Lo staff Onu di Antonella Rampino
Lo staff Onu Lo staff Onu «Via da Baghdad Ci sono troppi rischi» Antonella Rampino ROMA Per l'Onu è fondamentale un successo in Iraq, ha detto ieri al Palazzo di Vetro Kofi Annan. Ma, ha precisato, «dovunque le Nazioni Unite saranno impegnate sarà necessario proteggere in modo più efficace il nostro staff». Sulla dichiarazione nel segretario generale ha certamente influito l'ultimo grave attentato di Baghdad, dopo quello che ha causato la morte di Viera De Mello, per il quale lo stesso Kofi Annan aveva inviato a tutti i dipendenti e dirigenti dell'organizzazione ima lunga missiva. Ma l'altroieri pomeriggio a New York, all'ufficio centrale della sicurezza del Palazzo di Vetro, secondo fonti interne all'organizzazione, è giunta anche una lettera. Firmata da tutti i responsabili della sicurezza delle varie agenzie dell'Onu a Baghdad, a cominciare dall'Unicef, Uhcnr, Fao e Pam, essa chiede che si dichiari per l'Iraq la «fase cinque»: ovvero la fase in cui, per ragioni di sicurezza, tutto lo staff delle organizzazioni viene ritirato. La procedura interna all'organizzazione, per le responsabilità che il tema pone, prevede che la cosa venga poi inoltrata sulla scrivania di Kofi Annan: una risposta è prevista in tempi brevi, forse già per il prossimo venerdì, così come accaduto in altri casi particolarmente critici, tra i più recenti a Timor Est. La richiesta dei responsabili a Baghdad delle varie organizzazioni non è la sola e non è la prima. La United Nation Staff Union, come dire il sindacato del personale Onu, aveva già chiesto immediatamente dopo l'attentato a Viera de Mello la sospensione delle operazioni Onu in Iraq, e il ritiro di tutti i dipendenti e dirigenti, finché non sarà migliorata la sicurezza. E lo staff presente in Iraq era già state ridotto a una cinquantina di persone dopo quel primo gravissimo attentato. La risposta di Kofi Annan a quella richiesta non si era fatta attendere: il segretario generale aveva disposto immediatamente una inchiesta intema, designando alla guida della missione a Baghdad l'ex presidente finlandese Martti Ahtisaari, iniziativa accolta con soddisfazione dal sindacato. Adesso, la richiesta che viene dai responsabili delle agenzie sul territorio, ma che tuttavia difficilmente porterà a mollare la presa dell'organizzazione sull'Iraq. Dove, tuttavia, le preoccupazioni aumentano di giorno in giorno. Il Security Office dell'Onu in Iraq, in particolare, nei suoi bollettini quotidiani, pubbhcamente consultabili su Internet ma non più comunicati nei briefing della Coalizione alla stampa, monitorano una situazione allarmante, in specie attorno all'aeroporto di Baghdad, oggetto di diversi attacchi nelle ultime due settimane, anche con missili. Una situazione fortemente a rischio, dunque. Ma, come ha scritto dopo l'ultimo grave attentato Kofi Annan «Il servizio alle Nazioni Unite non è semplicemente un lavoro, è una vocazione. E quelli che ci hanno odiosamente attaccato non ci distogheranno dai nostri compiti. Troveremo un modo di proseguire la nostra azione, ovvero di continuare ad aiutare gli iracheni a ricostruire il proprio paese e a riconquistare la propria sovranità sotto una guida liberamente scelta».
Persone citate: Kofi Annan, Martti Ahtisaari, Viera De Mello
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