Garzón incrimina Bin laden per l'11 settembre di Gian Antonio Orighi

Garzón incrimina Bin laden per l'11 settembre CON LO SCEICCO DEL TERRORE ACCUSATE ALTRE 34 PERSONE Garzón incrimina Bin laden per l'11 settembre n un dossier di 710 pagine l'ordinanza choc del giudice spagnolo personaggio Gian Antonio Orighi MADRID MANDATO di cattura intemazionale contro Bin Laden per appartenenza o collaborazione alla rete terroristica islamica, la strage dell'I 1 settembre, truffa, frode fiscale, falsificazione di documenti e porto abusivo di armi. E arresto non in isolamento ma con esclusa la possibilità di uscire su cauzione». Questa l'ordinanza, accompagnata da ima lista di altre 34 persone accusate di far parte di Al Qaeda (tra cui Taysir Alony, il giornalista della Tv Al Jazeera arrestato giovedì scorso a Granada), spiccata ieri da Baltasar Gar¬ zón, il gip del Tribunale Nazionale di Madrid che ama definirsi «giustiziere planetario». L'ordinanza di Garzón è assai corposa, 710 pagine. Dopo aver inviato pignole rogatorie a Stati Uniti, Gennania, Indonesia, Inghilterra. Grecia, Arabia Saudita, Giordania, Turchia, Svezia, Siria, Yemen e Belgio, il magistrato che cercò inutilmente di far estradare da Londra l'ex dittatore cileno Augusto Pinochet (e anche la giunta militare argentina e il defunto re del Marocco Hassan H), arriva alla seguente conclusione: «Al Qaeda è ramificata in diversi Paesi ed è internazionalista». Ma perché il celebre gip («toga rossa» dichiarata, con un passato da seminarista e da mamsta), 47 anni, in magistratura dall'81 e al Tribunale Nazionale dall'88, si oc¬ cupa solo adesso di Bin Laden e di altri 16 dirigenti di Al Qaeda? Perché, scrive il magistrato, «fu proprio in Spagna che si ultimarono i dettagli e la data esatta degli attacchi contro le Torri Gemelle e il Pentagono». Garzón, nel voluminosissimo dossier (messo integralmente in rete ieri dall'edizione online del quotidiano filo-socialista «El Pais») parte da una delle operazioni anti-Al Qaeda spagnole più importanti: Granada, novembre 2001, cattura di 11 elementi comandati da Imad Barakat, nome di battaglia Abu Dahdad, un muratore siriano naturalizzato spagnolo di 37 anni che era il rappresentante di Bin Laden in Spagna. Barakak, insieme a Ghaleb Kalaje, Abu Thala, 53 anni, detenuto nel 2002 a Madrid, imprenditore im¬ mobiliare spagnolo di origini siriane e finanziatore delle rete binladesca, avrebbero collaborato molto attivamente nei preparativi degli attentati di New York e Washington. Non solo. Abu Thala, nel '98, si recò negli Stati Uniti per filmare diversi obbiettivi e fece giungere i filmati ad Abu Khaleb, uno dei dirigenti di Al Qaeda. Di più: Garzón ricostruisce (sono fatti provati, già pubblicati dai giornali spagnoli) che uno dei capi dei piloti suicidi, Mohamed Atta, arrivò in Spagna nel gennaio del 2001 da Tampa, nel cui aeroporto aveva seguito corsi di addestramento per piloti. Sempre nello stesso anno Atta ricompare a Madrid, a Barcellona, a Salou, dove avrebbe incontrato grossi esponenti delle rete terroristica islamica. «La Spagna è servita come base di riposo, preparazione, indottrinamento, appoggio, finanziamento e organizzazione di molteplici persone integrate nella stessa rete», dice il «giustiziere planetario». Per questo «tocca alla Spagna l'applicazione del principio di giustizia penale universale». Garzón precisa che gli ordini di cattura di ieri si giustificano «al margine del fatto che qualche imputato è sottomesso a processo in altri Paesi, poiché è necessario impedire che eludano la giustizia quando siano localizzati o detenuti. Solo allora si stabilirà la priorità delle giurisdizione e delle competenze». Insomma: il gip vuole processare Bin Laden e i suoi accoliti, se saranno arrestati. Chissà che risate si faranno il capo di Al Qaeda e George W. Bush.