Trema l'Appennino bolognese, paura in mezza Italia di Fabio Poletti

Trema l'Appennino bolognese, paura in mezza Italia ILTERREMOTO HA RAGGIUNTO IL QUINTO GRADO DELLA SCALA RICHTER, CON EPICENTRO VICINO A BOLOGNA Trema l'Appennino bolognese, paura in mezza Italia «Un colpo sordo e siamo scappati fuori, abbiamo passato la notte in bianco» Fabio Poletti inviato a M0NGHID0R0 (Bologna) Adesso che è passata la paura. Bruno il tabaccaio - detto il «Barozza» - fa anche lo spiritoso: «Questa notte abbiamo ballato il twist». Però non c'entra Gianni Morandi che è nato qui e fino a una settimana fa si godeva il fresco nella sua villa sulla collina di fronte al paese. C'entra il terremoto, quaranta scosse, 7"-8" grado della scala Mercalli (5" della scala Richter), la più grave, epicentro in questo Comune che si affaccia sull'Appennino, ore 23 e 45 di domenica: «Lo so perché ero a letto e si muoveva tutto. Quando ho acceso la luce ho visto che si era fermato il pendolo a quell'ora». E ieri sera una nuova scossa è stata registrata alle 21.51. Oltre che a Bologna è stata percepita a Pianoro, Monterenzio, Ozzano e Sasso Marconi. Un'altra, lieve, è stata sentita all'altro capo d'Italia, vicino a Catanzaro. Tutti in piazza, dunque, a passare la notte. A Monghidoro come a Loiano, a San Benedetto Val di Sambro e pure a Monzuno. In auto con le coperte perché l'estate è finita e l'aria è fresca. Col naso per aria a guardare il campanile della chiesa di Sant'Andrea, inagibile dopo le scosse, e invece la fortuna era sotto i piedi, terreno solido perché argilloso. «Se no finiva in un disastro come in Umbria», spiegano i geologi, che pure 4 mesi fa avevano suggerito di classificare la zona come ad «alto rischio sismico» e a sera stilano un primo bilancio: cinque case inagibili e venti molto danneggiate. Nessun morto, nessun ferito grave, qualche escoriazione e tanta paura. In poche parole, come dice il sindaco di Monghidoro Marino Lorenzini: «E' andata bene. Poteva essere un disastro. E' andata davvero bene». Non è una consolazione per la signora Alice Castelli, in pantofole davanti alla sua casa della frazione Zaccarlina, una crepa lungo tutta la facciata, il tetto aperto, uno squarcio che gira attorno al soffitto della camera da letto, sfiora il crocifisso sulla parete, i calcinacci anche sulla coperta verde: «Stavo dormendo, ho sentito un rumore sordo e poi il silenzio. Cinque secondi, dieci al massimo, ma chi li conta... Sono scappata fuori, sono rimasta in ciabatte. Per fortuna mi ospita mia cugina». I tecnici del gas chiudono i rubinetti per precauzione. I geometri e gli ingegneri tirano righe e fanno misurazioni. Lei li guarda e si capisce che pensa ai prossimi giorni. «Poteva essere un disastro». Già, perché quello che è successo a Daniele Conversano e a sua moglie Silvia, casa a fianco, come lo vogliamo chiamare? Nove mesi fa avevano comperato questo appartamento, due piani, nemmeno cento metri quadrati. Lui operaio interinale, lei a tempo determinato. Nove mesi di fatiche e di risparmi volati via in 10 secondi: «I lavori li abbiamo finiti domenica pomeriggio. Avevamo invitato i nostri genitori dalla Puglia. Alle nove eravamo tutti a cena, a mezzanotte per strada con il cuore in gola. Ci aiuterà qualcuno, adesso?». Il sindaco di Monghidoro aspetta di avere il quadro generale dei danni prima di chiede- L'EPIC re gli aiuti necessari alla ricostruzione. La Regione Emilia ha stanziato i primi fondi. Nelle casupole dei cantieri per gli operai dell'Alta velocità giù a valle, finiscono gli sfollati come Daniele Conversano e sua moglie. Nel bagagliaio della Punto mettono un paio di valigie e poi tante videocassette. Forse hanno paura che ci vorranno mesi. O forse è troppo difficile decidere cosa salvare in pochi minuti. Di finire in un prefabbricato hanno poca voglia. Glielo si legge in faccia. Il sindaco di Monghidoro promette tanto: «Ci sono 2500 seconde case nella zona. Qualcuno si è già fatto avanti in segno di solidarietà». Quando sarà finito il censimento delle abitazioni danneggiate si potranno chiedere aiuti e sovvenzioni. «Però poteva andare peggio». Lo sapeva anche il ministero dell'Ambiente, che solo a maggio aveva deciso di riclassificare tutta questa zona di Appennino in provincia di Bologna come «ad alto rischio sismico». Quando l'ultimo terremoto era stato nel '62. Quando a due chilometri da qui, comune di Fiorenzuola, verso il passo della Futa già in Toscana, r((alto rischio» era segnalato sulle carte da sempre. «La solita burocrazia», allarga le braccia il sindaco, che dal decreto ad oggi non ha avuto tempo di approntare nessun intervento. Tanto non è che rifai le case con i muri più spessi. E allora puoi solo sperare che non succeda niente alla scuola dove vanno i cinquecento bambini e ragazzi della zona. O alle case costruite sull'argilla che ha fatto da ammortizzatore. E alla fine ancora una volta ci si affida al fato. O alla rassegnazione. Come fa Francesco Lorenzini, zio di Gianni Morandi, classe 1917, casa di pietra a mezza collina, un paio di tegole per aria: «Quando ho sentito il rumore ho chiesto a mia moglie: «Ma cos'è, questa roba qui?». Lei ha capito subito che era il terremoto e si è spaventata. Io mi sono rigirato nel letto, alla mia età ne ho viste troppe per preoccuparmi». L'EPICENTRO 23.43 LE SCOSSE » 1 scossa del 70-80 | grado Mercalli ;: « poi uno sciame sismico di 40 scosse I PAESI COLPITI I Monghidoro El Loiano HI Monzuno O Castel del Rio I DANNI Solo alcune case lesionate. L'epicentro del terremoto si è infatti verificato a 1 5 km di profondità f Calcinacci sono caduti all'interno della chiesa di Monghidoro, epicentro del sisma