Ventìquattr'ore dì fiamme e fumo di Lodovico Poletto

Ventìquattr'ore dì fiamme e fumo NON E' ANCORA STATO DOMATO L'INCENDIO SCOPPIATO NEL SOTTERRANEO DELLA «AB GIOCHI» Ventìquattr'ore dì fiamme e fumo \lon si esclude il dolo per il rogo del magazzino Lodovico Poletto Ventiquattro ore di fuoco, e di fumo che ammorba l'aria e tinge di nero la facciata dell'edifìcio dove s'è sviluppato e quella delle case poco lontano. Bruciano ancora i magazzini sotterranei della «AB Giochi», azienda a due passi dal cimitero Monumentale e parco della Colletta, in via Pohziano, che da trent'anni commercializza giocattoli. E prima di riuscire a domare il rogo che lentamente riduce in cenere tonnellate di bambole, camioncini e peluches sintetici, accatastati in un'area di 7 mila metri, ci vorranno ancora molte ore. Se non giorni. I vigili del fuoco non sono per niente fiduciosi. «Ci vuole fortuna e tanto lavoro; più di questo non c'è niente da fare» commenta Ugo Riccobono il comandante provinciale del Corpo che, fin dal mattino, fa la spola tra comando e incendio, unità di crisi e riunioni con i suoi uomini. No, questo rogo, il decimo in un'azienda torinese dall'inizio di giugno, non è come tutti gh altri. E' molto peggio perché s'è sviluppato sottoterra. Dove non c'è aria e dove i pompieri, sebbene bardati con respiratori e tute, non riescono ad entrare. «Ci saranno trecento gradi e non si vede ad un centimetro; non può resistere nessuno», commenta l'ingegner Torres. E allora il fuoco lo attaccano dall'esterno. Dalle grate, che fumano come camini. Dall'ingresso carraio. Da un buco che, nel pomeriggio, viene scavato sul marciapiede. Bisogna allagare tutto, con acqua e schiumogeno. E intanto la situazione si fa sempre più drammatica. All'interno dì questo edifìcio a due piani le solette danno segni di cedimento. Ne è già sprofondata una parte. Il fumo ha invaso anche il magazzino di un consorzio di pompe fùnebri. Qui, l'altra notte, gh operai sono riusciti a mettere in salvo i venti mezzi. E ancora il fumo è il responsabile dei danni, ingenti, provocati ad un'azienda che commercializza tessuti e sciarpe da donna. Stefano Bosco, il titolare è fuori di sé: «Ma è mai possibile che non riescano a spegnerlo. Io sto perdendo tutto: serve un intervento risolutivo». Qui, però, c'è ben poco da fare, se non aspettare. E sperare che i fumi non arrivino ai palazzi al di là della Dora. Per l'Arpa, l'agenzia regionale per l'ambiente, il rischio c'è, eccome. Alle 10 di ieri mattina, le prime misurazioni davano presenza di formaldeide nell'aria, ma solo nell'ara nelle vicinanze dell'impianto. Poi, quando il vento allarga la nebbia che stagna sulla zona si decide di allontanare un po' di residenti: una ventina in tutto. Ma se il fuoco non sarà spento e il meteo peggiorerà, saranno guai grossi. E si dovrà, per prudenza, evacuare mighaia di persone. E intanto c'è chi polemizza per la lentezza dei soccorsi, per il disinteresse del Comune fino al pomeriggio inoltrato. Ugo Riccobono e il suo vice, Vincenzo Ciani, mettono le mani avanti: «Noi abbiamo lavorato sodo sull'incendio. Di più non potevamo fare. Siamo arrivati appena ci hanno allertati e abbiamo deciso fin da subito la strategia da adottare. Meglio di così non potevamo fare. Abbiamo informato di tutto anche il magistrato». Insomma: lasciate stare i pompieri, che neri come la pece vanno e vengono da dentro questa azienda che da fuori sembra un cubo di mattoni rossi. Alle 18 arriva anche l'assessore Gian Luigi Bonino. Parla con tecnici, vigili e poliziotti, poi corre alla riunione deh'unità di crisi. A riunione finita la decisione è quella di seguire passo passo gh avvenimenti. E di tenere chiuso, per ogp, il plesso del liceo artistico^ vicino. Intanto si indaga sulle cause. L'ipotesi che qualcuno abbia appiccato il fuoco in quel sotterraneo è quella più gettonata. «Perché - dicono i tecnici - come fa ad incendiarsi un locale dove non c'è nulla che si muove, dove tutto è fermo?». E si indaga anche sui sistemi di sicurezza della società. «Siamo in regola» aveva detto l'altra notte il titolare, Giulio Berruto. Sul tavolo del procuratore aggiunto Guamiello, invece c'è una pratica nella quale si dice che l'azienda non aveva il certificato di prevenzione incendi. Perché due armi fa aveva presentato un progetto di adeguamento, ma non aveva mai richiesto il controllo a lavoro effettuati. Insomma: un mistero da chiarire al più presto. LE CAUSE DEL ROGO non sono ancora chiarite ma, con insistenza, si parla di incendio doloso, appiccato da qualcuno che poi è riuscito a fuggire prima che scattasse l'allarme. Intanto, sul tavolo del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello èfinita la pratica della prevenzione incendi della «Ab Giochi»: i titolari avevano presentato ai vigili un progetto di sistemazione, ma non è stato richiesto l'intervento della commissione tecnica per verificare che tutto fosse a norma I VIGILI DEL FUOCO hanno scavato vicino al magazzino realizzando una sorta di grosso camino per svuotare dal fumo il locale incendiato e poter aggredire il rogo da un altro angolo con potenti getti di acqua e schiumogeno. Una colonna di fumo denso e scuro continua ad innalzarsi da quella voragine LE CASE A RISCHIO sono poche, ma gli abitanti sono stati evacuati rapidamente martedì notte. Neppure il tempo di prendere dal comò il borsellino con i soldi; sul prato si è accampata una piccola comunità senz'altro appresso che pullover, bottiglie d'acqua minerale, telefonini.

Persone citate: Gian Luigi Bonino, Giulio Berruto, Raffaele Guariniello, Stefano Bosco, Torres, Ugo Riccobono, Vincenzo Ciani

Luoghi citati: Rischio