TELEVISIONI E GIORNALI AD ARMI IMPARI

TELEVISIONI E GIORNALI AD ARMI IMPARI LIBERTA DI INFORMAZIONE TELEVISIONI E GIORNALI AD ARMI IMPARI Angelo Benessìa BIZZARRO gioco degh specchi! Mentre in Italia il Senato approvava il disegno di legge Gasparri - che tornerà all'esame della Camera da giovedì - in America scoppiava, questa estate, una violenta battaglia politica e giudiziaria sul controllo dei media. In giugno la Federai Communications Commission (FCC), l'agenzia che dal 1934 regola le comunicazioni negli Stati Uniti, ha infatti emanato nuove norme più permissive sul possesso delle reti tv e dei giornali. Tre i punti chiave : il tetto della percentuale di ascolti cui un network può arrivare è stato elevato dal 350Zo al 450Zo della audience nazionale; è passato da due a tre il numero delle emittenti locali che ciascun soggetto può detenere nei mercati con più di diciotto competitori; è stato abolito il divieto di possedere, nello stesso mercato, televisioni e quotidiani. Per scongiurare una corsa a nuove concentrazioni da parte delle bigfow (CBS, NBC, ABC, la Fox di Murdoch), si sono mossi i più disparati gruppi di opinione, dalla National Organization for Women al National Writers GuiId, fino alla Conferenza dei vescovi cattolici. Due milioni di cittadini hanno contattato la FCC esprimendo la loro preoccupazione. Il Senato, con voto bipartisan, come riportava il iVew York rimes di venerdì scorso, sta discutendo in questi giorni una risoluzione che blocchi la nuova disciplina. Il presidente Bush, per contro, ha minacciato di esercitare il diritto di veto contro una legge che volesse rovesciare la decisione della FCC. Intanto il 3 settembre scorso, su richiesta di una associazione «nonprofit» che protegge le emittenti locali, la Corte d'appello federale di Filadelfia - qui nella funzione, grosso modo, di un Tar - ha concesso una sospensione cautelare delle nuove regole, considerando che esse potrebbero provocare un danno irreparabile. Gli americani, con uno degh scatti che fanno grande 0 loro Paese, hanno capito che sono in gioco i diritti di libertà e che, come ha detto il senatore democratico Dorgan, «questa è una battaglia fra il pubblico interesse e gli interessi privati». Pari attenzione sarebbe naturale anche da parte dei cittadini itahani. Ciascuno di essi, infatti, è titolare di diritti che sono al centro della legge in discussione. Per affermare quei diritti la Corte Costituzionale è intervenuta più volte in questi anni. E pur tenendo conto delle ragioni delle imprese, ha spinto nella giusta direzione un legislatore riottoso, anche quando non era assillato da interessi confliggenti, ad attuare effettivamente il principio del pluralismo informativo. Ma chi spiega, intanto, ai cittadini quali sono i punti critici del ddl Gasparri? Non le televisioni, che si prendono ben guardia dal dire che il duopolio Rai-Mediaset detiene, caso che non ha eguali in Europa, una percentuale d'ascolto del 90,20Zo. Del resto le tv, ben consapevoli di competere ad armi diseguah con la carta stampata, data la pervasività del mezzo di cui dispongono, non raccontano di essersi presa la parte più consistente della «torta» dei ricavi pubbhcitari, con oltre il 570Zo del mercato nei primi sei mesi del 2003, mentre i quotidiani si sono dovuti accontentare, tutti assieme, del 21,40Zo. Così come ben joca eco ha avuto, nei notiziari, a recente deplorazione, da parte del Parlamento europeo, della anomala concentrazione dei media in Italia. Non restano che i giornali a poter fornire una obiettiva e adeguata informazione sui temi che si stanno dibattendo. E così facendo essi non tanto difendono i loro interessi, in sé legittimi visto che ne può andare della loro sopravvivenza. Si battono, piuttosto, per il pluralismo e per l'imparzialità che sono alla base dei diritti fondanti una democrazia. L'informazione, concentrata in poche mani, si trasforma in un oppiaceo che finisce per ottundere le coscienze.

Persone citate: Bush, Dorgan, Gasparri, Murdoch

Luoghi citati: America, Europa, Filadelfia, Italia, Stati Uniti