Lo scopriremo solo vivendo di Massimo Gramellini

Lo scopriremo solo vivendo BUONGIORNO Lo scopriremo solo vivendo Hfl^^L qjuinto anniversario della ^^ morte di Lucio Battisti ha ■l^^riacceso in settimana la macchinila delle rievocazioni, che aveva appena riscoperto Rino Gaetano e si prepara ad avvolgere De André e Modugno, del quale prestò un film racconterà la vita. E' in atto da sempre una contesa fra chi continua a confinare questi artisti etemi nel recinto delle canzonette e chi chiama in soccorso il Generale Tempo, così spietato nel cancellare dalla memoria coloro che in vita hanno goduto di una popolarità non sorretta dal talento, per elevarli al rango di musica classica. Ma l'ennesima indigestione di amore battistiano ha riaperto un altro fronte ancora più delicato: i grandi cantautori della fine del Novecento sono i poeti della nostra epoca? E lo sono più dei poeti ortodossi che pubblicano raccolte e partecipano ai premi? La risposta è nei fatti. E non tanto perché già i lirici greci e i trovatori si accompagnavano con la musica. E' che solo certi cantautori hanno ancora la forza, tipica dei poeti, di entrare nel linguaggio comune. Basti pensare ai versi di Battisti-Mogol che, come capita a quelli di Dante, fanno ormai parte del nostro armamentario di espressioni quotidiane, al punto che molti li pronunciano senza neppure associarli ai loro creatori. Un esempio: «Lo scopriremo solo vivendo». Battisti-Mogol non saranno gli eredi diretti di Petrarca, né De André di Montale o Rino Gaetano di Cecco Angiolieri. Ma adempiono al medesimo compito: usare le parole per trasmettere emozioni che arrivino al cuore del mondo, non solo dei pochi. di Massimo Gramellini