Cento anni alla luce del fito di tungsteno

Cento anni alla luce del fito di tungsteno | TECNOLOGIA f IL COMPLEANNO DELLA LAMPADINA MODERNA Cento anni alla luce del fito di tungsteno QUESTO TIPO DI FILAMENTO FU INTRODOTTO SOLO NEL 1903 DA WILLIAM T. COOLIDGE, 24 ANNI DOPO IL BREVETTO DI EDISON. ED E' ANCORA IN USO Andrea Albini (*) NEL 1903, esattamente cento anni fa, l'ingegnere americano William T. Coolidge famoso per essere stato l'inventore del tubo a raggi X - riuscì a ottenere un filo di tungsteno così sottile e duttile che di U a poco sarebbe stato universalmente adottato come filamento nelle lampade ad incandescenza. Dopo che nel 1879 Thomas Alva Edison aveva prodotto un bulbo con filamento in carbone capace di funzionare per 40 ore senza bruciarsi, U perfezionamento di Coolidge permetteva di creare un tipo di lampadina che è rimasto sostanzialmente immutato per un secolo. Naturalmente, però, non per questo la tecnologia deU'Uluminazione elettrica ha smesso di progredire. L'ultima novità è stata commercializzata nel 1997 dall'azienda americana Fusion Lighting e consiste in una sfera di quarzo, grande come una palla da golf, contenente U gas inerte argon e una piccola quantità di zolfo. Questo tipo di lampada è totalmente privo di elettrodi: l'ampolla viene bombardata dalle microonde prodotte da un piccolo generatore magnetron e U gas riscaldato vaporizza a sua volta lo zolfo. Quando gli elettroni eccitati delle molecole biatomiche di zolfo ritornano al loro stato iniziale abbiamo l'emissione di fotoni di luce. Con questa tecnologia i ricercatori sono stati per la prima volta in grado di produrre una potente luce artificiale, adatta per grossi spazi, che si avvicina qualitativamente come mai prima a quella solare. Nel corso dei decenni le scoperte nel campo dell'illuminazione si sono susseguite: le lampade ai vapori di sodio ad alta e poi a bassa pressione queUe gialle deU'Uluminazione stradale - sono state inventate nel 1966; quelle alogene nel 1955 e quelle fluorescenti attorno agli Anni 20, mentre i tubi al neon circolari non esistevano prima del 1945. Già ai tempi deUa scoperta di Sdison, in realtà, erano cinquant'axmi che gli scienziati si trovarono in competizione per sviluppare un'ampolla luminosa sufficientemente affidabile. Allora si trattava di ricerca di punta e con grosse ricadute economiche potenziali, ma tra i possibili finanziatori non tutti se ne resero conto. Grazie ai perfezionamenti delle pompe per il vuoto, la tecnologia deUe lampadine divenne sempre più a portata di mano e Edison non se la lasciò sfuggire. Oltre che un inventore geniale, capace di circondarsi di ottimi coUaboratori, egli aveva un forte spirito imprenditoriale: basti pensare che cercò gli investimenti e fondò la sua azienda di distribuzione elettrica ancora prima di iniziare una lunga serie di esperimenti per trovare U materiale adatto per il filamento deUa sua nuova lampada. Per il modello industriale scelse infine di utilizzare la fibra di bambù carbonizzata. Edison i:on fu solo neUa corsa alla lampadina: con un leggero anticipo su di lui, neUa sua officma di Newcastle in Inghilterra, U chimico-fisico Joseph Swan aveva cominciato la produzione in grande stUe di un suo tipo di lampadina, mentre a New York l'inventore Hiram Maxim - noto per aver costmito nel 1885 la prima mitragliatrice portatile - aveva ideato un sistema concorrente in cui l'ampolla non era sotto vuoto ma riempita da un gas inerte. In Italia, ispirato da una conferenza di GalUeo Ferraris, l'inventore e imprenditore torinese Alessandro Cruto aveva avviato ad Alpignano nel 1881 la prima fabbrica nazionale di lampadine elettriche, utilizzando una tecnologia originale che, aduna prova comparativa, si era dimostrata superiore a quella di Swan. Nella lampada di Cruto il filamento veniva costruito depositando uno strato di grafite su un substrato metallico di platino che in seguito era fatto evaporare lasciando un sottUe tubo di carbone. Quel tipo di filamento resisteva fino a 500 ore, contro le 40 della lampadina di Edison. La fabbrica di Cruto fu poi rilevata dalla Philips. Oggi un museo ricorda tutta la vicenda. La progressiva imposizione del "sistema Edison" dovette tanto alla tecnica quanto aUe aule dei tribunali: in Gran Bretagna l'inventore americano aveva depositato un numero incredibile di brevetti (215 nel 1883, con 307 nuove richieste in attesa di concessione) mentre Swan era stato riluttante a brevettare molte delle modifiche da lui apportate perché riteneva che le caratteristiche fondamentali delle lampadine fossero già state universalmente comprese. L'inevitabile con- seguenza fu che l'inglese venne citato in giudizio per la violazione di una serie di brevetti tenuti da Edison. Per evitare spiacevoli conseguenze la faccenda si risolse con la fusione delle società elettriche appartenenti ai due inventori. Nel nostro paese la lampada a incandescenza divenne popo¬ lare soprattutto grazie ai prodotti della ditta Conti S- Clerici, che attorno al 1930 sarebbe stata assorbita daUa tedesca Osram. Le prime lampadine elettriche con fUamento in tungsteno "marchio Z" prodotte aU'inizio del secolo costavano 50 centesimi di lira, circa 5 volte U prezzo di un chUo di pane, e furono vendute a milioni di esemplari, con un successo che dura ancora. (*) Università di Pavia MA E' GIUSTO RICORDARE ANCHE ALESSANDRO CRUTO. NATO A PIOSSASCO, FU IL PIONIERE DELLA ILLUMINAZIONE ELETTRICA NEL NOSTRO PAESE Alessandro Cruto

Luoghi citati: Alpignano, Gran Bretagna, Inghilterra, Italia, New York, Newcastle, Pavia, Piossasco