Un superteste svizzero contro Marini di Claudio Laugeri

Un superteste svizzero contro Marini Un superteste svizzero contro Marini Claudio Laugeri TORINO Richard Keller potrebbe sbugiardare Igor Marini, la «gola profonda» deh'«Affaire Telekom Serbia». Keller è uno specialista svizzero nel controllo dei titoli e delle garanzie bancarie. Aveva ricevuto incarico di «autenticare» un documento emesso dalla «Bank Negara Indonesia Persero». Valore: 50 mihoni di dollari. Era stato contattato da Zoran Persen, l'ingegnere, dipendente di una società indonesiana, nato in Croazia, residente in Svizzera e da una settimana in cella a Novara per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e alla truffa nell'« Affaire Telekom Serbia». E lui aveva ricevuto a sua volta l'incarico da Marini, da Rados Tomic (ricercato per le stesse vicende), dal notaio Gianluca Boscaro (il titolo era custodito nella cassaforte del suo studio a Lugano) e dall'avvocato Fabrizio Paoletti (agh arresti in clinica per le stesse ipotesi di reato). Secondo il raccónto fatto ieri nelle 6 ore df interrogatorio davanti al pm Bruno Tinti, a quelle persone Persen riferì il rifiuto di Keller a proseguire nel lavoro: aveva chiesto documentazione che Boscaro non aveva mai messo a disposizione del mediatore Persen. Affare chiuso. Con tanto di lettere di fuoco firmate da Persen all'indirizzo del gruppo Boscaro-Marini-Paoletti-Tomic. Il contrario di quanto raccontato da Marini, che descrive se stesso come la vittima della manovra degli altri personaggi, guidati dal duo Boscaro-Paoletti e con l'aiuto di Tomic e Persen. In un'occasione, arrivati pure a puntare una pistola alla tempia del faccendiere «pentito» che aveva minacciato di uscire dall'saffare». «E' vero che lei ha minacciato con una pistola Igor Marini?» ha chiesto ieri il pm Bruno Tinti a Persen. La risposta è stata un sorriso. E il magistrato è andato avanti con l'interrogatorio. Anche perché secondo Marini, quel documento bancario da 50 milioni di dollari rappresenta «la connessione con il denaro di Telekom Serbia», quei 450 miliardi di lire in «surplus» nella compravendita dell'azienda telefonica balcanica. «Marini mente su tutta la linea» dice il difensore di Persen, l'avvocato torinese Fabrizio De Silvestri. Il suo chente ha ribadito davanti al pm: «Mai sentito parlare di Telekom Serbia né dei pohtici citati da Marini». I carteggi consegnati da Persen alla procura sembrano smentire il faccendiere «pentito». Marini, però, ha dalla sua parte una memoria fotografica, che ha già fatto finire in cella Thomas Mares e l'avvocato Fabrizio Paoletti, coinvolti nella mediazione per incassare un titolo di 120 milioni di dollari garantito da una banca inglese e custodito da un istituto di credito monegasco. Negh interrogatori, ha chiesto confronti con Mares e Persen, dopo il faccia a faccia già sostenuto con Paoletti e finito con un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'avvocato romano. «Sono fondamentali i documenti oggetto di rogatoria in Svizzera» continua a ripetere il difensore di Marini, Luciano Randazzo. Materiale asciugato dalla procura federale elvetica rispetto a quanto richiesto da Marini. E comunque, dovrà passare da Roma prima di arrivare a Torino. I pm aspettano. Marini pure, in una cella del reparto «speciale» riservato a «pentiti» e pedofili. E' controllato a vista, cucina per lui la polizia penitenziaria.