Nella scuola dei MILLE COLORI

Nella scuola dei MILLE COLORI REPORTAGE NEGLI ISTITUTI MENTRE PARTE LA RIFORMA MORATTI Nella scuola dei MILLE COLORI inchiesta Chiara Berla di Argentine ROMA A metà del lungo corridoio ce un bambino con una signora, lui ondeggia lievemente la testa; lei lo tiene per mano: insieme rientrano in classe. Per la sua età, 8 anni, Roberto, è alto alto; uno spilungone in maglietta gialla e pantaloni da ginnastica. Robertolil nome è di fantasia come tutti quelli dei minori citati, ndr), un bambino malato di autismo, è andato in bagno aiutato dall'assistente educativa e, ora, può riprendere la lezione di disegno. Da una piccola, tenera, scena quotidiana al 126" Circolo, una materna e due elementari pubbliche intitolate al cantante romano Romolo Balzani (quello del barcarolo) e a Iqbal Masih (un bambino pakistano che è stato ucciso dai suoi sfruttatori) per un totale di 600 alunni ( 150Zo gli extracomunitari e rom) e 103 insegnanti, al quartiere Casilino 23, periferia est di Roma, riprendiamo il nostro viaggio nella scuola italiana nei giorni del dibattito sulla riforma Moratti e dello scontro politico tra maggioranza e opposizione sui bonus alle private (La Stampa, domenica 14 settembre). A ventiquattro ore dal discorso al Vittoriano del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi sulla centralità e la priorità ; garantita dalla Costituzione dela squola pubblica e dalla richiesta del ministro Letizia Moratti di più investimenti sull'istruzione più che perdersi in polemiche di parte è istruttivo andare a vedere che cosa sta succedendo in concreto in una scuola che, come tante in Italia, non ha grandi mezzi ma ha grandi compiti e nuovi problemi da affrontare. Il Tricolore sventola sul pennone all'ingresso; su un cartellone zeppo di colori è scritto: «In questa classe non si prendono in giro i compagni». Altra classe, altro cartellone con la classifica di un torneo che si tiene fra gli alunni: vince chi alla fine dell'anno avrà letto più libri. Biblioteca e laboratorio d'informatica; palestra e mensa autogestita (200 milioni di lire l'anno negli ultimi anni sono stati risparmiati e reinvestiti in materiale didattico o, per esempio, in nuove brandine per i bambini delle materne) con menù, preparati dall'amatissimo cuoco Fernando (vera istituzione della scuola con il portiere Romano, tifoso sfegatato di Totti e compagni come la maggioranza degli alunni) differenziati per i musulmani figli del Corano, per i piccoli ebrei, ma anche per i bambini vegetariani. Nelle aule non c'è nessun crocefisso, due donne, una è una suora laica, insegnano la religione cattolica (700Zo dei genitori ha chiesto l'esonero). Betta, una bambina di colore, ha i capelli raccolti in tante treccine, bionde; Lia, gli occhi in su, è una bambolina del Bangladesh che parla romanesco; la mamma di Leila che, in attesa fuori dalla segreteria, ha il capo coperto dal velo. Zainetti e jeans come tutti gli altri piccoli alunni, dal vicino campo di via Cordiani, arrivano ogni mattina a scuola i ragazzini rom Rudari, ortodossi serbo-rumeni: sono già la seconda generazione di rom che ha frequentato questa scuola. Molto più lungo il viaggio che deve fare Eddy, un ragazzino africano disabile che abita a Genzano: per trovare una scuola è dovuto arrivare fino al Casilino e, ogni giorno, fa avanti indietro in autobus. «Io posso parlare con il computer poi lavorare. Io voglio dirti che mostro il mio lavoro più volentieri, è mio, lo mostro con molto piacere». A scrivere grazie al computer queste parole è stata Alba, una bambina down, completamente muta, che con grandi sforzi e grande aiuto degli insegnanti è arrivata quest'anno a frequentare la quinta elementare. Ha una maglietta a righe bianche e rosse. Alba, e sorride allegra tra i suoi amichetti di classe. Sfoglio il quademone a spirale dove sono stati raccolti i suoi piccoli lavori, le sue frasi uscite da un silenzio così immenso e, almeno per mn cronista, la notizia che da quest'anno in ogni scuola elementare oltre all'inglese si studierà informatica assume contomi ben più profondi: quante piccole Albe ci sono in giro per il nostro Paese che possono essere aiutate? Ed invece qui nella scuola del Casilino 23, una enclave nccolo borghese (300Zo genitori lanno la laurea), tra i dignitosi palazzi che sono stati costruiti da una cooperativa di ferrovieri, al confine di vecchi quartieri popolari come Centocelle e Torpignattara, non spira un'aria buona per Letizia Moratti e per la sua riforma. Anzi. «Non credo che il ministro Moratti conosca minimamente realtà come la nostra. Non temiamo per nulla la competizione con le private, ma per noi la scuola non è solo un luogo dove contano le prestazioni, per noi è un grande fattore di integrazione e prevenzione. Ignorare ciò che abbiamo costruito in tanti anni di lavoro, con tanta fatica, con tanta passione è come darci uno schiaffo» dichiara Simonetta Salacone, dirigente scolastico (non si fanno più chiamare presidi) del 126" circolo. E Nadia Ferretti, insegnante di italiano e storia aggiunge: «Sono preoccupatissima e come me la maggioranza delle mie colleghe. Preoccupatissima di che cosa succederà di me come lavoratore - si parla di altri 30 mila tagli agli organici - e preoccupatissima per il tipo di scuola che si sta prospettando. No, non è la scuola per cui ho lavorato in tutti questi anni, per la quale ho fatto con tanti sacrifici corsi di aggiornamento, di formazione». Entra una segretaria nell' ufficio della preside: c'è il problema urgente di un water troppo grande per i bambini della materna. Alle pareti targhe e foto di Luigi Berlinguer in visita alla scuola dove la Cgil ha una sezione molto forte e l'unico di destra dichiarato (simpatizza per An) è il comunque amato cuoco Fernando. L'insegnante Ferretti, questa mattina, non ha ancora letto i giornali con le parole del presidente Ciampi, tantomeno le reazioni dei politici; Salacone ha sentito qualcosa al telegiornale. «Ciampi ha detto cose corrette» commenta un po' fredda. Ma poi si riscalda sull'invito del presidente a leggere nelle scuole la Costituzione: «Su questo ha ragione dobbiamo fare di più anche in un'isola felice come la nostra dove non abbiamo mai avuto un solo episodio d'intolleranza. Gli adulti, sia docenti che genitori, partecipano troppo poco. C'è un calo di tensione sul tema della difesa dei nostri valori civili». E, con una venatura di nostalgia nella voce, apre l'album dei ricordi, di quando anche da queste parti era tutto diverso. Al posto del Campetto di periferia, come tanti altri narrati da Pasolini, adesso c'è il nuovo, scintillante centro commerciale; non ci sono più le popolane che alla maestra chiedevano anche aiuto quando venivano picchiate dai mariti (adesso le mamme sognano magari di andare in tv a raccontare i fatti loro) e i rom non stavano ancora nei container, facevano più figli, erano più problematici ma anche meno disgregati. Allora il problema numero uno della scuola erano i topi di campagna che avevano nidificato tra le fragili pareti di un edificio costruito a fine anni Settanta da una ditta poi finita nello scandalo del ten-emoto di Napoli; bello a vedersi ma pieno di pecche e quindi di continue spese di manutenzione. «Chissà perché le scuole in Italia non le progettano con chi conosce i bambini» commenta la prof. Salacone elencando porte che si rompono ma anche scalette pericolose e, problema numero uno, le belle vetrate immense, con piccole aperture. Risultato: alcuni bambini sono svenuti a giugno per il gran caldo. «Speravamo che per il Giubileo l'allora sindaco Rutelli facesse stanziare dei fondi per l'edilizia scolastica. Invano» continua Simonetta Salacone che deve sempre bussar cassa per ottenere fondi al sesto Municipio, quello competente. Nonostante tutte le difficoltà in questa scuola, una delle prime in Italia a sperimentare il tempo pieno e ad adottarlo per tutte le classi già dair82 (orario 8,30 fino alle 16,30 per cinque giorni la settimana), a introdurre l'inglese dalla terza elementare, ad aprire un laboratorio con i computer, tutto questo ben prima che Moratti diventasse ministro, per anni si è pensato di lavorare in trincea ma per il futuro. Merito in gran parte della passione di tanti docenti, una passione che oggi sembra essere svanita per fare posto a delusione se non rabbia. La formula magica da queste parti si chiama «autonomia scolastica», quella che oggi questi insegnanti vedono in pericolo, per esempio, con l'introduzione dei piani di studio personalizzati e, al posto del team di insegnanti, de docente coordinatore, che nel decreto del governo, viene chiamato «tutor» e che tiene anche i rapporti con le famiglie. Sbotta l'insegnante Ferretti: «Tutor di che? Ma di che cosa parlano?». A questo punto il colloquio nella direzione dell'Iqbal Masil assume toni surreali. Chiedo alla preside quali decisioni e fatti concreti (nuovi orari, scelta del coordinatore, corsi d'informatica per gli insegnanti etc.) sta adottando e come la riforma Moratti cambiando la sua scuola. Risposta: «La confusione persino da noi è totale ma la colpa non è nostra, mancano i decreti» dice con in mano due circolari ministeriali dello scorso luglio, una intitolata «Anno scolastico 2003,2004», adeguamento dell'organico alle situazioni di fatto, l'altra, n.69, «Linee d'indirizzo e ài orie-ntamento relative all'alfabetizzazione informatica e della lingua inglese»; l'ultimo annuale dell' Istruzione, edito da Le Mounier sulla sperimentazione nelle scuole dell'infanzia e nella scuola primaria; il libretto sulla legge n.53 dello scorso marzo che il ministro ha mandato personalizzato a ogni insegnante e le sintesi del decreto approvato venerdì scorso dal governo (l'articolato non è stato diffuso ancora ufficialmente) sui siti del ministero e del governo. Due sintesi diverse, per esempio, sugli orari del tempo pieno. Confusione nonnaie quando si cambia, azzardo. «Io il libretto l'ho lasciato in macchina», confessa Nadia Ferretti attirandosi il sospetto di «sabotaggio» da sinistra della rifonna. S'inquieta e mi racconta che lei moglie di un esperto d'informatica ce l'ha messa tutta la scorsa primavera per seguire i corsi d'informatica per i docenti a cura dell'Istituto nazionale di valutazione. «Ce so' andata» ricorda «ma per le prime settimane era impossibile collegarsi al loro sito. Dopo le proteste ha iniziato a funzionare. Solo che a parte i computer che s'imballavano sempre erano corsi assurdi: come se ti avessero schiaffato davanti il dizionario Zingarelli per insegnarti l'italiano». Saluto ed esco, in cortile, l'unico ragazzino che gioca isolato è quello che indossa una maglia del Milan: la numero 11 dell'ucraino Shevcenko. Vista dal Casilino 23 la riforma Moratti difficilmente funzionerà con insegnanti così poco motivati, così poco coinvolti, così ostili. Casilino 23, estrema periferia di Roma: l'istruzione pubblica tenta con pochi mezzi e mille difficoltà di svolgerei! suo compito Il quindici per cento degli alunni sono extracomunitari e rom Ci sono bliblioteca e laboratorio di informatica palestra e mensa autogestita E' stato uno dei primi istituti in Italia a introdurre l'inglese alla terza elementare e il laboratorio di informatica «Ciampi ha ragione a chiedere di leggere in classe la Costituzione C'è un calo di tensione sul tema della difesa dei diritti civili» La dirigente del Circolo «Non temiamo affatto la concorrenza con le private ma per noi la classe non è soltanto un luogo dove contano le prestrazioni È invece un grande fattore di integrazione e di prevenzione Ignorare ciò che abbiamo è darci uno schiaffo» Un'insegnante: «Sono andata ai corsi di informatica per docenti a cura dell'Istituto nazionale di valutazione A parte i computer che si imballavano era come se ti avessero messo davanti un dizionario Zingarelli per imparare l'italiano» Una classe multietnica: tra entusiasmi e polemiche per la Riforma Moratti e partito il nuovo anno scolastico

Luoghi citati: Bangladesh, Italia, Le Mounier, Napoli, Roma