Francia-Ue, armistizio su Alstom di Enrico Singer

Francia-Ue, armistizio su Alstom PARIGI MODIFICA IL PIANO DI SALVATAGGIO PER EVITARE SANZIONI, VIA UBERA DALLE BANCHE CREDITRICI Francia-Ue, armistizio su Alstom Raffarin: industria salva. Monti: l'ok non è scontato Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Quella che poteva diventare l'ennesima - e devastante - guerra tra Parigi e Bruxelles si è trasfonnata ieri in un armistizio. Più che onorevole. Anzi, quasi in un esempio di come possono funzionare i rapporti tra un governo nazionale e le autorità europee. La Francia ha accettato di trasformare il progettato ingresso diretto nel capitale di Alstom in un «prestito di liquidità» garantito da titoli che potranno diventare azioni «soltanto se la Commissione europea lo approverà». E' soddisfatto il commissario alla Concorrenza, Mario Monti: «In questa vicenda non ci sono stati né vincitori, né vinti. Sarebbe stato un passo indietro per l'Europa se non fossero state rispettate le regole». Ed è soddisfatto anche il ministro delle Finanze francese, Francis Mer, che ha potuto annunciare alle banche il piano di salvataggio del gigante dell'elettromeccanica evitando il «no» preventivo della Uè. La decisione presa a Bruxelles da Monti - «in pieno accordo con Prodi», ha detto più volte il commissario europeo - non è ancora la luce verde al piano di salvataggio: «H fatto che le modifiche accettate dal governo francese abbiano reso non più necessario esercitare l'ingiunzione di sospensione che eravamo pronti ad adottare, non significa die la Commissione abbia autorizzato l'aiuto», ha detto Mario Monti. L'esame del piano comincia soltanto ades- so. E comincia proprio perché Parigi ha accolto l'unica, sostanziale, domanda arrivata da Breuxelles in questa fase: rispettare le regole, non precostituire situazioni dalle quali non sarebbe poi stato più possibile tornare indietro. Come diventare azionista al 31,5 per cento di Alstom, secondo quella che era la linea centrale del piano d'intervento originario. E' su questo punto-chiave dell' operazione che il governo francese «ha concordato di desistere». Non è soltanto un fatto procedurale. La ricapitalizzazione diretta di Alstom avrebbe rappresentato un colpo alla pohtica di controllo degli aiuti di Stato che, per Monti, «non è un ostacolo» per le imprese europee. Ma, al contrario, è la garanzia di regole certe e uguali per tutti. Francia compresa. E il commissario ha ricordato i tanti casi in cui Bruxelles ha dato via libera a Parigi per la creazione di «campioni nazionali» (TotalFinaElfl o, addirittura, mondiah (Arcelor) per sottolineare che i controllori di Bruxelles non devono essere considerati dei nemici. «Siamo soddisfatti di non essere stati costretti a far scattare l'ingiunzione di sospensione che la Commissione aveva autorizzato la scorsa settimana nel caso la Francia non avesse modificato il piano. Ma questo dimostra che è stato uno strumento valido come mezzo di dissuasione», ha spiegato Monti. Che cosa succederà adesso? Una volta che Francis Mer avrà precisato tutti i contenuti del piano, i servizi del commissario alla Concorrenza apriranno la procedura formale di autorizzazione che contano di chiudere in un tempo record (l'obiettivo è sei mesi) per non lasciare i 180 mila dipendenti di Alstom - e il mercato - nell'incertezza. E se la clausola della eventuale conversione in azioni dei titoli di garanzia del prestito non fosse accolta? «Non ho motivo di credere die il governo francese non terrebbe fede agli impegni presi», ha risposto Mario Monti ricordando che questa conversione è condizionata al «sì» di Bruxelles che potrà arrivare soltanto quando - e se - sarà accertato che una simile eventualità sia compatibile con le regole sugli aiuti m Stato. Ma l'armistizio ha già provocato un importante segnale positivo: le banche creditrici di Alstom, ieri sera, hanno approvato il nuovo piano di salvataggio. E questo aumenta l'ottimismo. E il premier Raffarin ha potuto affermare: «L'Alstom è salva». I NUMERI DELLA CRISI | PROFONDO ROSSO j La situazione finanziaria di I Alstom è pericolosa. Il gruppo ha realizzato nell'ultimo esercizio un giro d'affari di 21,3 miliardi perdendo 507 milioni. Con le partite eccezionali, il rosso sale a 1,4 miliardi. DIFFICOLTÀ NELL'ENERGIA La divisione energia rappresenta la metà delle vendite del gruppo. Ha registrato una perdita operativa di 690 milioni di euro, soprattutto a causa delle difficoltà della divisione grandi turbine. MALE I TRASPORTI BENE LE INFRASTRUTTURE Il fatturato è di 5 miliardi con un risultato operativo negativo di 24 milioni. La domanda di infrastrutture resta sostenuta. CANTIERI, SI CHIUDE Per quanto riguarda la costruzione di navi, il giro d'affarièstatodi 1,S miliardi ma i cantieri di Saint-Nazaire non hanno più ordini in portafoglio. TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE È l'unica divisione che dia un risultato consistente (6,30Zo del fatturato) ma deve essere ceduta alla Areva per 950 milioni, nel quadro del programma di cessioni da 3 miliardi annunciato dal gruppo. Il commissario Uè Mario Monti

Persone citate: Francis Mer, Mario Monti, Prodi