Sulla Gasparri i dubbi dei costituzionalisti

Sulla Gasparri i dubbi dei costituzionalisti RILIEVI ANCHE DA SARTORI, ELIA, PACE, CASSESE Sulla Gasparri i dubbi dei costituzionalisti Perplessità soprattutto sulla posizione di Rete4 e la costituzionalità della legge. Ainis: sarebbe meglio non costringere Ciampi al rinvio Mara Montanari ROf/lA Tra meno di due settimane, salvo imprevisti, la Camera bcenzierà il disegno di legge Gasparri. L'esame e il voto iniziano mercoledì prossimo e si andrà avanti a tempi contingentati. Poco spazio al dibattito, dunque, per marciare spediti verso la seconda e definitiva lettura del Senato. E' in dirittura d'arrivo, insomma, l'approvazione della legge che riforma il sistema radiotelevisivo. E manca poco anche al momento in cui i nodi verranno al pettine. O almeno dovrebbero, secondo quanto da mesi stanno rilevando schiere di giuristi e professori. Giovanni Sartori, Alessandro Pace, Leopoldo Eba, Sabino Cassese, Michele Ainis. Un fuoco di fila senza precedenti. I rilievi sollevati sono di natura costituzionale, poggiano su comuni punti fermi e si rivolgono a un unico interlocutore. Al presidente della Repubblica, Ciampi, a cui spetta promulgare la legge. Il cuore dei dubbi di legittimità costituzionale che si aprono sul destino della Gasparri, riguarda innanzitutto il destino di Retequattro. Tema già oggetto di accese polemiche. «La legge Gasparri - ragionava 1116 luglio scorso sulle colonne del Corriere, Giovanni Sartori eccebe nel sistemare gb interessi di Sua Emittenza visto che gli regala tre cose: gli salva Retequattro, gb consente di aumentare le sue quote di pubblicità, gli consente di invadere più che mai l'editoria e i giornali». Considerazioni pobtiche, quest'ultime. Tuttavia, c'è una base legislativa che legittima i dubbi di costituzionabtà del- l'operazione: i pronunciamenti della Consulta. «La Corte costituzionale - ha spiegato a Famiglia Cristiana, l'ex presidente Leopoldo Eba - nell'intento di stabilire una condizione di parità e pluralismo, stabbi che Mediaset, in posizione dominante sul mercato, dovesse "dimagrire" di una rete, almeno fino a che non fosse arrivata l'era digitale, grazie alla quale il numero dei canali si moltipbcherà all'infinito, e, teoricamente, il plurabsmo verrà più garantito». Il canale di cui si parla è Retequattro. Da anni avrebbe dovuto essere visibile solo sul satellite. Ma di proroga in proroga, Retequattro è ancora, tutt'oggi, in chiaro. Tuttavia, un termine c'è : il 31 dicembre di quest'anno, ed è stato la Consulta a fissarlo con la sentenza del 20 novembre 2002. «La legge Gasparri - si chie- deva Sabino Cassese sul Corriere alcuni giomi fa - risponde al dettato deba Corte costituzionale?». Secondo Cassese ed altri giuristi non lo fa e per diversi motivi. «La Consulta argomenta il costituzionabsta - aveva indicato nel 31 dicembre la fine deba fase transitoria, mentre la legge Gasparri la utilizza come data d'inizio di una fase transitoria». Il ddl Gasparri, infatti, impone un'accelerazione ab'ingresso nell'era digitale e stabilisce che, durante questa fase di trasformazione, sia consentita la proroga delle concessioni analogiche, compresa Retequattro, fino al 2006. «La legge Gasparri - ragiona Leopoldo Eba - elude in questo modo la sentenza deba Corte, affermando che, siccome il digitale ci sarà, tanto vale far fìnta che c'è già sin da ora». Un punto su cui è durissima la bocciatura del professor Alessandro Pace: «La Consulta è stata chiara: U plurabsmo va calcolato sub'analogico terrestre. Il digitale non può essere un pretesto per eludere la scadenza». Chiarisce ulteriormente. Sabino Cassese: «Il disegno di legge Gasparri opera su un caso interessante di contraddizione tra una tecnologia (futura) che consente di moltipbcare canali e offerte, ponendo le premesse per risolvere il problema del pluralismo, e ima situazione (presente) di forte concentrazione». Conclude Leopoldo Eba rivolto al capo debo Stato: «Vedrà Ciampi se questa legge rispetta la scadenza deba Corte e se soprattutto corrisponde al suo messaggio al Parlamento debo scorso anno, nel quale il concetto di plurabsmo è ribadito innumerevole volte». Già, il messaggio del capo dello Stato. Il primo dal suo arrivo al Quirinale. «Onorevoli Parlamentari, la garanzia del plurabsmo e deb'imparziabtà deb'informazione costituisce strumento essenziale per la reabzzazione di una democrazia compiuta». Questo l'incipit del messaggio. Il riferimento di Elia e degli altri giuristi non è casuale. Metteva in guardia su La Stampa, Michele Ainis, riferendosi al muro contro muro tra maggioranza e opposizione sulla legge: «Al di là dei contenuti, il metodo con cui verrà approvata la Gasparri può inficiarne, se non la legittimità, quantomeno l'opportunità costituzionale: ed è questo precisamente l'ambito debe valutazioni rimesse al capo debo Stato, in sede di promulgazione delle leggi, sarebbe meglio non costringerlo al rinvio».