L'embargo alia Libia cancellato dall'Onu di Paolo Mastrolilli

L'embargo alia Libia cancellato dall'Onu L'embargo alia Libia cancellato dall'Onu Le sanzioni abolite dopo un accordo sull'indennizzo per le vittime degli attentati Paolo Mastrolilli NEW YORK Le sanzioni Onu contro la Libia non esistono più, anche se gli Usa non sono ancora pronti a chiudere la vicenda dell'attentato di Lockerbie e a riammettere Tripoli a pieno titolo nella comunità internazionale. Ieri il Consiglio di Sicurezza ha deciso di togliere l'embargo imposto nel 1992 e rafforzato nel 1993, dopo che il governo del colonnello Gheddafi ha accettato di pagare i famigliari delle 270 persone morte in Scozia nel 1988 e ha ritoccato i compensi già promessi ai sopravvissuti di un altro attentato contro un aereo francese. Tredici Paesi hanno votato a favore, ma Stati Uniti e Francia si sono astenuti: i primi perché non considerano ancora riabilitata la Libia e vogliono mantenere le proprie sanzioni bilaterali, la seconda perché non ha la garanzia assoluta dei soldi destinati ai propri cittadini. L'attentato dì Lockerbie avvenne nel dicembre 1988, nei cieli della Scozia. Un Jumbo della compagnia PanAm esplose causando 270 vittime tra passeggeri e persone colpite a terra. Washington puntò subito il dito contro Tripoli e ottenne che l'Onu imponesse l'embargo nel 1992, fino a quando il governo di Gheddafi non avesse ammesso la responsabilità, consegnato i sospettati per il processo e pagato i danni ai famigliari dei morti. Nello stesso tempo gli Stati Uniti avevano deciso sanzioni bilaterali, che tra l'altro vietano alle aziende americane di lavorare con la Libia, concludere accordi per lo sfruttamento delle risorse petrolifere, e ai cittadini di visitare il Paese. Il braccio di ferro è durato sette anni, finché nel 1999 Tripoli ha consegnato i due agenti accusati dell'attentato. Nell'aprile di quell'anno il Consiglio di Sicurezza ha sospeso le sanzioni, che quindi di fatto non erano più attive, ma le ha lasciate in vigore per aspettare il rispetto di tutte le condizioni. Nel 2001 una corte scozzese insediata in Olanda ha condannato all'ergastolo l'agente libico Abdel Basset Ali al-Megrahi, assolvendo invece il suo presunto complice, e il 15 agosto scorso il governo del colonnello Gheddafi ha accettato di pagare 2,7 miliardi dì dollari ai famigliari delle vittime, ammettendo quindi la responsabilità almeno indiretta. Ogni famiglia riceverà circa 10 milioni, ma scaglionati secondo scadenze precise: il primo pagamento di 4 milioni verrà effettuato subito; il secondo, dì altri 4 milioni, seguirà solo se Washington toglierà anche le sue sanzioni bilaterali; e il terzo, di 2 milioni, avverrà quando gli americani cancelleranno la Libia dalla lista dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo. L'accordo era fatto, ma negli ultimi giorni l'aveva bloccato la Francia, minacciando di usare il veto. Stavolta non c'entravano gli attriti sull'Iraq, ma piuttosto un altro attentato. Nel 1989, infatti, dei terroristi avevano fatto esplodere un aereo della compagnia transalpina Uta in volo sopra il Niger: 170 persone erano morte. Parigi aveva incolpato Tripoli e nel 1999 aveva concluso un accor¬ do col governo di Gheddafi per ottenere 33 mihoni di dollari di compensazioni, cioè circa 194 mila per famìglia. Quell'intesa era diventata imbarazzante per la Francia, dopo la cifra pattuita per Lockerbie, e quindi aveva minacciato di bloccare col veto la cancellazione dell'embargo, se la Libia non avesse aumentato i pagamenti per le vittune dell'aereo Uta. Tripoli ha promesso di far sabre i compensi tra 500 mila e un mihone di dollari, e questo ha sbloccato la trattativa, anche se il figlio di Gheddafi ha detto che «Ora bisogna trovare i soldi, magari coinvolgendo le aziende francesi». Per Washington, però, la vicenda non è ancora chiusa. James Cunningham, vice ambasciatore americano all'Onu, ha avvertito che «Il voto del Consigho non deve essere inteso dalla Libia o dalla comunità intemazionale come la tacita accettazione da parte degli Stati Uniti del fatto che il governo di Tripoli si sia riabilitato. Gli Usa continuano ad avere "serie preoccupazioni riguardo altri aspetti del comportamento libico, incluso il suo scarso rispetto dei diritti umani, il rigetto delle norme e degli standard democratici, il suo atteggiamento irresponsabile in Africa, la sua storia di coinvolgimento col terrorismo e, più importante di tutto, la ricerca di armi di distruzione di massa e dei mezzi per usarle». Gli Usa avvertono «II voto non deve essere inteso come la tacita accettazione da parte nostra della riabilitazione del governo di Tripoli» II figlio di Gheddafi stupisce tutti «Ora bisogna trovare i soldi per pagare magari coinvolgendo le aziende francesi» II momento decisivo per la fine delle sanzioni: l'ambasciatore francese segnala la sua astensione al voto di ieri

Persone citate: Abdel Basset, Gheddafi, James Cunningham