Ciak, il diavolo

Ciak, il diavoloIL SOGGETTO CINEMATOGRAFICO CHE CESARE PAVESE TRASSE DAL «DIAVOLO SULLE COLLINE» TRA LA TORINO NOTTURNA E LE LANGHE Ciak, il diavolo Cesare Pavese I RE studenti ventenni girano le strade tutte le notti, annoiandosi, riI dendo, dibattendosi. Pieretto, basso di statura e sempre sarcastico; Oreste, alto e bonario (è un campagnolo, d'origine); Loris, sempre in urto scherzoso con Pieretto. Oreste studia medicina, con impegno; gli altri pensano soltanto afiutare la città. Una notte finiscono sulla colhna, per smania di nottambulismo, e incontrano la bella automobile di Poh, e Poh dentro riverso, mentre la macchina cammina piano. Oreste lo riconosce e lo soccorre. Poh è ubriaco (o drogato?). Poh si rimette (elegante, faccia ingenua, vizioso) e discorrono, guardando il mare di luce di Torino. Poh ha strane, balbettanti idee tra mistiche e da eremita. Dei tre Oreste lo cura, perché erano amici d'infanzia in campagna (dove Poh ha una villa, il Greppo); Pieretto lo tratta ridendo; Loris si scoccia, irritato. Poh riporta tutti a casa in auto, ma Pieretto resta con lui e girano tutta la notte. Ritomo a casa di Loris (interno borghese, un po' misero), e Oreste (stanza d'affitto). Segue la giornata di Loris e Oreste, monotona (che dipinga gh ambienti e la città, ma soprattutto la situazione dei tre giovani, ancor timidi, adolescenti, e già padroni di sé). Poh e Pieretto hanno intanto girato, per esempio, i laghi lombardi. Svenimento di Poh in viaggio. La notte Pieretto, tornato, cerca Loris e lo porta all'albergo di Poh, dove Poh li aspetta con Rosalba, la donna che l'ha seguito da Milano, donna sposata, patetica, leggermentepassée, disperata. Serata in un locale all'aria aperta, molto chic; Poh discute con Pieretto; Rosalba passa dalla gioia di essere fuori con Poh e coi suoi amici alla pena di non essere fatta ballare da Poh. Scene un po' villane di Poh (Poh è il vihano elegante, ritiene tutti, cortesemente, al suo servizio ecc.). Rosalba, isterica, rinfaccia a Poh la loro situazione - tono sempre farsesco ma vera dev'essere la sofferenza di Rosalba. Notte bianca in giro per le campagne in macchina. Arrivo al mattino in un paesino provinciale; Loris telefona a casa per avvertire ch'è fuori ecc. Colazione rusticana (ciliege e salame?) dei quattro. Altri isterismi di Rosalba mentre accompagna Loris a telefonare. Innamorata di Poh come foUe, e maltrattata. Poh è sempre drogato e assorto a discutere. Ritomo, ambiente di Loris e giornata. Cose monotone, lente, estive. Tensione. AUa sera telefonata di Oreste che annuncia che Rosalba, in albergo, ha sparato a Poh e Poh è all'ospedale. Loris immagina la scena del litigio dei due e il colpo. Ospedale. Oreste intomo a Poh. Poh è im ferito/arsesco ma grave (questi due aggettivi definiscono il tono di tutta questa prima parte). Poi arriva il padre di Poh, industriale da Milano, e l'ospedale diventa impraticabile ai tre. Oreste ha notizie da coUeghi. Poh guarirà. Accanite discussioni tra Pieretto e Loris (Oreste, il bonario, sta ah'ospedale, non discute; a modo suo vuol bene a Poh) sui vizi, sui discorsi, sul buontempo milionario di Poh. [...I OSSERVAZIONI: La storia è divisa in tre tempi: a) incontro dei giovani con Poh e Rosalba, e crisi; b) viUeggiatura dei tre al paese d'Oreste (la campagna come lavoro e come onestà e come natura); e) viUeggiatura dei tre al Grep- pò (la campagna come spreco e inutUe inselvatichita beUezza) e crisi dei rapporti Poli-GabrieUa e gioco di passioni intomo a loro due. I tre giovani sono giovani borghesi che entrano neUa vita, con le civetterie (sarcasmi, discussioni, ecc.) e le ingenuità (gusto o irritazione per U mondo di Poh) che la loro posizione d'età e di classe richiede. Poh-Rosalba e poi Poh-Gabriella sono l'alta società (i ricchi, i milionari) come appare ai tre giovani - affascinante e urtante, in¬ quietante, perversa, avventurosa. I luoghi - Torino nottuma e collina; paese di Oreste neUa canicola e lavoro; Greppo solitario e incolto ma elegante e mondano; formano un crescendo che esprime anch'esso la favola deUa storia: l'avventura giovanUe di normali giovanotti, cittadini o quasi, davanti al lavoro (contadini) e aUo spreco (Greppo), tutta piena di fascino femminUe patetico-ironico con Rosalba) (travolgente e raffinato con GabrieUa). Essenziale a questo effetto è U tono sempre scanzonato e polemico e sarcasti¬ co dei tre che aUa fine si scoprono tali proprio perché sono ancora ingenui. Essi sono sui 19-20 anni. Poh sui 22, Rosalba sui 35-40 e GabrieUa sui 20-22. Al mondo dei tre (ragazzi scopritori deUa natura e deUa società) si contrappone U mondo vizioso e foUe di PoU, Rosalba e GabrieUa, che anch'esso però ha i suoi valori tragici: lo sforzo di Poh, enfant gate e scioperato, per darsi una filosofìa mistica, la passione omicida di Rosalba, la passione contenuta e ironica e disperata di GabrieUa. La figura principale è GabrieUa perché, giungendo ultima in scena, riassume in sé l'ultima crisi: U tragico e ridicolo Poh, dopo là tragedia (rapidissima come sceneggiatura) di Rosalba, è U al Greppo relegato dal padre, malato, indeciso, e si afferra ai tre giovanotti per riempire la sua giomata. GabrieUa, che è tornata a fargli compagnia in queUa soUtudine (si erano separati per noia, per incompatibilità, per vizio) sopporta anche i tre, ci gioca, ci si diverte e aUa fine si attacca al più sano e buono (Oreste). Ma suo destino è non uscire dal suo mon¬ do, dal suo patto con Poh (che del resto lei ama, a modo suo) e aUora, aUa crisi finale de'U'emottisi di Poh, si mostra chi è: una risoluta, coraggiosa, appassionata donna. E' ima storia di paesaggio, una commedia ricca di spunti drammatici, di tocchi leggeri, di wit rappresentativo. U dialogo, essenziale, deve ridursi al minimo. La stagione è l'estate, torrida e festiva (estate in città, estate sul lavoro deUe vigne, estate sui pini). L'unità è data anche dal ritomo ritmico: collina di Torino, collina di Oreste, collina del Greppo. Mariarosa Masoero SE è stato dimostrato che Pavese, negh Anni Venti, scoprì U cinema attraverso l'America e le donne, è altrettanto vero che ad esso ritornò, neUa primavera del 1950, grazie a due giovani attrici americane, Constance e Doris Dowling. Saggi e soggetti cinematografici, lasciati mediti daU'autore, hanno visto la luce a partire dal 1958. Tra i primi occorre citare Per la famosa rinascita del 1927, I problemi critici del cinematografo, datato 28 maggio - 6 giugno 1929, e Di un nuovo tipo d'esteta (Il mio film d'eccezione), «probabilmente posteriore di qualche anno»; i secondi annoverano imprimo, acerbo tentativo del 1928, Un uomo da nulla, e poi, a distanza di più di venti anni, Il diavolo sulle colline e Breve libertà (altri titoli: Gioventù crudele e Le due sorelle). Amore amaro e IZ serpente e la colomba (altro titolo: La vita bella), tutti, ad eccezione forse del primo, scritti per le soreUe Dowling. L'amore per Constance (Connie), incontrata a Capodanno a Roma e, agh inizi di marzo, rivista a Torino e accompagnata in un breve soggiorno montano in VaUe d'Aosta, sembra dare significato e contenere «tutta la sua vita passata, la inconsapevole preparazione - l'America, U ritegno ascetico, l'insofferenza deUe piccole cose, Usuo mestiere». Egli vive un noveUo «stato di creazione»!...]. La data di stesura del soggetto cinematografico, 8 marzo 1950, di poco successiva a queUa deU'uscita del romanzo aU'intemo, come secondo, deUa trilogia La heZia estate (15 novembre 1949), ne fa U primo documento di queUa nuova stagione creativa l...]. In questo caso, però, le ragioni deUa scelta vanno verosimilmente ricercate neUa caparbia e appassionata difesa deUa sua opera nei confronti dei tanti giudizi critici, dettati da preoccupazioni e riserve politiche e morali [...]. E' U caso del «profe», Augusto Monti, che aveva individuato in quel racconto, come pure negh altri due, un «punto positivo» e molte «ciarpe», ma che, soprattutto, lo aveva accusato di «odio del prossimo» ( 16 gennaio 1950) ; la risposta di Pavese ( 18 gennaio), per così dire gridata, suonava così: «Il Diavolo è un inno giovanile di scoperta deUa natura e deUa società; ai tre ragazzi tutto pare beUo, e soltanto a poco a poco prendono contatto ciascuno a modo suo con la sordidezza del mondo "futUe" - un certo mondo borghese che non fa nuUa e non crede a nuUa [...1». E U 25 febbraio, suU'«Unità», Rino Dal Sasso si era espresso in termini polemici ma cortesi, stimolanti e capaci di soUecitare nuove idee e riflessioni da parte di Pavese: «I tre giovanotti delDiavoto hanno, come loro sostanza poetica e umana, la baldanza adolescente dei demolitori inteUettualistici: questo è U tema del racconto e non si può quindi criticame le espressioni "inteUettualistiche, paradossali" senza perdere U preciso assunto deU'autore». Il soggetto cinematografico IZ diavolo sulle colline sarebbe, quindi, un'ulteriore risposta, tesa a rafforzare e a ribadire, in sedi e forme diverse ma talora con gh stessi materiah, quel primo giudizio espresso a caldo da Pavese U 7 ottobre 1948 (le date estreme della stesura sono 20 giugno - 4 ottobre 1948) e affidato al diario: «Il 4 ott. finito U Diavolo in collina. Ha l'aria di qualcosa di grosso». La piccola casa editrice di Pistoia «Via del Vento» (tei. 057/3479737) riscopre il soggetto cinematografico, mai uscito in volume, di Pavese «Il diavolo sulle colline». Con una nota di Mariarosa Masoero. Eccone in anteprima alcuni brani. Cesare Pavese con l'attrice Constance Dowling a Cervinia nel 1950