Saddam irride Bush «Ritirati, stai subendo troppe perdite in Iraq» di Maurizio Molinari

Saddam irride Bush «Ritirati, stai subendo troppe perdite in Iraq» MESSAGGIO DELL'EX DITTATORE SU UNA TV ARABA Saddam irride Bush «Ritirati, stai subendo troppe perdite in Iraq» La Casa Bianca: lo cattureremo vivo o morto. Ma l'amministrazione adesso ammette di non aver trovato legami tra il Raiss e Al Qaeda Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Andatevene il più presto possibile e senza condizioni». La perentoria richiesta ai soldati americani è stata rivolta da un nastro attribuito a Saddam Hussein e reso noto dalla tv di Dubai al-Arabiya. Rivolgendosi ai leader della coalizione internazionale che ha rovesciato il regime del Baath, la voce incisa sul nastro chiede: «Ritirate le vostre armate perché non c'è ragione per continuare a subire delle perdite, sarà disastroso per l'America come per i suoi alleati continuare questa aggressione». Registrato «a metà settembre» e consegnato ieri alla tv araba, il messaggio è in particolare mirato contro il presidente americano, George W. Bush: «Tu menti alla tua gente come a tutto il mondo per giustificare la guerra contro l'Iraq, ma le perdite subite dal tuo esercito ti rendono impossibile non ammettere la sconfitta e se non la ammetterai oggi lo farai domani». La seconda parte del messaggio è destinata agli iracheni, ai quali si annunciano «buone notizie» ovvero che «le perdite stanno iniziando a divorare il nemico così come il fuoco brucia i boschi». Da qui la richiesta di moltiplicare gli attacchi della guerriglia: «O mujaheddin, indossate la divisa, stringete il cinturone, dovete aumentare la stretta su di loro e intensificare la lotta armata, dimostrate la vostra rabida sparando, facendo dimostrazioni in strada, scrivendo graffiti sui muri e offrendo donazioni alla resistenza». L'intento è di spingere la popolazione irachena a una sollevazione collettiva simile alla rivolta anti-francese in Algeria o all'Intifack palestinese: a Saddam non bacano i singoli agguati messi a semo dai fedayn, vuole trasformafe l'intero Paese in un «inferno peflgli occupanti infedeli». Come giàawenuto in occasione di analoaii nastri, dopo le minacce a B^h e gli incitamenti agli iracheniSaddam termina rivolgendosi aiPaesi che non condividono la pditica di Washington: «Sperianp che nessuno dei membri del dnsiglio di Sicurezza cada nella teppola della politica estera ameJcana, è bene che sappiano che il topolo iracheno non accetterà llcuna soluzione senza la fine bell'occupazione, ogni idea che I/mantiene l'occupazione è solo un bluff». Il duello a distanza con Saddam non dispiace al capo della Casa Bianca che ieri, in un'intervista rilasciata a diversi media regionali, ha dichiarato: «Mi piacerebbe catturarlo vivo o morto e un giorno è questo che accadrà». Alle spalle di Bush trapelano però dall'amministrazione non poche incertezze: tanto il segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, che il consigliere alla sicurezza, Condoleezza Rice, hanno ammesso di «non disporre di prove sufficienti» per attestare un coinvolgimento di Saddam Hussein negli attacchi ddl'll settembre. Rumsfeld ha lanciato però un avvertimento a chi critica la condotta della guerra: «Sono affermazioni che non aiutano mentre i soldati sono in campo». Suljfronte diplomatico fervono i negoziati al Palazzo di Vetro in visjta della presentazione di una npova bozza di risoluzione da parte degli Stati Uniti, nel tentativo di ottenere il via libera del Qmsiglio di Sicurezza dell' Onu per avere più truppe dagli alleati. Per superare l'obiezione di Parigi e Berlino la Casa Bianca sarebbe disposta ad accrescere i poteri civili dell'Onu a scapito dell'amministrazione militare guidata da Paul Bremer. «La soluzione è vicina» ha dichiarato il ministro degli Esteri greco, George Papandreu, dopo un incontro al Dipartimento di Stato con Colin Powell. Mentre Washington preme su India, Pakistan, Bangladesh e Turchia per «affidare ad un Paese musulmano» la guida di un parte del contingente intemazionale in Iraq, la Corea del Sud si è detta disposta a fornire diecimila uomini, chiedendo però in cambio alla Casa Bianca un maggiore raccordo nella gestione del¬ la crisi con la Corea del Nord. A Baghdad intanto è giallo sull'identità di otto «combattenti stranieri» che, catturati, hanno svelato di essere occidentali: sei sarebbero americani e due britannici. La notizia trapelata non è stata confermata dal Pentagono, secondo il quale accertamenti sono in corso per verificare se abbiano detto la verità o se non si tratti invece di un espediente per essere liberati. Se fosse vero, sarebbe la prima volta in cui cittadini americani vengono catturati all'estero durante la guerra al terrorismo, dopo il caso del taleban-americano John Walker Lindh, catturato in Afghanistan e poi processato. m—dsS—c—te—src— L'immagine di Saddam sugli schermi di Al Arabiya durante la trasmissione del suo ultimo messaggio