Estonia, un'adesione attesa e fortemente voluta di Anna Zafesova

Estonia, un'adesione attesa e fortemente voluta Estonia, un'adesione attesa e fortemente voluta L'entrata nell'Ue dello Stato baltico (6707o dei voti) era stata caldeggiata da quasi tutti i partiti Anna Zafesova MOSCA Il giorno più atteso per l'Estonia è arrivato: dopo dodici anni dalla conquista dell'indipendenza dall'ex impero sovietico ieri il piccolo Stato baltico ha votato al referendum per l'adesione all'Unione Europea. Sull'esito non c'erano dubbi: l'eurodelusione che ha colpito molti Paesi ex socialisti non ha intaccato il Baltico, e il fronte del sì ha vinto con il 6707o dei voti contro il 330Zo dei no. Già alle ore 16 (le 15 in Italia) aveva votato più della metà degli aventi diritto, tra cui il presidente estone Arnold Ruutel, che aveva parlato dell'entrata del suo Paese in Europa come di un fatto compiuto: «Ritorniamo nello spazio del diritto, della sicurezza e della cultura al qua¬ le apparteniamo». GU estoni dovevano rispondere a due quesiti: la Costituzione della Repubblica vieta l'associazione a qualunque alleanza e, oltre a decidere l'entrata nell' Uè, gli elettori dovevano acconsentire o meno all'emendamento della legge. La partecipazione più bassa, relativamente, è stata registrata nel Nordest del Paese, dove è forte la minoranza russofona. Quello dell'Estonia è stato il percorso più breve verso l'Europa di tutte le repubbliche ex sovietiche, e quello meno segnato da esitazioni. L'indiptindenza ha spinto Tallinn, assieme agli altri due Stati baltici, Lituania e Lettonia, a voltare decisamente le spalle all'ex «grande fratello» e cercare l'integrazione europea. Quasi tutti i partiti si sono schierati per il sì europeo, con l'unica eccezione della coahzione di opposizione «Centro» che operava con i tradizionali argomenti euroscettici - aumento dei prezzi e della disoccupazione, perdita dell'identità nazionale - e del partito popolare unito che dà voce alla minoranza russofona. Il presidente Ruutel, spiegando i vantaggi dell'Europa, ha parlato di sovvenzioni che nei primi due anni dopo l'adesione, prevista per il 1" maggio 2004, dovrebbero superare di gran lunga i contributi di Tallinn all'Ue - e di un «ricchissimo mercato comune». L'alternativa, secondo il leader estone, sarebbe un «vicolo cieco per il quale pagherebbero le generazioni future». Una questione di sopravvivenza per un Paese di appena un mihone e mezzo di abitanti: «Uno Stato piccolo non può farcela da solo, soprattutto se si trova tra l'Ue e altri grandi Paesi». Per «altri grandi Paesi» si intende chiaramente la Russia. L'odio e la paura di Mosca, maturato in 40 anni di occupazione sovietica, è una componente essenziale della politica e della psicologia del Baltico. Questo sentimento ha spinto ad accelerare i tempi dell'integrazione con Europa e Nato. Ma la Russia non è soltanto un ricordo: un terzo della popolazione estone è costituita da russi, gli «occupanti» arrivati con l'Armata Rossa. Una comunità che non si è mai integrata e sulla quale Tallinn si è vendicata dopo l'indipendenza: 164 mila residenti russi non riescono a ottenere la cittadinanza estone e incontra¬ no limitazioni nel lavoro, nello studio, nella vita sociale. La «minaccia» russa è stata usata pesantemente nella campagna referendaria: Tallinn è stata tappezzata da manifesti che elencavano tutte le guerre condotte da Mosca nel Baltico e si chiedevano «E' davvero amica la Russia?». Il presidente ha immediatamente condannato l'iniziativa, che invece di convincere i nazionahsti antieuropeisti ha avuto l'effetto opposto: il numero dei russi propensi per il sì all'Europa è sceso in pochi giorni dal 64 al 48 per cento. E il viceministro degli Esteri russo Vladimir Cizhov ha ricordato che l'Europa accetta tra i suoi membri due Paesi (Estonia e Lettonia) che non rispondono ai criteri del rispetto dei diritti delle minoranze.

Persone citate: Arnold Ruutel, Ruutel, Vladimir Cizhov