«Arafat è arbitro del terrore» di Fiamma Nirenstein

«Arafat è arbitro del terrore» ANALISTA POLITICO DELL'UNIVERSITÀ' DI HERZLYA E BIOGRAFO DEL RAISS PALESTINESE «Arafat è arbitro del terrore» Rubin: tutte le forze armate sono nelle sue mani, sta a lui agire intervista Fiamma Nirenstein GERUSALEMME IL mondo è diviso fra chi dichiara Arafat rilevante per il rinnovo di un processo di pace e chi ritiene invece che sia irrilevante, ma è d'accordo nel considerare scandalosa l'ipotesi israeliana di esiliarlo. Bush ha ripetuto che il Raiss «ha tradito il suo popolo». L'uomo che tiene legato a sé il destino palestinese, col suo ritomo sulla scena riapre per l'ennesima volta -il dilemma mondiale: dal momento che è forte, bisogna averci a che fare? Oppure il suo potere è soltanto volto a prolungare lo scontro? L'ultimo libro del professor Barry Rubin, uno dei più importanti analisti pohtici del Medio Oriente, direttore del Gloria (Global Research Center in International Affairs) deh Università di Herzlya, è intitolato 'Yasser Arafat: a Politicai Biography"; è pubblicato dalla Oxford Press e Rubin stesso lo presenterà a Roma alTUniversità Luiss oggi alle 17,30. Professore, pensa che Arafat con le nuove proposte di tregua vogha aprire una nuova fase di colloqui con Israele? «Solo due gioini or sono a Jenin è stato trovato e fatto saltare un grossissimo ordigno pronto per il prossimo attentato, ogni giorno la polizia israeliana e lo Shabbach (i servizi segreti) ricevono 40 avvertimenti. Al di là della propaganda, l'attività terrorista è ancora in pieno movimento: non perviene da Arafat nessun segnale concreto di pace». Molti sostengono che non vuole rompere la possibilità di avere un seguito fra tutti i palestinesi. Che cosa potrebbe fare, comunque, per fermare il terrorismo? «Moltissimo: basterebbe che ordinasse a Fatah, e quindi alle sue Brigate di Al Aqsa, di non partecipare ad azioni terroristiche, potrebbe annunciare che espeherà da Fatah chiunque risulti parte di un piano terroristico, potrebbe chiudere le fabbriche di bombe., niente di tutto questo avviene. E il potere è ancora tutto nelle sue mani». Si dubita che Hamas e Jihad gh consentano tante potere. «Praticamente tutte le forze amate sono nelle sue mani, tutti i gangli del potere e del denaro sono suoi, i media sono suoi, il primo ministro è suo, e trovo particolarmente interessante la sua virtuosa proclamazione di un consigho di sicurezza nazionale per unificare tutte le milizie annate. Una richiesta che da parte di Abu Mazen, poveretto, era intesa in senso opposto, per sottragli il potere». Professore, sembra che Israele abbia sbagliato di molto dichiarando urbi et orbi la sua intenzione di esiliare Arafat: gh ha restituito la fama. «Il comunicato del govemo diceva "Israele si riserva il diritto di agire". non che avrebbe agito; voleva spiegare quanta frustrazione e quanto lutto aveva provocato l'estremismo di Arafat. Inoltre è sempre stato chiaro che nel govemo c'erano divergenze, per esempio Sharon non pensa che sia un'operazione utile esiliarlo. Ricordiamoci anche che Israele riportò Arafat da Tunisi, quando promise di fermare il terrorismo. Arafat ha violato l'accordo, e ha rilanciato una strategia che prevede la sparizione di Israele e l'uso del terrorismo su larga scala», ii-j. jh-ì ,i ...a Con tutto dò, se Arafat diventasse un esule, per Israele sarebbe megho? ((Non dal punto di vista della propaganda, forse, ma concretamente, si aprirebbe forse un'utile scontro fra leaderper la successione, col confronto di punti di vista diversi. Anche l'economia ne gioverebbe, la corruzione verrebbe almeno discussa. E verrebbe introdotto il principio della responsabilità, raro in Medio Oriente». Pensa che Israele, che con la sua uscita ha ricevuto il voto contrario dell'Onu, stia conducendo una politica sensata? (dn linea di massima sì, anche se sarebbe utile ribadirla limitando l'attività deUe colonie e costmendo la divisione di difesa più rapidamente, e anche ripetendo la volontà di consentire lo Stato palestinese. In generale Israele cerca di minimizzare U pericolo, di catturare o punire i terroristi, di migliorare la difesa civile, di incoraggiare una leadership alternativa». Ma quale strategia persegue Sharon? «Ci sono quattro alternative, e nessuna è facile:, aumentare il prezzo del terrore con maggiore severità; ritirarsi unilateralmente, col-rischio di suggerire un'idea di debolezza che attira aggressività e terrorismo; sperare che Arafat si ravveda e tratti per una soluzione definitiva, due Stati per due popoli, una possibilità quasi inesistente; oppure delegare a una forza di interposizione straniera il compito di fennare la guerra, col rischio che molto rapidamente questo risulti in una vittoria di Arafat, che potrebbe ricevere i Territori senza impegnarsi a rispettare Israele. Israele sta agendo con molta cautela, perché tutte le soluzioni possono essere giuste o sbaghate». Il professor Barry Rubin