Tremonti: «Troppe regole l'Europa sta soffocando» di Stefano Lepri
Tremonti: «Troppe regole l'Europa sta soffocando» ALLARME ALL'ECOFIN PER L'INVASIONE DI MERCI A BASSO COSTO Tremonti: «Troppe regole l'Europa sta soffocando» Solbes ribatte: «Riduciamo pure al minimo le nuove normative ma rispettiamo il limite del deficit imposto dal patto di stabilità» Stefano Lepri inviato a STRESA «A forza di dettar regole perfino sulle galline, l'Europa rischia di finire come una gallina, messa in pentola da un cuoco cinese»: Giulio Tremonti insiste nel lamentare l'eccesso di normative nell'Europa invasa da merci asiatiche a basso costo. Un giornalista pensa male e chiede al commissario europeo Fedro Solbes se per caso non sospetti che tra le regole considerate oppressive non ci sia anche il Patto di stabilità che impone severe regole ai bilanci pubblici dell'area euro. Solbes risponde di no. In effetti si tratta d'altro: l'Italia non ha posto alcuna questione riguardo al Patto. Tremonti racconta di aver sollevato la questione ieri al pranzo di lavoro dei ministri economici dell' Unione europea (Ecofin) di cui è presidente di turno. «Ho proposto di avviare una discussione sul costo economico dell'eccesso di reoglamentazione» chiarisce; «non è ancora un impegno di lavoro», se ne riparlerà in una successiva occasione. Il caso delle galline non è affatto uno scherzo; è una concreta vertenza tra gli organi di Bruxelles da un lato e Italia, Belgio e Grecia dall'altro, a proposito del mancato rispetto di una direttiva (ispirata dal film di animazione «GaUine in fuga» che raffigura gli allevamenti come lager?) dove si impone uno spazio di 2,5 metri quadri per ogni gallina ovaiola tenuta in gabbia. Giorni fa Tremonti aveva parlato di cipolle e da Bruxelles gli aveva ribattuto il commissario europeo alla concorrenza Mario Monti, uomo di ispirazione liberista a tutta prova. Ora il ministro dell'Economia precisa il senso del suo discorso: non intende contestare le «regole di base», che «sono un investimento», ma la gran quantità di norme minute su questo e su quello, «ispirate talvolta dalla burocrazia, talvolta dall'ideologia benevola che vorrebbe costruire una società ottima attraverso le regole», che «sono un costo». Di regole europee, oltre che per le cipolle, ce ne sono praticamente per tutti i tipi di frutta e verdura. Dicono i testi di storia economica che uno degli iniziatori del vizio normativo, su che cosa le imprese dovessero produrre, in che formato e foggia, fu oltre trecento anni fa Jean-Baptiste Colbert, il grande ministro francese che per altri versi Tremonti si propone di imitare. Dei due commissari europei presenti alla conferenza stampa finale dell' Ecofin , il liberale olandese Frits Bolkestein fa cenni di intesa, l'altro, il socialista spagnolo Solbes, cerca di scansare la polemica: «Cerchiamo di limitare al minimo la produzione di nuove norme. Molto spesso la Commissione di Bruxelles agisce su iniziativa dei governi. In tutti i casi cerchiamo di analizzare se una nonnativa è davvero necessaria». Solbes di questi tempi ha un assillo di tutt'altro genere: come far rispettare a tutti una regola importante, il limite di deficit imposto dal Patto di stabilità, anche a uno Stato grande come la Francia. I Paesi piccoli temono che lui e Romano Prodi, presidente della Commissione, finiscono per cedere al più forte invece di applicare la stessa legge per tutti. La Germania tenta di rassicurarli, senza riuscirci. «Il Pat¬ to di stabilità è ancora vivo, non è stato sepolto nel Lago Maggiore» dice il ministro delle Finanze Hans Eichel, che però scarica su Prodi e Solbes tutti gli oneri: «Interpretarlo spetta solo alla Commissione, noi non vogliamo esprimerci». Un compromesso tra Francia e Commissione pare possibile: se varando la legge finanziaria 2004 il 24 prossimo il govemo di Parigi farà qualche sforzo in più per ridurre il deficit dell'anno prossimo, pur senza ancora ricondurlo entro il 30Zo stabilito dal Patto (si parla di aumentare il ticket sulle ricette e il prezzo della benzina) la procedura di sanzione potrebbe essere rinviata. «Io lo spazio per un compromesso non lo vedo» avverte il giovane ministro delle Finanze austriaco Karl-Heinz Grasser; altri tra i piccoli appaiono meno severi e prendono tempo. Far rispettare le regole e insieme non farne troppe diventerà ancor più difficile dall'anno prossimo. Venticinque bandiere e non più quindici erano issate sopra il palazzo dei congressi di Stresa, perché già alla riunione Ecofin sono stati invitati come osservatori i 10 Paesi che aderiranno all'Ue nel 2004. In via ufficiale si è espresso un «cauto ottimismo» sulla ripresa economica: nelle parole del presidente uscente della Bce Wim Duisenberg «un inizio di ripresa dal secondo semestre di quest'anno, per arrivare a una crescita vicina al potenziale non prima, purtroppo, del secondo semestre del 2004». Antonio Fazio, governatore della Banca d'Italia, è più cauto: «Vedremo nel fine settimana a Dubai, con gli ultimi dati del Fmi e la discussione tra i vari Paesi, se l'economia ha svoltato o no». Il ministro dell'Economia «Rischiamo di finire come una gallina cucinata alla cinese» Il progetto è agganciare lo yuan di Pechino ad un paniere di monete ma non si sa come fare Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non ha risparmiato critiche all'aggressività commerciale cinese
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