Spam, ecco come difendersi di Anna Masera

Spam, ecco come difendersi DOPO L'ESTATE PEGGIORE MAI TRASCORSA PER VIRUS E EMAIL SPAZZATURA, ARRIVANO I NUOVI SOFTWARE INTELLIGENTI Spam, ecco come difendersi Le cifre del fenomeno sono esorbitanti, i danni economici e sociali ancora peggio: eppure poche aziende investono in sicurezza Anna Masera Ef stata un'estate devastante per la quantità di «spam», la posta elettronica spazzatura che ormai intasa le caseUe email, e di virus, che attraverso la posta mandano in tilt i computer. «E non c'è tendenza al miglioramento» ci dichiara allarmato Federico Simonetti, responsabile della Divisione Security Intelligence della Dpm (www.dpmproduction. it), che sviluppa soluzioni e tecnologie perla sicurezza online. Incominciamo con le cifre del fenomeno: secondo BnghMail, il 96 per cento degli utenti di email ricevono messaggi spazzatura indesiderati, almeno il 50 per cento delle email è «spam» e solo 1 su 25 utenti di email hanno caseDe di posta «spamfree» (senza spazzatura). In compenso, il 90 per cento delle aziende esistenti intende usare l'email per il marketing e la promozione dei propri prodotti e servizi nei prossimi anni. Così, si prevede che - solo nel 2003 - Internet a livello globale sarà intasata da oltre due trillioni di email spazzatura. Negh ultimi 18 mesi, l'aumento dello spamming è stato del 500 per cento. Questo fenomeno ha costi spaventosi: calcolando che 2,1 milioni di messaggi «spam» circolano mediamente ogni anno in un'azienda di circa nulle dipendenti, e che ogni messaggio spazzatura fa perdere in media 5 secondi di tempo a un dipendente, alle organizzazioni americane, lo «spam» costerà oltre 10 nuSiaritìi di doflari questi tomo in perdita di produttività. Per l'Europa, la stima del costo annuo dello «spam» è di 2,5 miliardi di euro. A livello globale, le perdite di fatturato legate allo «spam» sono stimate sopra i 198 mihardi di dollari entro il 2007. Ma il costo non è solo economico: basti il dato che oltre l'SO per cento dei bambini che usano l'email, ricevono tutti i giorni messaggi spazzatura assolutamente inappropriati per la loro età. Solo in Gran Bretagna, oltre il 20 per cento dei messaggi «spam» erano pornografici. La situazione si aggrava nel momento in cui la spazzatura si incrocia con i virus. Già: perchè lo scorso agosto tre siti che combattono lo spamming sono stati attaccati con massicci lanci di email contenenti virus del tipo «SoBig», quello che ha causato l'ultima terrificante epidemia (con danni per oltre due mihardi di euro: ma i danni causati dai virus in tutto il 2003 potrebbero superare i 13 mihardi di euro, secondo i calcoli più conservatori). Ormai il sospetto sempre più fondato è che i truffatori dello spamming e i creatori di virus abbiano come minimo interessi in comune. Infatti, una deUe caratteristiche del virus «SoBig» è proprio quella di schiavizzare i personal computer attaccati in modo che pos¬ sano essere a loro volta utilizzati per lanciare messaggi spazzatura. Il problema, secondo uno studio appena pubblicato dalla Ernst 8Young, è che in Italia solo il 10 per cento deUe aziende investe in sicurezza informatica e in formazione sull'argomento. Ed è proprio l'ignoranza il suo peggiore nemico. Le regole d'oro? Non rispondere mai allo spam, non diffondere l'email a sconosciuti, installare e aggiornare software antivirus e anti spam. Di prodotti software che funzionano sul mercato, ce ne sono e sempre più innovativi. E' di ieri la notizia di un nuovo sistema di filtraggio. E' della MessageGate, la società costituita da Boeing Ventures, Polaris Venture Partners e Northwest Venture Associates: una tecnologia nuova in grado di bloccare efficacemente la posta indesiderata garantendo al tempo stesso la consegna della posta desiderata. Ma da anni già produttori di antivirus come Symantec e Trend Micro offrono validi software: l'ultimo di Trend Micro, presentato settimana scorsa, è Trend Micro Spam Prevention Service, che neutralizza i comportamenti virali (www.trendmicro.it). «Ma le falle da tappare nell'email non sono solo spamming e i virus: c'è anche la fuoriuscita non controllata deUe informazioni» sostiene Simonetti di Dpm, che non si preoccupa tanto del Garante per la Privacy, quanto dei problemi di sicurezza aziendah. E accusa: «E' ora che gli Internet provider investano nell'acquisto di software sicuri, con tanto di algoritmi di Intelhgenza Artificiale, anziché affidarsi alle cosiddette "Blacklist", le liste nere di indirizzi Ip considerati spammer, diffuse gratuitamente su Internet, ma poco affidabili perchè un indirizzo Ip contiene anche le caselle elettroniche di utenti onesti, che con lo spamming non c'entrano nulla». Se è vero che ci sono provider (come Libero, www.libero.it) lacunosi, altri si stanno attrezzando: Tiscali (www.tiscah.it) offre a 30 euro l'anno la SuperMail (supermail.tiscah.it), che apphea alla casella di webmail potenziata (maggiore spazio) un Antivirus (tecnologia BrightMail e Symantec) e un Anti Spam. LE CINQUE REGOLE D'ORO Installare e tenere aggiornato un buon programma antivirus (per es: di aziende qualificate come Tre.id Micro e Symantec) Non divulgare il proprio indirizzo email sui siti Non rispondere [mai alle email spazzatura Attivare i filtri offerti dal proprio software email Scegliere Internet provider Iseri, che investono in software di sicurezza

Persone citate: Anti Spam, Federico Simonetti, Iseri, Simonetti

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Italia