teologi fanno i conti con la globalizzazione di Franco Garelli

teologi fanno i conti con la globalizzazione teologi fanno i conti con la globalizzazione RECENSIONE Franco Garelli QUARANT'ANNI or sono era da poco iniziato il Concilio Vaticano II, destinato a cambiare sia ì rapporti intemi alla chiesa cattohca che la sua presenza nel mondo. Il bilancio dì quell'avvenimento continua nel tempo. Pochi studiosi hanno però richiamato il pensiero di un protagonista dì quella stagione ecclesiale, il teologo Karl Rahner. Con il Conciho, egh notava, la chiesa ha maturato una nuova comprensione dì sé, prima ancora nella presenza pubblica che nella riflessione teologica: in una chiesa ancora in larga misura europea e nordamericana è emerso il germe di un organismo mondiale, presente e operante nei diversi popoh e culture. Rahner, dunque, aveva visto lontano, indicando nel Conciho la svolta della mondializzazione per la chiesa cattohca. Anche per un'istituzione "eterna" inizia il confronto con i molti "luoghi" in cui si vive la fede e si elabora il discorso teologico. Questa "legge" non riguarda ovviamente solo il pensiero cattohco, ma coinvolge tutta la riflessione cristiana. Anche la scienza teologica deve fare i conti con la globalizzazione, come emerge dal volume Prospettive teologiche per il XXI secolo, curato da Rosino Gibellinì, che raccoglie i contributi dei più noti studiosi del discorso su Dio maturata negh ultimi decenni del secolo appena concluso. Il messaggio religioso mantiene il suo nucleo di fondo in ogni tempo, ma è chiamato a confrontarsi con le diverse condizioni storiche e ambientah, neUe ciualì il rapporto fede-cultura, fede-storia, trova nuove espressioni. La riflessione su Dio non è dunque una sfera autonoma e separata dalla società, ma partecipa deUe condizioni sociali, culturali e cognitive del tempo storico. Come dire Dio oggi, in un'epoca in cui la fede si coniuga sempre più al plurale e il messaggio cristiano tende a essere relativizzato? Come far fronte ai problemi dell'inculturazione della fede nei diversi popoh, per evitare che la proposta cristiana sia veicolo dì affermazione della cultura occidentale nel mondo? Quale apporto al cristianesimo viene offerto dal pluralismo teologico, in particolare dalla teologia asiatica, da quella africana, e dal dinamismo latino-americano? Quella che si affaccia al Duemila è una teologia che ha alle spalle quattro distinti movimenti, che hanno caratterizzato il discorso su Dio nel secolo passato. Il primo, che va sotto il nome di teologia della Rivelazione cristiana (con riferimenti a K.Barth, a H. Urs von Balthasar, E. Jùngel, G. Lindbeck, ecc.), mira a salvaguardare l'identità della fede cristiana e la specificità del discorso religioso nella società contemporanea. Così si sottolinea che la parola di Dio trae la sua forza nella trascendenza, non ha altro fondamento che nel disegno "misterioso" di Dio sull'uomo e sul mondo. Il dialogo con il pensiero modemo non è messo in discussione, ma si cerca di evitare una qualsiasi riduzione del messaggio cristiano ad istanze umane e immanenti. La comunità cristiana ha il suo proprio linguaggio, che rimanda al "testo" e alla storia biblica che costituisce una interpretazione del mondo. La teologia è la grammatica del linguaggio della fede, che la chiesa e i credenti devono far proprio per evitare la diaspora nell'epoca del pluralismo. Una seconda corrente teologica ha invece messo l'accento sulla rilevanza del discorso cristiano nell'esperienza umana e sociale di ognitempo (contemporanea). Studiosi autorevoli come Bultmann, Tillich, Rahner, Schillebeeckx, Kung, Tracy, hanno sottolineato la funzione "relazionale" della riflessione teologica, intesa come un "sistema-ponte" tra i due poh del discorso religioso: tra la "verità" del messaggio cristiano e la "condizione" umana; tra la novità evangelica e la sua interpretazione per le nuove generazioni; tra la "domanda" che attraversa l'esperienza umana e la "risposta" contenuta nella"'memoria" della tradizione e della rivelazione cristiana. Si tratta dì una relazione non immediata, né scontata. Solo all'interno dì un'esperienza aperta al senso del mistero e alle questioni ultime la fede è in grado di far agire la sua ricchezza e "sovrabbondanza di senso", di offrire una risposta risolutiva. Il discorso teologico, dunque, non si accontenta della certezza della verità religiosa, ma considera la fede come una risorsa che deve dialogare con l'esperienza umana e con le sue istanze antropologiche. Un ulteriore approfondimento dì cjuesta "svolta antropologica" in teologia ha dato impulso al movimento più conosciuto, quello della teologia politica, impegnata a sviluppare i contenuti sociali e politici del messaggio cristiano. Nata negh anni Sessanta (gh anni del Concilio e dei primi sintomi della contestazione sociale e politica in molti paesi occidentali), chiesto tipo dì teologia ha posto la questione del rapporto tra fede e impegno storico, dando vita a numerose varianti in contesti diversi: la teologia della liberazione nell'America Latina, la teologia "nera" negh USA, la teologìa femminista ecc. Ciò che è in crisi nel cristianesimo non è il messaggio, ma i suoi attori e le sue istituzioni, che sovente si sottraggono alla "prassi" cui invita lo stesso messaggio religioso. La teologia deve aiutare l'identità cristiana ad assumere rilevanza pubblica, ad essere ima funzione del Regno dì Dio nel mondo. Il quarto movimento coincide con l'ingresso della teologia cri¬ stiana nell'era della globalizzazione. La storia deipopoh entra nel circuito della riflessione teologica, sempre più costretta a dilatare ì suoi orizzonti e a scoprirsi "policentrica". Il dinamismo del Terzo mondo prefigura una Terza chiesa, che sì affianca a quella occidentale (la seconda) e alla "primogenita", quella orientale. Ai fermenti presentì nell'America Latina si affiancano le domande delle chiese cristiane più giovani, che rivendicano una loro autonomia dì pensiero e dì prassi. Da tempo si riflette in Africa sulla possibilità dì una teologìa "nera", rifiutando un semphce adattamento locale di un discorso costruito altrove. L'idea è di una chiesa che non prega con una liturgia importata, die non vive secondo norme e modelli etici venuti da altri cieh, che non pensa la propria fede con la testa dell'Occidente. Parallelamente, anche le teologie asiatiche propongono una specifica riflessione sul Dio cristiano, che arricchisce la verità religiosa. La prossimità con altre culture e religioni (con il buddismo, lo Yoga, con gh ideali della pienezza di vita, ecc.) spingono i teologi e le chiese dell'Asia a elaborare un discorso su Dìo che riflette più le corde dell'armonìa orientale che quelle della razionala occidentale. Una verità plurale non è necessariamente indebolita. Può soltanto significare che esistono modi diversi di accesso alla verità e che lo stesso Dio cristiano è più grande del modo in cui lo si comprende e rappresenta in Occidente. DA BARTH E VON BALTHASAR A BULTMANN, RAHNER E KUNG ALLE NUOVE VOCI DI ASIA, AFRICA E AMERICA LATINA: MAESTRI E CORRENTI DI UNA FEDE CHE VA OLTRE OCCIDENTE La svolta della globalizzazione, per la Chiesa cattolica, è iniziata quarant'anni fa, con il Concilio Vaticano II: allora, ha osservato il teologo Karl Rahner, è emerso il germe di un organismo mondiale, presente e operante nei diversi popoli e culture \ti Prospettive teologiche per il XXI secolo a cura di Rosino Gibellini, Querìniana, pp. 432, C35 SAGGIO

Persone citate: Karl Rahner, Kung, Rosino Gibellini, Schillebeeckx, Tillich, Von Balthasar

Luoghi citati: Africa, America Latina, Asia, K.barth