Lex first lady tiene testa a San Macuto

Lex first lady tiene testa a San Macuto LUNGO «DUELLO VERBALE CON I COMMISSARI: «HO INCONTRATO DUE VOLTE IL FACCENDIERE PINTUS, NIENTE AFFARI CON LUI» Lex first lady tiene testa a San Macuto «Querelo per la mia onorabilità, darò i soldi in beneficenza» personaggio i Rampino ROMA PALAZZO di San Macuto, luogo topico dell'inquisizione parlamentare. Audizione di Donatella Dini alla commissione Telekom Serbia. Credevano di incontrare la «Ranocchia» di Igor Marini, si son trovati davanti Busy Bea, l'Ape Laboriosa di Lamberto Dini. Versione Ape Leonessa. Risultato: un Carlo Taormina fuori dai gangheri, «quella c'ha le palle, mica come il marito, noi a questo interrogatorio dovevamo prepararci, convocarla noi, non riceverla per farle dire quello che le pareva». E che ha detto Donatella Dini da far imbufalire a tal punto il certo mai ipoteso Carlo Taormina? Una semplicissima parolina: no. Una parolina che naturalmente le donne, e in specie le belle donne della haute, imparano a pronunciare da piccolissime. A parte, naturalmente, qualche sì. In questo caso: «Lei conosce suo fratello?» le chiede tonitruante e a un certo punto spazientito un senatore. Lei si sistema brevemente la giacca del leggero tailleur pantalone di minuto pied-de-poule bianconero, la gran moda di sempre e dunque aneli e di quest'anno, «Sì certo ma che c'entra...». E sa se suo fratello era in rapporti d'affari...E no, sbotta Trantino, «la signora ha chiesto spontaneamente d'essere ascoltata e qui non ha nemmeno l'avvocato, noi stiamo invadendo la sua privaep. E lei, «ma no presidente, io rispondo, rispondo, son qui per questo...». Perché poi, siparietto nel siparietto, il vis-à-vis DiniTrantino è affare, come dire, tra gentiluomini. Va detto in questa sede che Donatella Pasquali Zingone in Dini i «no» li ha pronunciati con deciso scuotimento della composta chioma bruna in risposta a domande precise, ancorché lievemente del genere elenco del telefono. Conosce lei un certo Dimitriovic, ima certa Natwest, la Mac Environment, l'avvocato Paoletti, il signor Marini, il signor Romanazzi, l'avvocato Chianetti, il Persen, il signor Auteri, il Formica, il notaio Boscaro, il marchese Busurgi, il ministro britannico Hurdt? «No, signor presidente, no». Ha mai fatto affari con il Libano, la Serbia, la Ericcson, la Zara intemational, l'Ubs Svizzera, l'Anno Santo? «No signor presidente, mai mai». Un «sì» si è udito infine quando, nell'ardito e non raggiunto scopo di farle perdere la pazienza, le chiedono se almeno conosca il gruppo Zeta, la: sua personale holding («Sì, e allora?»), e se abbia conosciuto Curio Pintus («Però contro di lui sono parte lesa»). Per il resto la Donatella ha fronteggiato con piglio le situazioni più incresciose del pomeriggio. Quando alcuni senatori, di cui qui si omette il nome per condivisa carità di patria, le hanno chiesto se avesse mai «avuto un paradiso fiscale sull'isola di Turco e Caicco o alle Calmane», oppure avuto «conti personali o di sue società o di prestanome alla Cheese Manhattan Bank», lei è stata di una gentilezza squisita, aggiungendo al «no, certo, mai mai» che, in qualche caso, si tratta di «noti arcipelaghi» ecco tutt'al più «qualche nome suona credo un po' diverso». Per riequilibrare la situazione che rischiava una china classista, al gentiluomo del foro catanese Enzo Trantino, non è rimasto che ricordare quando gli era capitato di «sentir chiamare Sant'Eccidio la comunità di Sant'Egidio». Infine, sospiro presidenziale, «certo il quadro è confuso...». E lei: «Ma quale confuso, signor presidente, il quadro è chiarissimo, è che lo han voluto confondere». Va precisato pure che Donatella Pasquali Zingone in Dini, tra un «capirà, io faccio ogni mese la pendolare col Costarica», e un «non mi chiami affarista perché non lo sono, io sono un'imprenditrice» («Ma si possono intraprendere affari ed essere così affaristi», osava a quel punto Trantino ricevendone per tutta risposta un «Eh no, signor presidente, non io!»), dopo un passaggio in cui Busy Bee ha anche buttato il un «Chiedo la facoltà di appellarmi al mio essere donna», ha tenuto dritta la barra suU'obiettivo. Che era quella del contrattacco alla «montatura», «una vera buffonata contro di me», « Io querelo il "Giornale" di Berlusconi perché si è lesa da tempo la mia onorabilità, non c'è denaro che la possa ripagare ma lo chiederò e lo darò poi in beneficen¬ za» (obiezione del leghista Rizzi: «Lo dia a me, che ne ho bisogno...»). In due decisivi passaggi: «Scusi presidente, visto che stiamo parlando di cose in cui Telekom Serbia non c'entra niente, le leggerei un pezzetto di queste carte a mia disposizione per via del processo di Lucca, 'lo porto le carte a Berlusconi che le ha chieste, evidentemente hanno delle intenzioni...", è Pintus che parla nell'intercettazione, un millantatore certo, lui pensava di avere chissà cosa contro di me mentre la mia situazione fiscale è re-go-laris-sima. E guardi quest'altro passaggio sempre agh atti a Lucca, c'è un calabrese mezzo albanese che dice "mi hanno chiesto di accusare Dini e la moghe di riciclaggio". Voi ce le avete queste carte?». No, «credo di no, ma controlleremo» fa Trantino. E certo, ad ogni buon conto «se ce ne può fare avere una copia...». Donatella Dini, moglie dell'ex primo ministro Lamberto

Luoghi citati: Costarica, Libano, Lucca, Manhattan, Roma, Sant'egidio, Serbia