Governo assediato dopo il referendum

Governo assediato dopo il referendum LA SVEZIA FA I CONTI CON L'ESITO DEL VOTO SULL'EURO Governo assediato dopo il referendum Da sinistra e da destra l'opposizione rimprovera a Goran Persson di avere guidato il fronte del «sì». Ma il premier resiste: non lascio dall'inviato a STOCCOLMA Il primo ministro socialdemocratico svedese Goran Persson è assediato. Dagli alleati estemi del suo governo - ex comunisti e verdi - che si sono schierati contro di lui nel referendum, che hanno vinto e che già lo ricattano. Dall'opposizione di centro-destra che lo ha appoggiato neUa campagna a favore dell'euro e che adesso gli rimprovera di avere guidato il fronte del «sì» al disastro. Dall'ala sinistra del suo stesso partito che è stata la vera quinta colonna del successo del «no». Ma Persson resiste. Per tagliare corto con le voci di sue dimissioni ha già annunciato che non se ne andrà. Appena l'anno scorso, con le elezioni pohtiche vinte a valanga, ha ricevuto il mandato di governare per quattro anni e intende farlo. «Il referendum non era un voto di fiducia», ha detto ieri. E oggi lo ripeterà di fronte al Parlamento riunito. Ma la crisi c'è ed è profonda. Ctae\ modesto 41,8 per cento di consensi raccolto da uno schieramento di forze che, sulla carta, poteva contare su un serbatoio di più del 70 per cento degli elettori, è la prova indiscutibile che il circuito del consenso si é rotto. E il giorno dopo lo choc dei risultati, come sempre, arrivano le anahsi degli istituti demoscopici a fornire nuovi elementi per un'autocritica che è soltanto cominciata. La metà degli elettori socialdemocratici ha votato per il «no», come la metà degli elettori iscritti a un sindacato. I verdi di Peter Eriksson (appena 17 deputati nel Riksdag) e gli ex comunisti di Ulla Hoffman (30 deputati) si trovano improvvisamente a gestire un tesoro di voti mai immaginato. Certo, sanno benissimo che in un'elezione politica i rapporti di forza sarebbero altri. Ma adesso sfruttano l'onda di un successo innegabile. Chiedono che il «messaggio chiaro» del referendum contro l'euro - e quindi contro uno dei pilastri dell'integrazione europea - si rovesci anche su tutta la posizione della Svezia nella Uè. A partire daU'atteggiamento che U Paese prenderà nella Conferenza intergovernativa di Roma che deve trasformare la bozza uscita dalla Convenzione di Giscard nella prima Costituzione dell'Europa. Con richieste pesanti: che non ci siano altri «trasferimenti di potere da Stoccolma a Bruxelles», che la ricerca di una politica estera comune «non intacchi la neutralità svedese». Che il testo finale sia sottoposto a referendum. Non è un ricatto che si fa forte soltanto del risultato di domenica. Dell'appoggio del Vaensterpartiet (il partito di sinistra) e dei verdi, U governo monocolore socialdemocratico di Goran Persson ha bisogno per raggiungere la maggioranza in Parlamento. Tra le ipotesi che s'intrecciano da ieri a Stoccolma, c'è anche queUa di un cambio di maggioranza. Bo Lundgren, leadar dei Moderaterna (i moderati), principale partito di opposizione di centro 55 deputati - lo propone chiaramente. Dice Bo Lundgren: «Ho chiesto a Persson di abbandonare l'alleanza con quei due partiti che hanno un atteggiamento negativo verso l'Europa. Se lo farà, noi potremmo fare un accordo pohtico per sostenerlo». Non entrare in un governo, ma rovesciare le alleanze. Sarà una strada praticabile? Per il momento Goran Persson non sembra orientato ad aggiungere crisi a crisi. Qualche giornale ha invocato il ricorso a nuove elezioni. Ma il problema più urgente per il premier sembra quello di trovare un successore definitivo ad Anna Lindh, il ministro degli Esteri assassinato. L'addio solenne ad Anna Lindh ci sarà venerdì nella «Sala blu» del municipio di Stoccolma, la stessa in cui si tiene ogni anno, in dicembre, il banchetto d'onore per i premi Nobel. Sono state già invitate 1300 persone, tra le quali molti capi di Stato e di governo. I funerali, invece, si svolgeranno in forma strettamente privata neUa cittadina di Nyko- ping, dove Anna Lindh viveva con il marito e con i due figli di 12 e 8 anni. Ieri la caccia al suo assassino sembrava arrivata a una svolta: all'identificazione del giovane che l'ha massacrata a coltellate. La polizia tuttavia ha precisato che è in possesso del suo Dna, ricavato daUe tracce organiche trovate sul cappelUno abbandonato durante la fuga, ma che al Dna non corrisponde ancora un nome, [e. s.l La crisi c'è ed è profonda perché il circuito del consenso si è rotto Nel Paese si sta già avviando un'autocritica mentre i «nemici» dell'Ue chiedono che «non ci siano altri trasferimenti di potere da Stoccolma a Bruxelles» e che la Costituzione non intacchi la «neutralità svedese» .X' •--vC I «no» è stato netto; e ieri mattina, nelle vie di Stoccolma, molti cartelli inneggianti al «sì» sono stati ritoccati Il ministro svedese Gunnar Lund