Nella neve il segreto dell'ozono di Barbara Gallavotti

Nella neve il segreto dell'ozono | ECOLOGIA | UNA IMPORTANTE RICERCA AMBIENTALE Nella neve il segreto dell'ozono Barbara Gallavotti S E intrappolati tra le emissioni inquinanti prodotte da un groviglio di autovetture, ciminiere e impianti di riscaldamento abbiamo l'impressione che ci manchi l'ossigeno, possiamo essere certi che nell'aria che respiriamo l'azoto abbonda. Non solo perche per sua natura l'aria è composta per circa il 780Zo da azoto, per il 2107o da ossigeno e per il rimanente 1 per cento da una miscela di altri gas, ma anche perché la nostra specie produce alacremente composti dell'azoto, che vanno a finire un po' dappertutto. Si calcola che quasi la metà dell' azoto inorganico mai usato in tutto il pianeta sia stato prodotto negli ultimi 15 anni, per essere utihzzato soprattutto come fertilizzante. Di conseguenza la resa agricola dei terreni è sensibilmente migliorata, aiutando ad affrontare fame e malnutrizione. Però, come al solito, esagerando si sono provocate anche conseguenze negative quali piogge acide, cambiamenti negli equilibri ecologici e danni alla biodiversità. L'ultimo allarme è stato lanciato a giugno sulla rivista «Frontiers in Ecology» da un gruppo di ricercatori guidati da Alan Townsend dell'Università del Colorado, i quali hanno sottohneato che l'eccesso di composti di azoto nell'ambiente mette a rischio anche la salute umana, esponendo a tumori e problemi respiratori e cardiaci. Il punto cruciale è che l'azoto trattato nei grandi impianti industriali e poi sparso nei campi finisce per diffondersi in tutto il pianeta: così, aprendo le finestre di una baita isolata tra le nevi, rischiamo di respirare una bella boccata di gas inquinanti, quasi come se fossimo su una tangenziale cittadina. Per capire come ciò avviene, alcuni ricercatori del Cnr stanno conducendo studi alle Svalbard: un arcipelago situato intomo al 79" parallelo, praticamente a ridosso del Polo Nord. Qui si trova il piccolo insediamento di Ny-Alesund, interamente votato alla scienza. Le poche casette, un tempo abitate da minatori, sono state affidate ciascuna a ricercatori di una diversa nazione, i quali ne hanno mantenuto la struttura esterna ma ne hanno completamente cambiato l'interno, riempiendolo delle sofisticate strumentazioni necessarie per i proprio studi. La base italiana è stata inaugurata dal Cnr nel 1997 e si chiama Dirigibile Italia, in omaggio alla sfortunata missione eh Umberto Nobile, il cui dirigibile decollò proprio da un gigantesco pilone che si trova a 200 metri dai confini del villaggio. È ben visibile dalla grande vetrata della mensa dove i ricercatori consumano i pasti e si dedicano a svaghi e conversazioni. Proprio in quella sala incontriamo Harry Beine, uno dei ricercatori del Cnr impegnati a studiare il ciclo dei composti dell'azoto alle latitudini polari. «Ogni primavera - spiega Beine - nelle regioni artiche si osserva l'emissione di acido nitroso e di molecole composte da azoto e ossigeno, queste sostanze reagiscono con l'ossigeno dell'atmosfera e causano la produzione di ozono. Per molto tempo il fenomeno è rimasto misterioso: si tratta di molecole che non hanno vita molto lunga e non si comprendeva come quelle prodotte alle nostre latitudini potessero poi spingersi fino al Polo Nord. Ma oggi cominciamo ad avere le idee più chiare». A quanto sembra la chiave di tutto sta nella capacità della neve di assorbire acido nitrico: un composto dell'azoto abbondantemente presente neUe arie inquinate delle zone abitate dall'uomo. Durante tutto l'inverno artico, l'acido nitrico se ne sta intrappolato nei microscopici interstizi della neve, totalmente inattivo. A primavera però il Sole toma a fare la propria comparsa e i raggi UV reagiscono con l'acido, trasformando la sua molecola in altri composti dell'azoto che si liberano dalla neve, entrano nell'atmosfera e reagiscono con l'ossigeno: alle latitudini del Polo Nord questo è il principale meccanismo di produzione di ozono, il cui livello primaverile nelle zone artiche è sensibilmente aumentato negh ultimi trent'anni. «Il processo di assor- AQ L'ACIDO NITRICO DA INQUINAMENTO RESTA INTRAPPOLATO NELL'ACQUA GHIACCI ATA ARTICA CON IL DISGELO SI LIBERA NELL'ATMOSFERA E REAGISCE CON L'OSSIGENO PRODUCENDO OZONO bimento dell'acido nitrico e la successiva emissione da parte della neve di altre molecole contenenti azoto in sostanza fa sì che l'inquinamento prodotto dall'Asia e dal Nord Europa, dopo qualche mese di sosta nel buio polare, si rigeneri e ricominci il suo viaggio, arrivando fino all'America del Nord», spie- ?a Beine. E poiché alla fine atmosfera di tutto il pianeta può essere assimilata a un unico guscio d'aria, per altre vie l'inquinamento di Stati Uniti e Canada giunge a noi, creando un'unica e ininterrotta fascia soffocante. Gli studi svolti tra i ghiacci del Nord sono fondamentali per capire meglio cosa respiriamo e non solo in virtù dei processi che diffondono ovunque le sostanze immesse nell'atmosfera, ma anche localmente, visto che pure la neve delle nostre monta- gne assorbe l'acido nitrico e lo riemette dopo che esso ha reagito con i raggi UV. «Il fatto è che la ricerca fondamentale sull'atmosfera è scarsamente finanziata, perché considerata seconda¬ ria rispetto ad altre aree, come la produzione di energia e le biotecnologie» lamenta Beine. Le Svalbard sono il luogo ideale per comprendere come la presenza del mare, e in partico¬ lare del sale, influenzi le emissioni di composti dell'azoto dalla neve, a quanto sembra riducendole sensibilmente rispetto a quelle che hanno luogo in zone quali l'interno del Canada. PER STUDIARE QUESTO PROBLEMA ALCUNI SCIENZIATI DEL CNR DAL 1997 COMPIONO PRELIEVI E VERIFICHE ALLE ISOLE SVALBARD QUASI A RIDOSSO DEL POLO NORD. TRA LE OSSERVAZIONI FATTE UNA RIGUARDA L'AZIONE DEL MARE: SEMBRA CHE IL SALE INFLUENZI IN SENSO RIDUTTIVO LE EMISSIONI DI AZOTO RISPETTO A LOCALITÀ DI TERRAFERMA COME, AD ESEMPIO, QUELLE ALL'INTERNO DEL CANADA Mentre parhamo vediamo dalla vetrata due ricercatori del Cnr che si dirigono verso una cabina dove sono sistemati strumenti di rilevamento, a metà strada fra noi e il pilone di Nobile. Camminando si guardano intorno e uno di loro porta un lanciarazzi: serve a spaventare un eventuale orso bianco deciso a tentare una variazione rispetto al solito menu a base di foca, una eventualità non remota da queste parti. Più tardi una piccola volpe bianca passerà sotto le finestre, sperando in una donazione da parte del cuoco della mensa. Altrimenti farà strage delle uova di uccelli selvatici, come al solito. Su queste isole, grandi come il Nord Italia, con una popolazione di 2500 persone e 5000 orsi, sembra incredibile e sinistro trovarsi a misurare il tasso di inquinamento umano. L'OZONO NELL'ATMOSFERA w Ns: Azoto Os Ossigeno COI/ a Composti organici volatili NO e.NOj r: Ossidi azoto nella reazione (3); allora si producè NO? senza consumo di ozono, che così si accumula nell'aria iiiwMiwmiiiii «p

Persone citate: Alan Townsend, Del Mare, Harry Beine, Nobile, Umberto Nobile