«L'Italia è più avanti di Germania e Francia»

«L'Italia è più avanti di Germania e Francia» LO STUDIOSO BRITANNICO OGGI A TORINO ALLA IV CONFERENZA ANNUALE DELL'ISTITUTO CERP «L'Italia è più avanti di Germania e Francia» Disney: ma le misure previste dalla riforma Dini devono essere ugualmente accelerate intervista Luigi Grassìa PROFESSOR Disney, qui in Italia larga parte della sinistra e i sindacati di ogni colore dicono che gli altri Paesi stanno facendo riforme delle pensioni che a noi non servono, perché abbiamo già fatto la Dini; mentre la maggioranza di governo (ma non tutta) e la Confindustria affermano che il sistema non è sostenibile. Da osservatore britannico imparziale, secondo lei chi ha ragione? «Da britannico» risponde Richard Disney, esperto di previdenza dell'università di Nottingham, che partecipa oggi, presso il Real Collegio Carlo Alberto di Moncaberi, alla IV Conferenza annuale dell'istituto Cerp diretto da Elsa Fornero, «osservo innanzitutto che i nostri due Paesi sono quelb che per primi e da più tempo hanno affronta- to il nodo della previdenza, anche se con esiti per ora diversi, mentre altri grandi Paesi stanno appena cominciato ora ad occuparsene. Storicamente b sistema italiano è stato molto generoso e ha obbligato i politici e i sindacati a prendere atto, fin dai primi Anni 90, che mancava di sostenibibtà finanziaria. Due importanti riforme nel 1992 e '95, ultima quella di Dini, hanno cambiato le cose nella direzione giusta, ma con una lunga fase intermedia, per- che le novità non andranno pienamente ad effetto prima del 2015. Fino ad abora non ci sarà equilibrio finanziario, perché il sistema previdenziale italiano è ancora troppo generoso. Perciò cresce b numero di chi pensa che si debba fare qualcosa qui e ora: accelerare gb effetti della riforma Dini, posticipare l'età del pensionamento e così via. Forse altri Paesi mediterranei sono ancora un passo indietro rispetto all'Itaba e non hanno raggiunto il mo- mento in cui si è obbligati ad agire, ma in Italia non è così». Se paragona invece l'Italia con la Francia e la Germania, che stanno avviando importanti riforme delle pensioni, qua! è il Paese che le sembra esca meglio dal confronto? «Anche rispetto a Francia e Germania, l'Itaba è stata costretta a muoversi prima, perché qui la questione previdenziale si poneva in termini più gravi e urgenti. Adesso, invece. essendosi mossa con dieci anni di anticipo, l'Italia sta meglio dei due grandi vicini». Ma intende dire che sta meglio adesso o che starà meglio anche dopo che saranno partite la riforma francese e quella tedesca? «Credo che l'Italia sia più avanti, non dico abbastanza avanti rispetto alle sue vere necessità, ma più avanti di quanto si propongono di fare le riforme francese e tedesca. A ben guardare, Parigi sta solo cercando di rendere meno generoso, tra fortissime resistenze politiche, il trattamento dei dipendenti pubblici avvicinandolo a quello dei privati, e questo in Itaba è già stato fatto negli Anni 90. La Germania sta introducendo un sistema in cui le prestazioni previdenziali siano più strettamente correlate ai contributi efftìttivamente versati, è anc^jte questa è una cosa che la riforma Dini ha già avviato. Poi tomo a ripetere che la Dini va ad effetto troppo lentamente, ma in termini di contributo intellettuale alla soluzione del problema direi che le riforme in Francia e Germania sono indietro rispetto all'Itaba». Questo vuol dire che noi, per adesso, siamo a posto? «No, per ragioni demografiche e di altro genere l'Italia deve comunque muoversi con urgenza, ma non mi pare davvero che abbia granché da imparare dalla riforma previdenziale francese e da quella tedesca». Le proposte del governo non sono state ancora formalizzate; ne sanno poco gli italiani e meno ancora ne sapranno i britannici. Ma sull'incentivo proposto da Maroni lei che dice? «Non credo che possa essere efficace. Forse per incoraggiare un pensionamento tardivo sarebbe più utUe offrire un aumento dell'assegno futuro, diciamo del 100Zo, ma l'entità del dare e deb'avere andrebbe cabbrata con molta attenzione per ottenere davvero dei benefici». «Berlino non fa altro che introdurre il contributivo e Parigi fa anche meno Roma non aspetti il 2015 per l'equilibrio finanziario» «II sistema di incentivi non mi sembra efficace Semmai si potrebbe provare a offrire un 10oZo in più a chi ritarda il ritiro» il professor Richard Disney studioso di previdenza presso l'università di Nottingham in Gran Bretagna