Arafat ringrazia l'Onuf Israele furiosa

Arafat ringrazia l'Onuf Israele furiosa DOPO LA RISOLUZIONE VOTATA DALL'ASSEMBLEA GENERALE CONTRO LA RIMOZIONE DEL RAISS Arafat ringrazia l'Onuf Israele furiosa Dal G7 sì al piano per la Palestina Aldo Baquìs TEI AVIV «Una risoluzione mutile». Cosi Israele ha accolto ieri la presa di posizione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che (con 133 voti a favore e 4 contrari) ribadisce che il presidente palestinese Yasser Arafat non può assolutamente essere ((rimosso» dai Territori, cosi come minacciato dieci giorni prima dal governo di Ariel Sharon. «1 dirigenti palestinesi ferebbero meglio ad impegnarsi a debellare il terrorismo, piuttosto che estorcere risoluzioni inutili dall'Assemblea Generale», hanno detto fonti pohtiche a Gerusalemme. La sfiducia abissale di Israele verso l'Orni risale all'epoca di David Ben Gnrion. «Se la luna fosse una questione palestinese, l'Assemblea generale voterebbe che è piatta invece che rotonda», ha commentato Raanan Gissin, un consigliere del premier Ariel Sharon. Gissin ha ribadito che anche all'indomani della risoluzione Onu Arafat resta un fomentatore di terrorismo e che Israele ha diritto di difendersi. Da parte sua Arafat ha accolto con compiacimento il voto al Palazzo di Vetro di New York che «conferma - ha rilevalo - il sostegno della comunità internazionale ai diritti del popolo palestinese, in particolare a liberarsi di un'occupazione che a\r,vma\egge». Dd New York a Dubai, la questione palestinese è tornata alia ribalta ieri quando il ministro delie Finanze di Arafat, Salam Fayad, ha illustrato le molte traversie in cui si dibatte l'economia dei Territori in una riunione del G7.1 Sette hanno espresso apprezzamento per gli sforzi da lui prodigati «per mighorare la trasparenza dell'Anp» e hanno affidato ai tecnici la prosecuzione dell'esame di un cosidetto Piano Marshall per la Regione. L'impegno per un piano di sostegno all'economia palestinese «segue l'iniziativa del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi», ha osservato il ministro per l'Economia Giulio Tremonti, secondo cui la relazione di Fayad «è stata commovente». Nel frattempo la diplomazia statunitense è impegnata in un duplice sforzo. Da Israele richiede che non estenda la barriera di separazione con la Cisgiordania fino ad includere la popolosa colonia di Ariel: cosa che creerebbe sul ten-eno un'enclave profonda una ventina di chilometri. Ieri sono partiti per consultazioni urgenti a Washington il ministro degli Esteri Silvan Shalom e Dov Weisglass, uno stretto consigliere di Sharon. L'altra fonte di cruccio per Washington è il governo in fase di costituzione a Ramallah da parte del premier incaricato Abu Ala: un esecutivo in cui tutti i posti chiave politici e militari saranno occupati da persone ritenute totalmente fedeh ad Arafat. Nei giorni scorsi lo stesso presi¬ dente George Bush ha avuto parole dure nei confronti del presidente palestinese. Lo ha accusato di aver «fallito» sia sul piano diplomatico (avendo impedito progressi nel processo di pace) sia sul piano operativo (non avendo stroncato con fermezza i molteplici gruppi terroristici attivi nei Territori). Poche ore dopo, da Ramallah, l'Anp ha risposto per le lime. «Le parole di Bush non aiutano il processo di pace», ha constatato Abu Ala in un'intervista al giornale al-Ayam. ((Arafat è un leader eletto, rappresenta il volere del popolo palestinese». Abu Ala conta di poter presentare domani in parlamento un governo dotato di un certo margine eh manovra, sia all'interno che all'estero. Sul piano interno, si recherà oggi a Gaza per incontrare dirigenti di Hamas e della Jihad islamica da cui ricevere un sostengo per una nuova tregua nei Territori. Al tempo stesso ha cercato di organizzare un incontro ira Arafat e il leader dell'opposizione laburista Shimon Peres. Peres, a quanto pare, ritiene che il momento non sia opportuno. Il ministro dell'Economia Tremonti: l'impegno per gli aiuti segue l'iniziativa del premier Berlusconi Yasser Arafat promette vittoria alle centinaia di fedelissimi che ie;i ^ sono riuniti davanti al suo quartier generale a Ramallah