La cattiva stella di Keplero

La cattiva stella di Keplero | STORIA DELLA SCIENZA | UN PROTAGONISTA SFORTUNATO La cattiva stella di Keplero TUTTA LA VITA DELL'ASTRONOMO, DAL LAVORO Al RAPPORTI FAMILIARI, FU UNA SERIE DI DISGRAZIE Marcello Euro Mafucci ■" U concepito alle 4,37 del M 16 maggio 1571 e nacque settimino a Weil, alle 14,30 del 27 dicembre, dopo una gravidanza durata 224 giomi, 9 ore e 53 minuti. Così scrisse Giovanni Keplero in un oroscopo che dedicò a se stesso nel tentativo di scandagliare il proprio destino. Il padre era un soldato di ventura; ubriacone e violento, picchiava la moglie senza motivo. La madre fu allevata da una zia, arsa sul rogo con l'accusa di stregoneria. Quella probabilmente fu l'unica volta in quattro secoli che la Santa Inquisizione ebbe ragione. Padrona di una laida bettola, la diabolica zia amava servire agli ignari clienti malefici intrugli di droghe e allucinogeni: così, tanto per vedere che effetto facevano. L'interesse di Keplero per l'astronomia è sorprendente. Fin dalla nascita soffrì di una malattia che gli faceva vedere doppio, triplo e, a volte, quadruplo. Da ragazzo contrasse il vaiolo; non morì, ma ne ebbe le mani storpiate, il volto deturpato e una forte miopia, oltre al suo difetto congenito. Il grande astronomo avrà mai visto una stella? Trascorse un'infanzia grama fra estreme privazioni. Fu sempre debole di costituzione e spesso malato. Non era in grado di apprezzare luci colori e contrasti perché tutto gli appariva sfumato e privo di contorni. Nevrotico, inviso a se stesso, arrogante e rumoroso, Keplero veniva picchiato con snervante regolarità dai suoi compagni di scuola. I suoi studi furono un disastro. Il padre si stufò di vederlo in difficoltà, lo ritirò dalla scuola e lo mandò a lavorare nei campi. Non se la passò meglio quando dovette affrontare il mondo, quando tentò, senza riuscirci, di diventare pastore luterano. Una volta gli andò bene. Come «mathematicus» della provincia di Graz, nel 1595 elaborò un oroscopo in cui prediceva una serie allucinante di calamità: un inverno gelido, la fuga dei contadini dall'alta Austria, l'invasione turca. Indovinò tutto e ne andò orgoglioso, ma fu additato come profeta di sciagure. Gli abitanti di Graz lo evitavano e facevano gli scongiuri quando lo vedevano. Predisse con grande precisione l'eclisse solare della primavera del 1600 e, mentre tutti la stavano osservando, qualcuno gli sfilò il portafogli che conteneva tutti i soldi di cui disponeva. La Controriforma costrinse i protestanti a fuggire dalla Stiria. Keplero provò a rimanere, ma fu cacciato e gli fu confiscato tutto il suo patrimonio. Alla ricerca di un po' di calore umano e di affetto, si sposò con una donna: "semplice di spirito e grassa di coipo, stupida, sempre col broncio, solitaria malinconica". Nessuno pagava i suoi oroscopi. Lo stesso imperatore Rodolfo II si dimenticava regolarmente di liquidargli le parcelle, tanto che Keplero accumulò crediti per oltre 12.000 fiorini. Lo incaricò di rimisurare il cielo nelle «Tabulae Rudolphinae», senza pagargli un tallero. Keplero vagava da una corte all'altra per reclamare le sue spettanze: otteneva solo il dileggio dei lacchè quando si presentava con il suo abito consunto, stinto, unto di cibo, inciampando sui suoi stessi passi a causa della miopia. Tentava l'osservazione delle stelle servendosi di un'asta di legno appesa ad una cordicella. Fu il primo a trovare ridicolo il suo osservatorio di fortuna e scrisse: «Trattenete le risa, amici che siete ammessi ad assistere a questétspettacolo». Fu sfortunato anche incontrando il personaggio della sua vita, Tycho Brahe. L'incredibile Ticone, collerico, dispotico, gigantesco, con un ventre enorme e il naso d'argento in seguito a una mutilazione, non amava Keplero, gli preferiva il nano Jepp che, deforme, si aggirava a fatica sotto le tavole dei bagordi a raccogliere gli avanzi che il padrone gh lanciava. Non lo amava, lo sbeffeggiava ma, temendone l'ingegno, si guardava bene dal concedergli le sue cai-te. Per toglierselo di tomo, gli ordinò di cercare una spiegazione plausibile al moto retrogrado di Marte. Ma Keplero non se la prendeva più di tanto; si vedeva così come era: miope, malaticcio, insignificante, di aspetto "canino". Chiese in regalo a Galileo un telescopio, per aiutare i suoi poveri occhi a vedere almeno qualche stella: «così che finalmente anch'io, come te, possa godermi lo spettacolo dei cieli». Galileo glielo promise, ma il telescopio non arrivò mai. Dopo quella dei cattolici, subì l'ostilità anche del clero protestante. Nel 1626 gli venne confiscata la biblioteca e distrutta la parte già compilata delle «Tabulae». Morì sua móglie e di nuovo si trovò in fuga. Si sposò ancora e volle che il matrimonio «avesse luogo nel giomo deU'eclisse diluna, affinché lo spirito da astronomo venga oscurato, poiché voglio celebrare il giorno di festa». Al banchetto fu imbrogliato dall'oste: pagò uno sproposito per una quantità di vino irrisoria. Approfittò della fregatura e inventò un metodo di calcolo per misurare il volume delle botti. Anche sua madre fu accusata di stregoneria. Lo sciagurato intervento di Keplero come avvocato difensore la portò quasi sul rogo. Solo dilapidando tutto quanto gli era ancora rimasto, il figlio riuscì a farla assolvere, ma si ridusse sul lastrico. La madre morì pochi mesi dopo. Il suo miglior amico Fabricius fu assassinato, U figlio prediletto Friedrich morì a sei anni, contagiato dal vaiolo portato dalle soldataglie che combattevano la guerra dei trent'anni. Sua moglie fu presa da uno sconfor¬ to irreversibile. Morì di tifo, «istupidita dalle atrocità commesse dai soldati». Il desiderio di Keplero di riconoscere le armonie del cosmo sembrava dovesse rimanere inappagato. Ci riuscì con le sue tre leggi. Meravigliosa è la terza. Con questa, finalmente, scoprì le segrete regole delle consonanze del sole e dei pianeti. Licenziato dall'ultima carica ufficiale, quella di astrologo del duca Albrecht von Wallenstein, signore della guerra, vagò solo, a cavallo, in cerca del denaro necessario per sfamare i sui figli. Le strade erano piene di profeti erranti che annunciavano l'imminente fine del mondo. Keplero arrivò a Ratisbona, dove sperava di riscuotere almeno una parte di ciò che l'imperatore gli doveva. Contrasse una febbre mortale e si spense, all'età di 49 anni. Sul letto di morte non parlò, ma continuava a puntare l'indice verso il proprio capo e verso il cielo, come se volesse far capire che alla fine della sua triste vita aveva incontrato «l'amor che move il sole e l'altre stelle». Nel suo epitaffio scrisse: «Mensus eram coelos, Z nunc terrae metior umbras, 7 Mens coelestis erat, / corporis umbra iacet.» (Avevo misurato il cielo, ora misuro le ombre della terra. La mente era protesa verso l'infinito, solo l'ombra del corpo/rimane.) La svetìturà lo perseguitò anche dopò la1 morte r la sua tomba fu profanata dai Lanzichenecchi di Wallenstein, le sue ossa gettate al vento, e così andò perduto ogni resto del grande scienziato. PER CAMPARE LO SCOPRITORE DELLE LEGGI DEI MOTI PLANETARI VENDEVA OROSCOPI MA NON RIUSCÌ' QUASI MAI A FARSI PAGARE. MALATICCIO E MIOPE, NON POTÈ' NEPPURE OSSERVARE IL CIELO Tycho Brahe, di cui Keplero fu assistente, incontra Christiano IV (dipinto di C.W. Eckersberg. 1831 )

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