazione si crede all'esistenza di un prestigioso animale simbolico, l'unicorno, interpretato come una vergine che fugge i cacciatori e va a rifugiarsi in grembo alla Madonna, la vergine per eccellenza. Dopo ionumerevoli raffigurazioni, l'unicorno ispirò un capolavoro del XV secolo: il ciclo di sei grandi arazzi della Dame à la licome, tra le opere più suggestive conservate al Musée du Moyen Age di Parigi. Abbiamo visto Maria tra i personaggi divini; tra quelli umani e femminih bisogna cominciare da Eva, che del resto nell'arte medioe- vale finisce col perdere la natura malefica. Nel suo ruolo di tentatrice, principale colpevole del peccato originale, Eva può incarnare la bellezza femminile, in particolare il nudo, forma in cui Maria non può certo essere raffigurata. Così esposta Eva rappresenta tra l'altro l'ossessione del corpo vissuta dalla società medioevale. I corpi delle dorme aristocratiche incarnano sempre più, nella statuaria, nel ritratto, la bellezza fermni±iile, conservando però nell'espressione del viso se non l'ambiguità certo almeno un'aura di segreto. È il caso della marchesa Uta, nella cattedrale di Naumburg. La musica e il gioco. Il medioevo non è il mondo triste, pieno di gemiti, di cui troppo spesso si parla e si scrive. Al contrario, ha conosciuto il riso, si è divertito, è vissuto in mezzo a sonorità e melodie. Ha inventato o perfezionato non pochi strumenti musicali. Ha fatto progredire l'arte corale con il canto fermo, chiamato anche gregoriano. Ha aperto la strada alla polifonia e, sul finire, grazie anche a nuove forme di devozione - la Devotio moderna ha creato una forma musicale moderna, 1' Ars Nova. Abbiamo poche testimonianze sulla musica profana e sulla danza aristocratica, ma sappiamo dai testi che furono praticate abbastanza da suscitare l'ostilità, fortunatamente inefficace, del clero. E tuttavia la presenza eminente della musica nella società e nella cultura medi )evali ha avuto sovente come teatro il luogo cruciale di quella società e di quella civiltà: la chiesa. Il medioevo infatti ha sviluppato anche uno strumento destinato a enorme fortuna: l'organo. E in più, anche se in ritardo rispetto all'India e all'Estremo Oriente, ha diffuso suoni legati alla liturgia, questo autentico calendario sonoro dell'Occidente. Parliamo delle campane, che dai campanili, a partire dal VE secolo, hanno risuonato con sempre maggior forza in tutto l'Occidente medioevale. Dalla Bibbia gli artisti hanno fatto uscire un regale musicista: Davide, e attraverso di lui hanno innalzato al trono uno strumento, liuto o arpa, e una pratica sacra dall'origine: la danza. Anche nel campo del gioco le pratiche, i divertimenti sono stato numerosi. Anche qui, per lo più con una frontiera netta a separare i giochi degli strati superiori della società da quelli dei ceti popolari. Certo nel medioevo non si è praticato lo sport come si faceva neh' Antichità e come si tornerà a fare nell'Europa del XIX secolo, ma i giochi di palla sono stati presenti, tanto che l'origine del nostro calcio è da ricercarsi proprio nel medioevo. In questa mostra compare uno dei giochi più tipici dei divertimenti aristocratici, segno ancora una volta delle influenze orientali, giacché arriva dall'Asia per tramite degli arabi tra XI e XH secolo: gli scacchi. Acquisteranno tale prestigio che un bell'esemplare del XH secolo verrà attribuito ad un possessore illustre, Carlo Magno. Circa l'anno 1300 il domenicano italiano Iacopo da Cessole, seguendo il gusto letterario dell' epoca per le opere di «moralità»", redige il Liber super ludo scaccorum, nel quale l'interpretazione dei pezzi e del gioco degù scacchi dà luogo a una delle più interessanti descrizioni della società e delle mentalità medioevali. La morte e l'aldilà. La mostra inizia con le porte e l'evocazione degli spazi terrestri nei quali si è sviluppata la civiltà medioevale. Si chiude con un'altra apertura : quella sull'Aldilà e sull'etemità, È il tipo di fine su cui ruminavano donne e uomini del medioevo, spintivi dalla Chiesa o anche all'interno della loro devozione personale, I rapporti tra i vivi e i morti costituiscono un aspetto fondamentale di ogni società. La società medioevale ha conosciuto un' evoluzione essenziale di questi rapporti. I vivi erano tenuti a pregare per i morti, ma a partire dalla fine del XH secolo seppero che avevano speciali doveri di preghiera verso una particolare categoria di morti: le anime del Purgatorio. È questo il momento in cui si inventa questo terzo luogo del mondo ultraterreno. Da allora la geografìa dell'Aldilà comprenderà cinque luoghi deputati, di cui due limbi (uno dei bambini e uno dei Patriarchi), e tre luoghi principali: Inferno, Purgatorio, Paradiso. L'Inferno e il Paradiso, a differenza dal Purgatorio, dovranno durare in etemo: l'umanità medioevale cristiana aspira alla salvezza, spera di essere accolta in Paradiso. L'attesa della fine dei tempi, della fine della storia, che dovrebbe sfociare nell'eternità, a ispirato la massima opera del medioevo, che non poteva mancare qui: la Divina Commedia. La presenza dell'Aldilà e dell' Eternità coinvolge due aspetti essenziali. Da un lato, il coronamento della storia umana è la risurrezione dei corpi, perché il cristianesimo, unico tra le altre religioni, ne ha fatto un dogma di fede. Dall'altro, questa è un'altra occasione di rendere manifesta l'importanza del corpo nella civiltà medioevale. Infine, come eco alla creazione, evento fondatore della storia, la società medioevale prevede per la propria fine un altro grande avvenimento. Poiché, durante il medioevo, ci si preoccupò sempre più attentamente della elaborazione del diritto e della giustizia, l'atto finale è un giudizio: il Giudizio Universale. Qui finisce la storia, qui il visitatore della mostra conclude il suo viaggio colmessaggio di speranza proposto dalla Bisurrezione. Dall'Introduzione al catalogo della mostra «l1 medioevo europeo». Traduzione di Daniela Romagnoli Il carattere fondamentale della donna medievale è la sua ambiguità: a volta Eva a volte Maria La prima incarna l'ideale della bellezza e del nudo e l'ossessione del corpo in quella società Troppo spesso si parla di quei secoli come tristi e pieni di gemiti Al contrario il Medioevo ha conosciuto il riso ed è vissuto in mezzo a sonorità e melodie Ai divertimenti di palla del tempo risale l'origine del calcio Benedetto Antelami, Deposizione dalla Croce, splendido bassorilievo del Duomo di Parma, che fa parte dei percorsi della mostra sul Medioevo Europeo di Jacques Le Goff Lo storico francese Jacques Le Goff Ampolla colombifoi me ( secolo XII), custodita al museo del Duomo di Fidenza

Luoghi citati: Asia, Cessole, Estremo Oriente, Europa, India, Parigi, Parma, Uta