Lo scontro sull'agricoltura paralizza il vertice del Wto

Lo scontro sull'agricoltura paralizza il vertice del Wto ■st mm '■: -i', :;:::.:-:,;vv- .':,- ' ' : ' ■•■•■•' v Lo scontro sull'agricoltura paralizza il vertice del Wto ACancun il gruppo dei 21 guidato da Brasile, Cina e India chiede a Usa e Uè di abolire «tutti i sussidi alle esportazioni» Quattro paesi africani all'attacco sul cotone, Europa in allarme Maurizio Molinari inviato a CANCUN Alla conferenza dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) il negoziato sull'agricoltura non riesce neanche ad iniziare e nel tentativo di evitare il fallimento i lavori potrebbero prolungarsi oltre la prevista conclusione di domani sera. Negli incontri fra delegazioni che si succedono nella sala verde del centro conferenze di Cancun il Gruppo dei 21 - l'alleanza fra Paesi in via di sviluppo e produttori guidata da Brasile, Cina e India - ha presentato a Unione Europea e Stati Uniti la richiesta di eliminare «tutti i sussidi alle esportazioni agricole». La piattaforma congiunta con cui Usa e Uè avevano tentato di iniziare a negoziare è stata respinta al mittente : «E' un testo estremo ed inaccettabile perché conserva gli aiuti interni e conferma la pratica dei sussidi» spiega il ministro degli Esteri del Guatemala, Patricia Ramirez, secondo cui «la posizione Uè è più rigida di quella americana». La contromossa europea - affi¬ data al commissario per l'Agricoltura, Franz Fischler - è stata di chiedere al Gruppo dei 21 «la lista dei prodotti ai quah chiedono di eliminare i sussidi», facendo valere la scelta dei Quindici di'accettare di discutere il tema. Ma il punto è che la richiesta dei Ventuno è di eliminare «tutti i sussidi». Il risultato è lo stallo che Keith Rockwell, portavoce del Wto, descrive così: «Il confronto si svolge senza alcuna novità». A parte la partentesi delle cerimonie per l'adesione al Wto di Cambogia e Nepal, i toni dello scontro sono forti: «I legittimi timori di miliardi di agricoltori nei Paesi in via di sviluppo non possono essere sacrificati dice il ministro del Commercio indiano, Arun Jaitley - perché per loro ciò che è in gioco è la sopravvivenza, non delle operazioni commerciali». «Non possiamo tenere fuori dal tavolo il protezionismo di molti Paesi in via di sviluppo» ribattè polemico Fischler. Lo stallo sull'agricoltura ha imbalsamato i lavori perché senza intesa il Gruppo dei 21 si rifiuta di affrontare i temi cari a Usa, Uè e Giappone: investimenti, concorrenza, facilitazioni degli scambi e trasparenza degli appalti. In attesa che il negoziato sull'agricoltura abbia inizio sugli opposti fronti i protagonisti sono Stati Uniti e Brasile. «Siamo arrivati qui con spirito aperto» assicura il capodelegazione Usa, Robert Zoellick. «Non siamo ancora alla trattativa ma il dialogo va avanti, siamo oramai nella fase finale della conferenza e dobbiamo usare le energie per negoziare e non per attaccarci l'un l'altro» gli risponde il ministro dell'Agricoltura brasiliano, Roberto Rodrigues, respingendo «pressioni» ricevute da Usa e Uè. Per il presidente Luiz Ignacio Lula da Silva il molo acquisito, sul campo è già un successo politico: «11 Brasile è protagonista del negoziato». La segreteria del Wt.) ha designato cinque «facilitatoli» - di Hong kong, Singapore, Canada, Kenya e Guiana - per armonizzare le differenze fra opposti schieramenti ma in seno all'Ue si teme che il confronto Usa-Brasile possa portare ad un compro- messo a spese della politica agricola comune. «Fra Europa e Stati Uniti c'è un rapporto di moderata fedeltà» dice pungente il commissario europeo Pascal Lamy. Ad avvalorare i timori europei di accerchiamento c'è quanto sta avvenendo nella trat¬ tativa sul cotone. Alla dettagliata proposta scritta di quattro Paesi africani - Benin, Burkina Faso, Ciad e Mali - di «eliminare tutte le protezioni» gli Stati Uniti, che producono il 30 per cento del cotone mondiale, si sono detti «disponibili» lasciando solo l'Unione Europea, produttrice del 2 per cento del cotone, a rispondere negativamente. «A produrre cotone in Europa sono solo Grecia e Spagna e se venisse accettata la richiesta dei quattro africani solo la Grecia perderebbe sessantamila posti di lavoro - ha spiegato il viceministro per il Commercio Estero Adolfo Urso - ma il motivo di fondo per cui ci opponiamo è che non vogliamo aprire la strada ad accordi multilaterali su singoli prodotti perché questo consentirebbe un domani negoziati sullo zucchero o sul riso». Il vice-negoziatore americano, Peter Allgeier, è più disponibile: «Siamo impegnati a negoziare sul cotone, sotto ogni aspetto». A temere le conseguenze della disponibilità di Washington sono i senatori degli Stati agricoli. «Mi chiedo come sia possibile che l'offensiva contro gli agricoltori sia guidata da Paesi come Egitto e Sud Africa che stanno negoziando con noi accordi bilaterali sul libero commercio» osserva Chuck Grassley, senatore repubblicano dell'Iowa. Con i delegati di 148 Paesi rinchiusi nel centro conferenze la novità nell'accampamento dei No Global a dieci km di distanza è stato l'inizio dei programmi di una radio del Chiapas che, caduta nelle mani dei zapatisti, trasmette 24 ore su 24 notizie e annunci contro il Wto. II confronto procede ad oltranza: nel tentativo di evitare il fallimento i lavori potrebbero prolungarsi anche oltre la prevista conclusione di domani L'assemblea del Wto in corso a Cancun