Da Picasso a Bacon esplode l'angoscia

Da Picasso a Bacon esplode l'angoscia A PALAZZO FORTI DI VERONA UNA GRANDE MOSTRA ANALIZZA «LA CREAZIONE ANSIOSA» DEL XX SECOLO Da Picasso a Bacon esplode l'angoscia Marco Rosei VERONA DALL'IMO di Munch alla Guemica di Picasso, da Odilon Redon a Francis Bacon, l'angoscia del vivere, tra drammi epocali come le guerre mondiali e tragedie esistenziali, ha segnato buona parte dell'arte del XX secolo. Gli artisti, con il sismografo d'una sensibUità più acuta, hanno registrato il malessere del Novecento e ce l'hanno restituito in opere che sono, proprio per questo, entrate nell'immaginario della nostra epoca. A illustrare il versante "ansioso", esistenziale, dissociato e disgregato dell'arte del Secolo Breve è la mostra «La creazione ansiosa», aperta fino all' 11 gennaio a Palazzo Forti di Verona. Chi scrive diffida istintivamente delle vaste rassegne tematiche, pronto però a ricredersi quando il tema ha una precisa determinazione, non estrinseca né effimera, nella nostra cultura e nel nostro tempo e soprattutto le sue formulazioni visive, e dunque le scelte del materiale esposto, hanno coerenza di significato ed efficacia di coinvolgente comunicazione. È certo il caso del drammatico spettacolo Da Picasso a Bacon, come recita il titolo per necessità di comunicazione; in realtà, è un viaggio che va dalla morte nel quotidiano di Munch e dagli incubi onirici di Odilon Redon al Teatro delle Orge e dei Misteri di Nitsch e alle modelle-oggetto nelle fotografie di Vanessa Beecroft, passando attraverso i disegni di Antonin Artaud reduce da tre anni di elettroshock. Nel saggio introduttivo del catalogo Marsilio, che offre preziose chiavi di comprensione del visitatore, che sarà comunque coinvolto e turbato dalla mostra, Giorgio Cortenova gioca le sue ottime carte («Mai, come nel secolo appena terminato, ma ciò vale a partire dall'ultimo quarto dell'Ottocento, la filosofia ha assediato l'umano pensiero in stretto riferimento con l'esistenza del singolo»): la prima citazione è del filosofo esistenzialista Abbagnano, la seconda di Kiekegaard, la terza e la quarta di Nietzsche e di Simmel. Da ultimo compare un seminario inedito di Lacan sull'«Angoscia». Non è, da parte del curatore o megho autore della mostra, una semphee esibizione di cultura filosofica, ma il vero filo rosso delle scelte, degli accostamenti lungo il secolo con le sue immediate premesse. Esse comprendono i mari tempestosi di Strindberg e le maschere grottesche e gli scheletri di Ensor, la sismografia analitica ma surreale delle angosce quotidiane di Klinger e le allucinazioni dei gessetti dello svedese Cari Fredrik Hill, i pochi scampati dalla «pietosa» distruzione della sorella e degh amici. Lungo quel filo rosso, le scelte sono fortemente «mirate»: di Picasso, due studi variazioni di Guemica sono abbinati ad una donna mostro del 4 ottobre 1941 e ad un allucinato Autoritratto a matite colorate del 1972, che sfata ogni mito del flusso vitale del patriarca novantenne che sfida la natura. Accostamenti di singolare intelligenza travalicano la suddivisione in capitoh «concettuah», liberatoria dalla gabbia degh «ismi» e delle tendenze canoniche e canonizzate. Gli Autoritratti a inchiostro e il Ritratto a olio «visionari» di Schònberg (la definizione è sua) appartengono a «La rappresentazione impossibile», dedicata all'angoscia dell'uomo nel rispecchiare un se stesso inconoscibile e incomprensibile, dominata dalla cristallina sgradevolezza dei mostri umani neooggettivi di Grosz, Dix e Schad, con cui in verità la sohtudine troppo elegante delle Spiagge di Cremonini non regge il confronto. La sezione si conclude con i 9 minuti del video di Bill Viola Lo spazio fra i denti, che consiste in una lentissima carrellata in avanti fino al particolare della chiostra dei denti e della gola dell'autore che emette tm continuo urlo strozzato, omaggio con la tecnologia di fine secolo al quadro emblema di Munch di cent'anni prima. Schò nberg compare anche ritratto da Schiele (a sua volta ritratto dal compagno di strada Max Oppenheimer-Mopp, altrettanto degno di ima fama che ancora oggi non gli è concessa) nel capitolo «La narrazione impossibile», introdotto da Ensor e comprendente Schiele, Kokoschka, Picasso e Bacon, con la presenza tra gioco, horror e surrealtàdiHeZIo?: uno dei fantocci «Dummies» di Tony Oursler nel baule da cui sporge il corpo di cenci, mentre sulla testa-cuscino ovoidale il proiettore video ostentatamente visibile proietta le smorfie e i balbettii deformati e ingranditi di Tracy Leipold. La coerenza del discorso di Cortenova è al vertice nella «Ferita della materia», introdotta da una testa Idolo della prima fase di Baselitz, possente ma matericamente sfatta, colante, che si apparenta con Jom, con il bronzo Grande testa tragica di Dubuffet e soprattutto con quell'immagine indicibile dei Lager che è Non siamo gli ultimi di Music. Come nei mighori momenti visivi della mostra, il discorso si reahzza e si concreta nel confronto fra Burri, Tapies, l'altro di- . menticato spagnolo Millares e i documenti fotografici degh «Azionisti viennesi» Nitsch, Muhl, Schwarzkogler, Brus e il correlato video della francese Orlan, in cui la materia ferita è il corpo stesso del performer. I cavalli di Guernica e le azioni di Nitsch illustrano il versante esistenziale, dissociato e disgregato del Novecento I riferimenti filosofici del male di vivere sono Kierkegaard e Abbagnano, Nietzsche e Lacan La mostra «La creazione ansiosa da Picasso a Bacon», a cura di Giorgio Cortenova, è aperta a Palazzo Forti di Verona fino all'11 gennaio. Si può visitare da martedì a domenica dalle 9,30 alle 19,30 L'EMERGENZA DELLA PSICHE. Sul finire dell'800 cadono in arte le buone «maniere», emerge il subconscio come in Angoscia di Munch, del 1896 LA NARRAZIONE IMPOSSIBILE. Negli Anni 30 l'immagine si sbriciola contrassegnando l'illogicità dell'essere: qui festa dì cavallo di Picasso LA FERITA DELLA MATERIA. Il corpo umano diventa oggetto di performance e di azioni: nell'immagineSe/biverstùmme/ung III di Gùnter Brus, del 1965

Luoghi citati: Cortenova, Guernica, Verona